La richiesta di Face, Federation of Aluminium Consumers in Europe, al Governo italiano in tema di liberalizzazione delle materie prime
Il tema dei dazi e della liberalizzazione delle materie prime è stato il filo conduttore dell’appuntamento di FACE (Federation of Aluminium Consumer in Europe), tenutosi a Metef 2014. Il segretario generale del FACE, Mario Conserva, ha introdotto il meeting, anticipando la richiesta che l’associazione inoltrerà a breve al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, tesa alla liberalizzazione delle materie prime a all’abolizione di un dazio considerato iniquo dal presidente di FACE, Malcom Mc Hale.
L’iniziativa dell’associazione intende sfruttare i sei mesi di presidenza italiana a livello europeo, per cercare di sostenere la competitività del settore, in particolare quello dell’alluminio. A supporto della richiesta a Matteo Renzi, sia Mc Hale che Davide Quaglione (LUISS, Centro di ricerca di economia industriale e finanza Fabio Gobbo), hanno evidenziato ai partecipanti al meeting l’inizio di una ricerca che la stessa FACE ha commissionato all’Università LUISS, dal titolo “The impact of EU policies on the competitiveness of the EU aluminium industry: a focus on non-integraded downstream user”. L’iniziativa nasce in un contesto di “forte delusione”, e segue altre due ricerche e almeno tre anni di dibattito a livello europeo che, secondo il presidente di FACE, “non hanno sortito nessun effetto”.
Lo studio, che potrà essere di supporto all’iniziativa chiesta al Governo italiano, è fra i primi a livello pan-europeo dedicato espressamente alla competitività dei settori a valle dell’alluminio in Ue, un sistema costituito da una molteplicità di aziende che rappresentano circa il 90% dell’intera forza lavoro della filiera dell’alluminio in Ue. È toccato poi a Roger Bertozzi (responsabile FACE per i rapporti con EU e WTO) porre l’accento sugli effetti positivi che la liberalizzazione delle materie prime avrebbe su tutto il settore manifatturiero europeo che così potrebbe meglio reggere la concorrenza (della Turchia, in particolare), diventando “un vero e proprio volano per l’industria europea”.
Il mercato mondiale dell’alluminio ha un andamento globalmente positivo, la produzione e la domanda crescono a ritmi sostenuti. L’Europa mediterranea ha sofferto molto questo lungo periodo di trasformazioni epocali, ne hanno in particolare risentito le aziende downstream dell’estrusione e della fonderia getti.
La presenza del dazio dal 3 al 6% rappresenta un elemento significativo di non competitività per i trasformatori europei: la tariffa è a maggior ragione iniqua dal momento che l’Europa ha una produzione di alluminio grezzo largamente inferiore alla domanda. Non riuscendo a coprire neppure il 40% del fabbisogno interno, è costretta a importare metallo e per effetto del dazio lo deve importare a un costo più alto rispetto alle altre aree mondiali. La situazione assume i connotati di una vera e propria misura punitiva verso il manifatturiero europeo, che al contrario necessita di azioni di rilancio.
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