Economia

Alluminio in Italia: nel 2014, alluminio +3,8%, estrusi -0,4%, getti +6,1%. Prezzi in crescita

Questi i principali dati che emergono dalla relazione Assomet sui metalli non ferrosi nel 2014 a livello internazionale e in Italia

Secondo l’associazione dei metalli non ferrosi Assomet, la domanda globale di alluminio nel 2014 è aumentata del 7%, arrivando a 55,2 milioni di t, principalmente per merito della forte crescita registrata in Nordamerica e Cina. Infatti, nei paesi emergenti – Russia, America Latina e India – un quarto trimestre di livello inferiore alle aspettative ha pregiudicato il risultato dell’intero anno.

Un dato particolarmente indicativo è che, se si esclude la Cina, nel resto del mondo la domanda di questo metallo è cresciuta di circa il 3%. La produzione è corrispondentemente aumentata, ma solo di poco, restando al di sotto della richiesta per circa 1 milione di t. Per il 2015 ci si attende una dinamica simile, con aumento della domanda globale – Cina esclusa – attorno al 3-4%. Guardando all’Europa, la domanda di formati è risultata stabile per billette, pani da fonderia e vergella, mentre è aumentata per le placche da laminazione (ma con segnali di debolezza tra fine 2014 e inizio 2015). Negli Stati Uniti ha invece mostrato segni di vivacità solo la domanda di billette; la richiesta di pani per fonderia ha avuto un andamento piatto.

Passando ai semilavorati, è da segnalare il buon andamento dei laminati sul mercato europeo, cresciuti di circa il 3%, con segnali più forti nella prima parte dell’anno seguiti da un rallentamento dovuto al destoccaggio dei clienti finali. La domanda di estrusi industriali è stata forte sul mercato americano e solo in leggero aumento in Europa; quanto ai sistemi per edilizia, hanno continuato a subire il trend del settore delle costruzioni, che nel vecchio continente, soprattutto in Francia e in Italia, è negativo. Buone prospettive di ulteriori aumenti nel 2015 (attorno al 7%) vengono dal comparto automotive come effetto combinato dell’incremento dei veicoli prodotti e dell’aumento del contenuto specifico di alluminio in ogni modello.

In Italia l’impiego totale di alluminio è stato, nel 2014, di 1.811.000 t, con un incremento del 3,8% rispetto all’anno precedente. L’uso di grezzo non in lega è aumentato del 13,9%, quello di leghe in formati è rimasto sostanzialmente stabile (+0,2%), la domanda di leghe in pani per fonderia è cresciuta del 12,3%. La produzione di semilavorati è aumentata poco (+ 0,3%, a 987.700 t): quella dei laminati dell’1,8% (421.200 t), mentre gli estrusi sono addirittura scesi dello 0,4% (a 511.100 t) e i tubi del 2,1% (a 27.400 t). Diversamente, i getti di fonderia hanno conosciuto una domanda fortemente positiva proveniente dal settore auto a partire dall’autunno 2014, concludendo l’anno con 662.800 t prodotte (+6,1%). Nello specifico, ha toccato il 70% la produzione di getti di alluminio colati a pressione (464.000 t, +7,6%) per i quali l’Italia è il secondo paese produttore in Europa dopo la Germania.
È da notare che gran parte dei getti sono destinati ai mercati esteri come esportazione indiretta, cioè come parti di prodotti complessi (auto, impianti di riscaldamento, macchine), e pertanto il contributo di questo comparto alla competitività del made in Italy sfugge a un apprezzamento puntuale. Sono invece quantificati direttamente dalle rilevazioni del commercio estero Istat le esportazioni di semilavorati, che hanno raggiunto nel 2014 quasi 500 mila t (+ 7%).

Passando all’aspetto dei prezzi, il costo a termine dell’alluminio al LME è cresciuto nel corso della prima metà del 2014, salvo poi attenuare il trend nella seconda parte dell’anno per effetto della discesa del prezzo del petrolio, che ha trascinato con sé parecchie materie prime. Questa altalena è cominciata con il valore iniziale di 1.730 $/t, diventato alla fine dell’anno 1.830 $/t dopo aver toccato il massimo ad agosto con 2.110 $/t. I “premi” sono ormai una componente sempre più importante nel determinare il prezzo finito del metallo fisico e sono stati in aumento costante a partire dal 2013. Trainati da mercati ristretti e sull’onda di una domanda crescente, i premi su pani e billette hanno raggiunto lo scorso anno livelli record.