All’annuale convegno Ance giovani è emerso un quadro molto positivo delle aziende che operano nel settore dell’edilizia, qualche preoccupazione sulla formazione dei giovani
La percezione della situazione attuale delle imprese del comparto edile è tutto sommato positiva e questo fa ben sperare anche nel futuro del nostro comparto, tutto ciò avvalorato anche dai dati Cresme sul valore degli immobili.
Cos’è successo questa settimana?
Le aziende edili sono più forti, strutturate e ottimiste
Il report che il Centro studi dell’ANCE ha presentato durante il XXIV convegno annuale dei giovani a Roma dice che le aziende sono più forti e strutturate con patrimoni meno esposti verso le banche.
“La ripartenza del nostro settore post covid ha portato le nostre aziende a recuperare quello che era stato perso nella crisi decennale. Dall’analisi emerge che le imprese associate sono molto cresciute, più grandi e strutturate e con una redditività maggiore”, dice la presidente ANCE giovani Angelica Krystle Donati in un’intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore, aggiungendo che “le imprese sono significativamente più patrimonializzate e molto meno esposte a breve verso le banche”.
Inoltre, da un’indagine interna emerge che “le imprese stanno reinvestendo i propri maggiori ricavi sulla crescita perché – spiega Donati – crediamo fermamente nel futuro di questo settore in Italia, quindi, chiediamo alle istituzioni di accompagnarci in questo percorso creando uno scenario normativo che ci permetta di lavorare pianificando il domani”.
Per quanto riguarda la formazione, l’associazione promuove attraverso proprie scuole edili formazione continua dedicata ai lavoratori del settore, ma la presidente ANCE giovani sostiene che “il nostro sistema educativo non incoraggia i ragazzi a intraprendere un percorso di studi che li porti verso il nostro comparto, che non viene neanche contemplato”.
In merito alla penuria di offerta di manodopera Donati sostiene invece che sia un problema che necessiti di una soluzione a lungo termine, avanzando tre possibili soluzioni: la riduzione del divario generazionale, ossia l’avvicinamento dei giovani al settore; il mismatch di genere, perché la presenza delle donne nel settore è molto bassa; la valorizzazione di un flusso migratorio positivo.
800 milioni di euro per progetti formativi
Il Fondo nuove competenze, strumento nato nel 2020 per sostenere la riqualificazione dei lavoratori nella transizione ecologica e digitale, a partire da dicembre metterà in palio circa 800 milioni di euro per progetti formativi, non solo per chi già lavora, ma anche per neoassunti e disoccupati che hanno superato una preselezione in vista del loro ingresso in azienda.
Il decreto ministeriale 115/2024, che disciplina il sistema di individuazione, validazione e certificazione delle competenze, ha inoltre incluso i fondi interprofessionali fra gli enti che possono validare le competenze acquisite in contesti lavorativi.
Riqualificazione ed efficientamento: costi e benefici
Da un’analisi della Community Smart Building di The European House-Ambrosetti sulla riconversione smart degli edifici residenziali più vetusti (4,9 milioni costruiti tra il 1946 e il 1976), la decarbonizzazione del patrimonio richiederebbe investimenti pari a circa 330 miliardi di euro.
L’efficientamento degli edifici residenziali porterebbe a una riduzione di circa il 29% dei consumi energetici, fino al 5% dei consumi idrici e al 24% delle emissioni di CO2, pari a circa 12 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Il risparmio complessivo annuo ammonterebbe a 17-19 miliardi di euro, circa il 15-19% delle spese per consumi energetici delle famiglie italiane.
Secondo il CRESME, in Italia l’efficientamento energetico e la riqualificazione smart di un’abitazione ristrutturata vale oggi il 44,3% in più di una casa da ristrutturare. In media dal 2018 ad oggi, la mancata riqualificazione dell’abitazione ha inoltre comportato una perdita di valore di mercato pari al 17%.
Nel settore della logistica, come emerge dallo European logistics and supply chain sustainability report 2024 di Panattoni (realizzato con lo studio legale internazionale Hfw su un campione di oltre cento imprese di settore in 16 paesi), il 42% delle aziende sarebbe disposto a pagare un affitto equivalente al risparmio totale sui costi operativi per spostare le operazioni in un edificio green.
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