Lettera del direttore dell’Associazione dell’involucro e dei serramenti metallici alla redazione all’insegna di “informare senza alzare i toni e senza diffondere allarmismi quando non necessari”.
L’ articolo 10 continua a far furore. E a ragione. Finalmente qualche schieramento politico dominante comincia a rendersi conto del disastro incombente sulle imprese del sistema casa (vedi news) Ma non c’è l’articolo 10 perché a gettare altra benzina sul fuoco sul tema dello sconto in fattura alias sconto sul corrispettivo per i lavori da Ecobonus ci ha pensato la Risposta n. 309 dell’Agenzia delle Entrate. In sostanza, anche senza ricorrere all’articolo 10, il cliente che vuole uno sconto diretto per forniture di serramenti e caldaie (merceologie specificatamente nominate nella Risposta n. 309), può ricorrere a una recente legislazione precedente al Decreto Crescita.
La notizia e le nostre valutazioni (vedi news) non devono aver suscitato molto entusiasmo presso la Direzione di Unicmi. Qui di seguito la lettera che il direttore generale dell’Associazione Pietro Gimelli scrive al direttore editoriale Ennio Braicovich. Alla fine un nostro breve commento.
Caro Ennio,
Ti scrivo facendo riferimento al tuo ultimo articolo su Agenzia delle Entrate, cessione del credito e sconto in fattura.
La risposta dell’Agenzia delle Entrate n. 309 “cessione del credito Ecobonus 2018” si riferisce alla Legge 27 dicembre 2017, n. 20 (legge di bilancio 2018) e all’’articolo 14 del D.L. 4 giugno 2013, n. 63. Questi provvedimenti hanno già introdotto la possibilità per il cliente di cedere il credito anche per le detrazioni per gli interventi singolo di efficientamento energetico ma nulla hanno a che vedere con l’Articolo 10 e con lo sconto in fattura.
Lo stupore o l’apprensione per questo parere dell’Agenzia delle Entrate pare davvero ingiustificato, infatti questa risposta fa esclusivamente chiarezza sulla fotografia della situazione precedente alla Legge 58 del 28 giugno 2019.
Questa risposta dell’Agenzia delle Entrate fa chiarezza su una opportunità già presente sul mercato prima della promulgazione del famoso articolo 10 del Decreto Crescita approvato il 28 giugno scorso nella Legge 58/2019, ovvero, come detto all’inizio si riferisce a quanto già disciplinato dalla Legge 27 dicembre 2017, n. 20 (legge di bilancio 2018) e dall’’articolo 14 del D.L. 4 giugno 2013, n. 63. Possibilità ampiamente comunicate l’anno scorso dalle Associazioni della filiera italiana del serramento e contenute in tutte le Guide di riferimento prodotte dalle Associazioni stesse. Ti cito, ad esempio la newsletter del 24 maggio 2018 http://www.unicmi.it/notizie/ultime/detrazioni-fiscali-e-cessione-del-credito.html che si riferiva alla circolare 18 maggio 2018 n. 11/E dell’Agenzia delle Entrate proprio sulla cessione del credito.
Inoltre, come ben saprai, nel lasso temporale in cui la cessione del credito è stata attiva anche per gli interventi di riqualificazione energetica di parti singole, questa eventualità è stata pochissimo utilizzata dal mercato. Questo a dimostrazione che questi strumenti funzionano solo se ben compresi e graditi dalle nostre imprese, altrimenti cadono nel vuoto.
In 11 anni e passa di storia delle detrazioni fiscali per l’efficientamento energetico (la cui origine va anche ascritta al quotidiano lavoro di rapporto istituzionale delle Associazioni) ne abbiamo viste, ascoltate e lette di ogni. Gli attacchi alle detrazioni, di volta in volta ispirati da diversi fattori, alcuni anche privi totalmente di logica, sono stati numerosissimi e anche con contenuti potenzialmente molto più dannosi per il nostro comparto di quanto lo sarà, nei fatti, l’opzione dello sconto in fattura. Penso ai famigerati decreti bloccati da mesi al MISE, decreti che se applicati (vedi ns. news) sancirebbero questi sì davvero non solo la fine delle detrazioni come leva di mercato per il rimpiazzo di serramenti ma anche un pericolo per il riconoscimento della qualità sul mercato.
Sarà che mi rincuorano i rimbalzi ricevuti da parecchi Soci che mi hanno raccontato come hanno superato con facilità il problema “sconto in fattura” con i pochi clienti che avevano letto dell’eventualità, ma credo che in questo momento sia importante che tutti insieme convenissimo sul fatto che si debba informare senza alzare i toni e senza diffondere allarmismi quando non necessari.
Un caro saluto,
Pietro Gimelli
Direzione Generale Unicmi
La risposta di Ennio Braicovich
Caro Pietro,
non so se la notizia e i nostri primi commenti a caldo sulla Risposta n. 309 fossero impregnati di stupore o apprensione. Non mi pare. Di solito cerchiamo di essere asettici (anche se appassionati).
Lungi da noi il voler diffondere allarmismi. Vero è che il senso della notizia e delle nostre considerazioni in merito alla Risposta n. 309 è che a supporto dei clienti che volessero pretendere lo sconto sul pagamento (alias sconto in fattura) non c’è non solo l’ articolo 10.
Di fatto, senza togliere valore alla lotta contro l’ articolo 10 che ci ha visto in prima fila fin dal 1° maggio (dico primo, non l’8 o il 20) e che va continuata, come mostra il nostro impegno quotidiano di informazione, a mio parere la lotta del settore e delle Associazioni che lo rappresentano va meglio articolata.
E’ questo il senso della nostra considerazione. Puoi pure arrivare a modificare o a eliminare l’articolo 10 ma non elimini il corpus legislativo retrostante che permette al cliente di chiedere lo sconto sul corrispettivo. Come dimostra la Risposta n. 309 dell’AdE.
Il che implica che quanto scritto va inteso non come critica a quanto lodevolmente fatto dalle Associazioni ma come stimolo a meglio centrare gli obiettivi. Attaccare la notizia e i commenti della redazione è come prenderserla con il termometro quando si ha la febbre.
Peraltro, come potrai notare, nella home page di Guidafinestra campeggia ancora il nostro invito a scrivere ai Parlamentari #NOall’ articolo 10 del DL Crescita a supporto dell’azione delle Associazioni e dei tanti parlamentari che sono contro l’infausto provvedimento.
Mi si impone però un’altra considerazione che nasce dalla Tua frase: “Questo a dimostrazione che questi strumenti funzionano solo se ben compresi e graditi dalle nostre imprese, altrimenti cadono nel vuoto”.
A nostro avviso gli strumenti fiscali dovrebbero essere semplici e comprensibili a tutti: cittadini e imprese. Occorre prendere atto che la legislazione sui bonus fiscali come ecobonus, bonus casa ecc. è diventata estremamente complicata. Se, poi, ci aggiungiamo la problematica dell’IVA (10%, 22%, beni significativi) il marasma diventa totale. Sopratutto per le piccole imprese del Sistema casa.
Questo è l’unico Paese in Europa dove c’è un totale caos legislativo-fiscale in materia edilizia. Nulla di simile in Francia e in Germania dove pure esistono i bonus fiscali in edilizia. Se si conteggiassero le ore perse dalle imprese italiane dell’edilizia, dai loro commercialisti, dai funzionari del Fisco a solo comprendere di che cosa si parla, saremmo di fronte a un fattura colossale. Al punto che per risolvere la disputa sui beni significativi si è dovuto introdurre nella Legge di Bilancio 2018 un imbarazzante comma di 283 parole per chiudere la querelle tra Agenzia delle Entrate, fornitori di opere e servizi in edilizia e i loro clienti.
Abbiamo un assoluto bisogno di semplificare la burocrazia.
E qui le Associazioni non solo sarebbero utili ma sarebbero indispensabili. Sarebbe una battaglia di civiltà di cui tutti gli italiani vi sarebbero grati.
Ennio Braicovich
Direzione editoriale
PS: Altro fattore mai da dimenticare è la ritenuta d’acconto dell’8% per i bonifici per i lavori da ecobonus e bonus casa che rappresenta un prosciugamento importantissimo di liquidità delle aziende
a cura di Ennio Braicovich
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