Serramentisti, facciatisti e produttori di filiera, nonostante il discreto andamento di quest’anno vivamente preoccupati per le prospettive di mercato
L’assemblea generale annuale di Unicmi, tenutasi a Milano venerdì 23 novembre, non ha riservato particolari sorprese. Tutto secondo programma salvo l’assenza improvvisa del presidente dell’associazione Riccardo Casini impegnato in appuntamenti miranti al ricollocamento della Giuliani Infissi e alla sua transizione verso AZA.
Il programma prevedeva al mattino le relazioni del prof. Carmine Garzia sull’economia di settore (vedi la relazione ufficiale) e del direttore Pietro Gimelli sull’andamento della associazione e sui programmi in corso (vedi news ad hoc). Al pomeriggio i Focus group su argomenti di rilievo: “L’accettazione dei prodotti da costruzione in cantiere”, “Il marchio Posa qualità Serramenti” e “Facciate continue e Tender: dalla conoscenza della committenza alla corretta individuazione dei costi”.
L’attenzione corale è stata riservata in mattinata alla relazione di Garzia che, come sempre, ha avuto il merito della schiettezza e a volte della necessaria brutalità richiesta nei momenti chiave. Del resto l’economia, parliamo di politica generale, era l’argomento principe di discussione nei capannelli di corridoio e di aula.
Tutto sta andando, finalmente, a gonfie vele. Questo l’attacco del responsabile scientifico dell’Ufficio Studi Economici di Unicmi. Finalmente si cominciano a vedere numeri positivi. Crescono gli investimenti nelle costruzioni. E anche se l’aumento del PIL previsto non sarà più tale, gli investimenti nei prossimi anni lieviteranno. E poi, in fila, crescono pure gli indici delle costruzioni, gli ordini e pure i prezzi, anche se ancora sotto zero. Crescono i permessi a costruire nel nuovo, residenziale e non residenziale, che, aggiungiamo noi erano scesi a livelli del 1935 (proprio così, poco prima della guerra …contro l’Etiopia, 83 anni fa).
Le finestre vendute in tutti i settori crescono da un paio d’anni: siamo a quota 7,5 milioni di unità finestra. Spezzo ogni ottimismo nei lettori che potrebbero sentirsi inebriati da queste cifre rosee annotando che siamo sempre molto, molto indietro rispetto alle quote del 2008. Tuttavia, finalmente, il settore del serramento in alluminio è tornato a crescere. C’è ancora un problemino di marginalità ma ci siamo riprendendo, chiosa Garzia sottintendendo ”dopo le batoste degli ultimi 10 anni”. Sale il portafolio commesse. Dati estremamente positivi anche per l’export delle facciate che tocca oramai il 50% del fatturato dei pochi gruppi rimasti su questo fronte. Meno delle dita delle due mani, segnala amaramente Gimelli.
Secondo la valutazione dell’Ufficio Studi Economici associativo il settore costruzioni crescerà nel 2018 dell’1,8% e l’anno prossimo dell’1,7%. Cifre da leccarsi baffi, visto quello che abbiamo passato, se non fosse che i consumi privati degli italiani, che erano in ripresa, stanno scendendo. E poi c’è il dannato spread a oltre quota 300 che sta costando tanto allo Stato, all’economia, alle imprese e ai cittadini. Oltre quota 400 c’è lo spettro della crisi economica, “come nel 2011-12”, con una drastica contrazione dei consumi.
E se quota 400 permane “si taglierà l’ecobonus”. Addio quindi a 1,6 miliardi di incentivi per la sostituzione dei serramenti il che significa il 54% della domanda di infissi. Esiste un forte rischio del taglio degli incentivi con l’introduzione dei famosi massimali di prezzo al metro quadro contenuti nel decreto ammazzadetrazioni (vedi news) che pende tuttora sul settore. Tra l’altro il portale Enea per l’inserimento delle pratiche per l’ecobonus prevede da tempo le caselline che ridurranno automaticamente le detrazioni fiscali in misura variabile tra il 28% e il 41% (secondo i nostri calcoli, vedi news).
Tra il gelo generale Garzia tira fuori la cifra, non casuale, proposta dal Ministero di 370 euro al mq, comprensivo dei costi d’installazione, IVA esclusa. Il che significa porte aperte al prodotto low cost e addio a tutto.
Si apre uno scenario inedito che potrebbe prevedere anche un calo del fatturato complessivo del settore pari al 23%, stima prudenziale, o addirittura peggiore. Per nostra fortuna Garzia mostra di non credere a scenari ancor più catastrofici come lo scontro con la Commissione europea e l’uscita dall’euro. In ogni caso “molto probabilmente dovremo rifare i conti delle nostre previsioni”.
E allora, che fare? Non c’è altra soluzione per i produttori di serramenti metallici che “investire in comunicazione e in marketing e lavorare sulla qualità rimanendo sulla fascia premium del mercato”. Per i facciatisti la strada è segnata. Dovranno continuare a esportare. Il loro mercato è il mondo. Così la schiettezza di Garzia.
Tutte queste considerazioni, ampiamente condivisibili, aprono un bel fronte di discussione all’interno di Unicmi. “Dobbiamo organizzarci per affrontare ogni possibile scenario – riflette Gimelli -. Ma il settore dell’alluminio è debole perché molto polverizzato. Abbiamo bisogno di costruttori più solidi e meno numerosi. Finché la fragmentazione permane la corsa sarà sul prezzo”. Affermazioni ineccepibili dal punto di vista macroeconomico. Tuttavia non si sa fino a quanto queste affermazioni possano aver fatto piacere ai gammisti e agli accessoristi presenti in sala che fondano un bel po’ del loro business sui tanti piccoli artigiani dell’alluminio.
Vero è che la numerosità della base del settore alluminio con le sue 20 mila unità produttive, tante le microimprese!, costituisce la sua forza ma anche il suo tallone d’Achille. E per quanto riguarda i massimali di spesa allo studio del Ministero dell’Economia e Finanze il direttore di Unicmi è drastico: “Se dovesse avanzare l’ipotesi di 350€ al metro quadrato, beh allora è meglio chiedere la fine delle detrazioni”.
Gimelli è quindi intervenuto sullo stato dell’associazione, sui programmi in corso e le prospettive. Ma questo è argomento di un successivo articolo.
(eb)
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