E’ il Musée des Confluences, opera dalla geometria a forma libera firmata dagli architetti austriaci di Coop Himmelb(l)au. Aperto al pubblico da fine dicembre, sarà il simbolo architettonico della Lione del XXI secolo
Un gigante di vetro, acciaio e cemento che copre una superficie complessiva di 21.000 mq, con un’altezza di 41 metri ed una lunghezza di 190 metri per 90 metri di larghezza: questi i principali numeri del Musée des Confluences, inaugurato a fine dicembre sulla punta meridionale della città di Lione alla confluenza – da cui il nome del Museo – dei due fiumi Rodano e Saona.
La particolarità dell’opera, firmata dagli architetti austriaci di Coop Himmelb(l)au, è rappresentata dalla geometria “a forma libera” che ricorda un’astronave, generata da due grandi unità architettoniche: una a forma di Cristallo e l’altra a forma di Nuvola.
Il Cristallo costituisce il punto di ingresso per i visitatori e li “prepara” alla visita del Museo stesso; è caratterizzato da una struttura in vetro ed acciaio che determina la sua forma cristallina e da un cono trasparente che scende dalla sommità del tetto fino al pavimento. La Nuvola invece, rivestita da pannelli opachi, è simile ad una navicella spaziale e racchiude le sale del Museo.
Il Gruppo Permasteelisa, tramite le sue subsidiaries Permasteelisa France e Gartner, ha reso possibile la realizzazione del Cristallo, la parte più complessa dal punto di vista progettuale, e degli 11 pannelli apribili in vetro che permettono alla luce di entrare nell’area della Nuvola.
La geometria estremamente complessa del Cristallo ha richiesto l’utilizzo della progettazione tridimensionale di tutta la struttura in acciaio e dei pannelli vetrati; solo per realizzare il “Pozzo di Gravità”, il cono di vetro alto 30 metri che contraddistingue questa area del Museo, sono stati progettati 160 nodi speciali per la connessione del vetro all’acciaio della struttura.
Molto complicato anche il processo che ha portato alla progettazione e alla costruzione dei vetri che rivestono il Pozzo: tutti curvati a caldo, i ventri presentano diversi livelli di curvatura. I 4 pannelli posti nella zona più in basso, vicino all’estremità del cono, sono caratterizzati da un raggio di curvatura di 500 mm, tipica dei cockpit degli aerei ma certamente non per i vetri architettonici di 4,5 metri di altezza utilizzati nel progetto. Tutto il Cristallo, infine, è rivestito con vetri auto-riscaldanti, il cui sistema entra in funzione nel caso di accumulo di neve, ed è sostenuto da una struttura in acciaio da 650 tonnellate.
La concezione dell’opera parte proprio dalla sua posizione geografica, che viene riflessa dall’aspetto esteriore del Musée des Confluences, virtuosismo formidabile e imprevedibile combinazione di un bicchiere di cristallo e di una nuvola di acciaio supportati da una base di cemento. All’interno, i 3.000 metri quadrati dell’esposizione permanente raccontano dell’origine del mondo, della comparsa dell’uomo, di evoluzione e di eternità, in un singolare intreccio trasversale di discipline dove l’etnologia si mescola alla zoologia, all’egittologia e all’astronautica.
Oltre allo spazio espositivo, il Musée des Confluences “ospita” nel suo grembo due auditorium, una biblioteca, laboratori per le scuole, un hub digitale, ristoranti e una terrazza panoramica, con una vista mozzafiato della confluenza tra il Rodano e la Saona.
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