Il facciatista AZA Corp sotto pressione per il rogo della Torre dei Moro al quartiere Vigentino di Milano che continua ad essere sotto la mira di inquirenti, media e opinione pubblica. Gli inquirenti e i loro esperti stanno esaminando ora le cause prime dell’incendio e le caratteristiche dei pannelli delle due vele che a ovest e est avvolgono il parallelepipedo della torre di 18 piani. Questo rivestimento estetico era stato realizzato per l’appunto dal costruttore di facciate AZA Corp di Fiorenzuola d’Arda, uno dei maggiori player nazionali e internazionali operante nel campo delle facciate continue e nei rivestimenti degli edifici.
Il comunicato di AZA Aghito Zambonini
Il clamore suscitato dall’evento, seguito da una visita della polizia giudiziaria in azienda, ha costretto l’azienda piacentina a diramare un comunicato in cui si afferma:
“AZA Aghito Zambonini Spa è stata nei giorni scorsi ripetutamente citata come la produttrice-realizzatrice dei pannelli esterni della Torre dei Moro in Milano, Via Giacomo Antonini, 32-34, ben nota alle cronache per l’incendio divampato il 29 agosto ultimo scorso.
Riteniamo doveroso precisare che la società non ha prodotto i rivestimenti in questione, bensì ha acquistato il pannello composito dalla società produttrice Alucoil s.a.u. di Burgos (Spagna).
Questi rivestimenti, per completezza di informazione, erano integralmente conformi alle specifiche tecniche del progetto e alle normative vigenti nel 2009 e sono stati scelti ed approvati dalla committenza dell’appalto”.
Eottore Zambonini: “Noi corretti”
Abbiamo sentito in merito il CEO della AZA Corp, Ettore Zambonini che così completa l’informazione contenuta nel comunicato: “Noi abbiamo fatto un progetto sulla base dei requisiti della committenza e della progettazione e sulla base dei regolamenti dell’epoca. È chiaro che oggi le cose sono molto diverse. Vorrei chiarire che in giro per il mondo ci sono milioni di metri quadri di facciate e rivestimenti di edifici fatti con questi pannelli e simili negli ultimi 30-40 anni. Tanti giornali ci accusavano di aver prodotto i pannelli. Noi il materiale invece l’abbiamo comprato dalla Alucoil: ci sono le fatture e le bolle di consegna. Per di più il progetto è stato visto e firmato nel 2008 dalla committente. Noi siamo qui. Siamo gente che lavora”.
E ancora Zambonini: “E’ venuta la magistratura e abbiamo consegnato quello che ci hanno richiesto. Siamo trasparenti. C’è un problema enorme. Per fortuna non ci sono morti ed è una grande fortuna. Però ci sono 60-70 famiglie fuori casa!”.
Cappotto e pannelli
Ad essere messi sotto accusa, subito dopo l’incendio, erano stati il cappotto isolante e il rivestimento estetico esterno dell’edificio. Lo avevamo scritto anche noi nelle prime ore dopo l’incendio. Appena i fumi si sono diradati si è constatato invece che i pannelli in lana di vetro (vedi il sito Isover Saint-Gobain) avevano resistito molto bene all’incendio e probabilmente hanno fatto da scudo termico proteggendo le strutture dell’involucro della torre.
Non è stato invece così per il rivestimento estetico, le famose vele rivestite con pannelli compositi di alluminio e materia isolante che sono bruciati in poco tempo emanando una ben visibile nube tossica nera. Proprio il lavoro realizzato dall’azienda piacentina.
Alla prova del fuoco
Alla prova nel laboratorio dei vigili del fuoco, riferiscono le cronache, i pannelli si sono rivelati “altamente combustibili”. Come purtroppo ha mostrato la realtà del rogo. Si è scatenata subito la caccia al prodotto (i pannelli) e al produttore del rivestimento. Colpisce il fatto che i media, se non ci sbagliamo, abbiano trascurato di sentire chi ne sapeva di più sulle misure antincendio e sulle prescrizioni di capitolato: l’impresa esecutrice, la Moro Costruzioni S.p.A., il general contractor, e il progettista della sicurezza antincendio.
Fuori Alucobond, dentro Larson Alucoil
Viene discolpato l’Alucobond che per giorni era stato additato come il materiale andato a fuoco. Il produttore 3A Composites ha messo subito le mani in avanti negando di essere il fornitore dei pannelli bruciati. Alla fine delle ricerche si trova il prodotto: è il pannello composito Larson della Alucoil spagnola. L’azienda provvede quasi immediatamente a cancellare dal proprio sito e dai cataloghi online la Torre di via Antonini. Non ci riesce del tutto. Una mano gentile provvede subito a inviare a questa redazione una schermata (vedi foto qui sopra) con tanto di descrizione schematica del progetto. Se l’edificio è scomparso del tutto dal sito di Alucoil non è così per i social media. Così le pagine spagnola e svizzera del produttore spagnolo su Pinterest riportano ancora oggi il progetto milanese.
Indispensabile aggiornamento: ieri la polizia giudiziaria ha perquisito gli uffici della Moro Costruzioni e ha sequestrato l’intera pratica dell’edificio.
a cura di Ennio Braicovich
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