Progetti

Basamenti degli edifici da ripensare come spazi collettivi

Il piano terra degli edifici, spesso relegato a semplici spazi commerciali, possiede un potenziale ancora inespresso come luogo di condivisione per la collettività.

Ripensare i basamenti in chiave di utilità pubblica, sia a livello condominiale che come servizi integrati per la città, può avere un impatto positivo sulla qualità della vita urbana. Tuttavia, per trasformare questa visione in realtà, è indispensabile una progettazione attenta e lungimirante, oltre a un coinvolgimento attivo delle amministrazioni locali.

L’evoluzione dei centri urbani e la qualità della vita

L’evoluzione delle città è strettamente legata ai cambiamenti sociali ed economici che caratterizzano ogni epoca storica. I centri urbani non sono statici: si modificano, si espandono e si adattano alle nuove esigenze dei cittadini, nate dall’esigenza di ospitare la vita delle persone e di offrire loro servizi, socialità e opportunità di lavoro. Tuttavia, la realtà spesso non corrisponde a questa idealità, e molte città, a causa di uno sviluppo urbano poco controllato, hanno finito per compromettere la qualità della vita di alcune fasce della popolazione.

Valutare e gestire una città è un compito complesso. Tra i fattori determinanti per la vivibilità urbana vi sono la disponibilità di servizi, la presenza di spazi accessibili, lo sviluppo delle infrastrutture, il costo della vita e le opportunità sociali ed economiche. A tutto ciò si aggiungono le politiche urbane e le sfide legate al consumo di suolo, alla riqualificazione del patrimonio edilizio e alla sostenibilità. È in questo contesto che il recupero degli edifici esistenti e la ridefinizione dei loro basamenti possono offrire nuove opportunità, rendendo più sfumato il confine tra pubblico e privato.

Nuove opportunità urbane: ripensare i basamenti

Nelle città moderne, dove lo spazio è sempre più prezioso, i basamenti degli edifici offrono un potenziale significativo per migliorare la vivibilità urbana. Questi spazi possono essere trasformati in luoghi che vanno oltre il semplice utilizzo commerciale, rispondendo alle nuove abitudini e necessità dei cittadini. Oggi, c’è un crescente bisogno di spazi culturali, ricreativi, verdi e dedicati alla collettività, che siano integrati nel tessuto urbano esistente.

I basamenti possono essere progettati per ospitare funzioni eterogenee e livelli di accessibilità differenti, dal pubblico al privato. Questo approccio consente di creare luoghi di incontro e servizi condivisi, rispondendo alla carenza di spazi accessibili nella città. Tuttavia, la realizzazione di questi progetti richiede una grande sensibilità da parte delle amministrazioni e dei progettisti, che devono tradurre idee e concetti in spazi funzionali.

Dalla crisi del commercio di vicinato, a un nuovo rapporto edificio-strada

La crisi del commercio di vicinato, accentuata dalla competizione con la grande distribuzione e il commercio online, ha reso evidente la necessità di ripensare l’uso dei basamenti degli edifici. Spazi dismessi e abbandonati contribuiscono alla desertificazione delle strade, minando la vitalità urbana. In questo contesto, è fondamentale adottare nuovi approcci che vadano oltre il semplice recupero commerciale, restituendo valore alla vitalità e all’attrattività della città.

Il Comune di Milano ha già tracciato una possibile strada nel Piano dei Servizi del PGT, in cui è stato sancito che gli spazi alla base dell’edificio destinati a usi non lucrativi, sarebbero tolti dal calcolo della Superficie Lorda di Pavimento. Un fattore di interesse per gli operatori del mercato immobiliare e coloro che sono impegnati nella rigenerazione urbana, visto che permette di ridurre la metratura per il calcolo della rendita fondiaria. Ciò favorirebbe la realizzazione di interventi per la creazione di nuove funzioni e spazi, che non incidono sulla rendita e per i quali i costi da sostenere sarebbero, appunto, “solo” quelli dell’effettiva costruzione. Può sembrar banale, ma considerando la pressione fiscale attuale, sarebbe decisamente ridotto l’impatto economico dell’operazione. Grazie a un’agevolazione di questo tipo, quindi, si ottengono in modo più semplice nuovi spazi dedicati alla collettività: dalle pertinenze condominiali ad attività di varia natura: commerciali, culturali e associative. Oltretutto, si potrebbe creare una dinamica di facilitazione per l’avvio di queste stesse attività, con periodi di “affitto quasi zero” per il lancio delle stesse. Per contro, sarebbe necessaria particolare attenzione alla pianificazione di questi nuovi spazi vitali, monitorando lo sviluppo e prevenendo abusi sull’utilizzo dell’agevolazione, comprendendo la responsabilità dell’amministrazione nell’approvazione dei progetti. In ogni caso, Milano conferma questa direzione e tra i nuovi indirizzi per la futura variante generale al PGT c’è anche quello di favorire una migliore qualità ambientale e urbana, agevolando l’offerta di edilizia in affitto a prezzi accessibili e rafforzando i servizi in un’ottica di prossimità. A piccoli passi, in conclusione, si potrebbero ottenere grandi risultati, fino alla ridefinizione del rapporto strada-casa, offrendo al basamento degli edifici un ruolo strategico nel percorso di riappropriazione della città da parte delle persone.

Il futuro dei basamenti degli edifici nei PGT: c’è anche il caso di Bergamo

Sulla base di quanto detto finora, è chiaro che il ruolo delle amministrazioni non può che essere primario. È fondamentale che vi sia la dovuta attenzione in termini di pianificazione e programmazione, con la giusta sensibilità rispetto a criticità e opportunità che il territorio specifico presenta. Lo scopo è dar vita a nuove funzioni, attraverso la riqualificazione degli edifici e dei loro basamenti, che possano rispondere a problematiche rilevate a livello urbano e locale, anche in termini di spazi sfitti e in disuso, un tempo ospitanti realtà commerciali e di vendita. In sostanza, si tratta di rendere questi spazi una valida soluzione per assicurare nuovi servizi di prossimità ai quartieri. Il PGT del Comune di Bergamo include proprio riflessioni relative ai servizi di quartiere, all’attrattività della città e al futuro dei basamenti degli edifici. Tra gli esempi, cita anche intere proprietà degli istituti bancari poste al piano terra di molti edifici, da rileggere in prospettiva di una loro possibile dismissione o razionalizzazione. Il tema dei basamenti, in realtà, viene ulteriormente sviluppato, a seguito della definizione strategica degli obiettivi del nuovo PGT “Bergamo 2020”. I target fissati richiamano la questione della trasformazione urbana, ma anche dello spazio pubblico come protagonista dello sviluppo, a sua volta orientato al mondo dei servizi, del welfare urbano e della cultura. Intenzioni declinate in tre carte e indirizzi strategici, di cui uno è “Bergamo Attrattiva”. In relazione a questa prospettiva, si delinea un percorso che passa attraverso diversi ambiti di intervento, come l’incentivazione per attività culturali e piani terra “collettivi”. Gli indirizzi strategici parlano di progettualità connesse all’apertura di percorsi pedonali e spazi pubblici anche all’interno di isolati privati, oltre che di incentivare il mix funzionale in aree pubbliche e private, favorendo l’insediamento di nuove destinazioni d’uso. Un’attenzione che nasce dalla volontà di favorire la diffusione di servizi e opportunità per l’intera collettività, ragionando sul concetto di prossimità e di accessibilità. Ogni amministrazione, al di là del percorso e delle modalità definite dalla città di Bergamo, dovrebbe porsi la questione dell’attrattività, ricordando che investire nella vivibilità e nell’offerta della propria città è vitale per disporre delle risorse necessarie alla gestione della stessa.

La forma dei basamenti degli edifici: dal rapporto con la facciata al concetto di accessibilità

Oltre alle questioni urbanistiche, sociali e immobiliari che ruotano intorno al tema della rinascita della città attraverso la definizione di nuovi spazi collettivi posti alla base degli edifici, se ne apre un’altra, più semplice, ma altrettanto significativa. Che aspetto e che caratteristiche devono avere questi basamenti? Lo studio delle facciate di un edificio è cruciale in qualsiasi progetto di nuova costruzione o riqualificazione, in quanto è oggetto di riflessioni stilistiche, ma anche funzionali. In questa sede, più che discutere di prestazioni energetiche ed efficienza, ormai caratteristiche obbligatorie e immancabili per qualsiasi intervento, ci si concentra sul linguaggio da utilizzare per questi nuovi spazi urbani. Così facendo, è il tema della trasparenza ad essere indiscusso protagonista. In molti progetti di recupero dei basamenti, infatti, il vetro è utilizzato come materiale capace di “sfumare” i confini tra interno ed esterno. Del resto, nel processo di restituzione alla città di uno spazio collettivo o parzialmente pubblico, il tema dell’apertura non può che essere centrale. Il piano terra connette l’ambiente interno con l’esterno, con la strada e, di conseguenza, deve necessariamente garantire accessibilità, ma non solo: deve anche trasmettere l’idea stessa di accessibilità. Abbattere le barriere visive, tramite l’inserimento di ampie vetrate e finestre appositamente studiate, diventa importantissimo per raggiungere i risultati sperati. Si tratta, pertanto, di creare connessioni fluide, di rendere i basamenti degli edifici permeabili e adeguati all’interazione e alla socializzazione, rafforzando la percezione di connessione con l’ambiente pubblico esterno. Se, come si è detto, si punta anche alla ridefinizione del rapporto edificio-strada, non è possibile delineare confini netti con il contesto circostante. Oltretutto, ciò offre vantaggi anche in termini di vivibilità interna, dando vita ad ambienti luminosi, ariosi e caratterizzati da un comfort visivo di elevato livello. In sostanza, le superfici trasparenti esprimono il potenziale del basamento dell’edificio e lo valorizzano, rendendolo effettivamente parte integrante del tessuto urbano. Alla luce di ciò, è importante individuare per ogni progetto specifico le migliori soluzioni disponibili, sia in termini progettuali, che tecnologici. Il vetro in architettura ha vissuto una forte evoluzione, con la diffusione di soluzioni molto innovative. Efficienza energetica, soluzioni antiriflesso, texture e colori differenti, sicurezza, ergonomia dei componenti, sono solo alcuni degli elementi da considerare quando si deve progettare un serramento per il basamento degli edifici. Si aggiunge, poi, la necessità di coerenza con i piani superiori o, anche, con la facciata esistente. Nel caso di riqualificazione del costruito, infatti, queste opere di rigenerazione urbana spesso si collocano in contesti che pongono limiti, nei centri storici o all’interno di edifici sottoposti a vincolo. In questi casi, la sfida è ancor più interessante e il contributo di progettisti e serramentisti è proprio quello di individuare soluzioni in equilibrio sia con la storia dell’edificio e del luogo, che con le nuove esigenze a cui si risponde.

Alcuni esempi di basamenti “ripensati”

Palazzo Cordusio, Milano

Il nuovo Gran Melià Palazzo Cordusio, aperto da dicembre 2023, vuole rappresentare l’incontro tra storia e ospitalità, riuscendo a conservare la memoria collettiva e il patrimonio storico, pur creando nuove esperienze plasmate sul tempo presente. Il progetto è dello Studio Marco Piva, che ha vinto la gara per l’architettura del recupero dell’edificio storico Palazzo Venezia, nel cuore della città di Milano e risalente a fine ‘800. L’edificio è stato riqualificato e convertito, in parte ad uso alberghiero, con la reception dell’albergo posizionata all’interno dell’iconica cupola, completamente recuperata e riportata alle sue origini.

La riqualificazione di Palazzo Venezia è partita dalla volontà di preservare e ripristinare il valore storico e culturale dell’edificio, concordando con restauratore e Soprintendenza il ricorso al restauro conservativo. Per quanto riguarda le facciate, quindi, l’involucro edilizio è stato mantenuto nella sua storicità, riducendo il degrado delle superfici esistenti e intervenendo, laddove non era possibile il ripristino, con l’apporto di nuove superfici e materiali compatibili, esteticamente e tecnologicamente. Anche per le terrazze sono state campionate le finiture di pavimento, così da conformarsi ai tipici terrazzi milanesi in legno. I parapetti esistenti sono stati ripuliti, restaurati e rinforzati, in completa conformità alle norme vigenti.

I serramenti sono stati tutti sostituiti, installando telai in legno ad alte prestazioni, che da un punto di vista estetico riuscissero a riprodurre fedelmente finitura e geometria di quelli originali del 1900. L’intervento ha previsto anche il mantenimento del portone storico, diventato l’ingresso principale dell’hotel, tramite la creazione di una seconda porta in vetro con funzione di filtro, dove viene ospitata una prima hall con tutte le funzioni di accoglienza. L’incarico di Direzione Artistica dello Studio Marco Piva ha previsto anche la scelta di uniformare le insegne dei negozi brandizzati al piano terra con l’obiettivo di rafforzare l’immagine dell’edificio e rendere una coerenza visiva unica e scenografica per l’intero perimetro del building.

Una parte molto interessante del progetto dello Studio Marco piva è senza dubbio relativa alla gestione della corte interna, uno spazio aperto storicamente adibito a zona di rimessaggio dei cavalli, poi diventato parcheggio degli utilizzatori del palazzo.

Questa zona è ora stata restituita alla città, attraverso la realizzazione di un’importante struttura vetrata in acciaio e vetro posta all’altezza del balcone del secondo piano, nel punto nel quale preesisteva un cambio di finitura di facciata. Ora, la corte interna è diventata uno spazio multifunzionale, che può essere gestito in funzione delle necessità, da eventi, sala meeting, conference, colazioni, lobby e non solo. La copertura vetrata della corte si imposta su una serie di pilastri in carpenteria metallica che la rendono completamente indipendente dall’edificio dal punto di vista sismico. Inoltre, è la geometria poligonale della pianta architettonica di questo spazio a definire la struttura e la sua composizione, con l’orditura di travi primarie e secondarie che segue questo andamento. La copertura, inoltre, è stata realizzata con serramenti unici e ad altissima prestazione, installando tripli vetri selettivi, così da garantire il comfort degli spazi sottostanti. Si è trattato di un intervento molto complesso, considerando che tutti i vetri, pur sembrando tra loro simmetrici, sono in realtà diversi l’uno dall’altro. Il solaio della corte interna, sostituito per motivi strutturali, ha permesso l’integrazione con un sistema di riscaldamento a pavimento, che rende quindi lo spazio autonomo dal punto di vista termico. Alla corte si accede dall’ingresso principale dell’Hotel, o attraverso i corpi scala/ascensori, ed è stato previsto un accesso disabili su Via Orefici e due uscite di emergenza, su Via Orefici e Via Mercanti. Le finestre affacciate sulla corte al piano terra invece sono state convertire in vetrine espositive che possono essere allestite autonomamente dalla gestione, il che ha permesso di poter inserire e celare tutti i sistemi impiantistici necessari per lo spazio.

Quartiere Lambrate, Milano

I temi della collettività, della condivisione e del mix funzionale sono di primaria importanza per il successo degli interventi di natura principalmente residenziale. I basamenti possono giocare un ruolo significativo nel ridisegnare le dinamiche del vivere quotidiano, influenzando abitudini e rispondendo a esigenze di varia natura. Ne è un esempio il progetto di Atelier(s) Alfonso Femia, che ha riguardato la costruzione di due nuove palazzine con funzione residenziale nel quartiere di Lambrate a Milano. Un’opera guidata da dovute riflessioni in merito alle effettive necessità del target a cui si rivolge l’intervento, riassunte in modo efficace dal commento dell’Arc. Femia: “Il dialogo come strumento di progetto diventa ancora più significativo quando la committente è associativa e si occupa dell’abitare e investe sul territorio ricercando anno dopo anno qualità e risposte alle nuove esigenze della famiglia.”

Il quartiere milanese di Lambrate è oggetto di diverse trasformazioni ormai da alcuni anni, con il susseguirsi di interventi di riqualificazione e rilancio dell’area. Il progetto “Living in the blue” si colloca in questo contesto mutevole, dove è fondamentale trovare il giusto equilibrio tra sviluppo urbano, cambiamenti del mercato immobiliare e concrete esigenze della cittadinanza. L’intervento in oggetto si pone come una rigenerazione urbana attenta alla complessità del contesto, andando oltre la sola costruzione di due nuove palazzine residenziali e studiando un’articolazione spaziale che pone al centro la persona. Un’intenzione concretizzata grazie anche al ruolo dei basamenti di questi edifici, dedicati a nuovi spazi commerciali e servizi.

Il programma attuato ha visto la creazione di 104 alloggi in proprietà in edilizia convenzionata, 46 alloggi a canone convenzionato, 5 spazi commerciali e 2 unità alloggiative plurifamiliari (cohousing) destinate a residenza temporanea, per un totale di 26 posti letto. I volumi, studiati anche in virtù dell’importanza affidata alle aree verdi e aperte, si sviluppano per nove piani fuori terra, con un impianto volumetrico a “elle”, che permette di creare al centro una piazza pubblica che si apre sulla città. Il progetto di Atelier(s) Alfonso Femia completa quello di rigenerazione del quartiere, tanto da relazionarsi con il nuovo e ampio parco di 5.000 mq, una sorta di cuore verde per il quartiere, che offre luoghi per il relax e la socializzazione. Completano il programma piccoli cortili tra gli edifici residenziali e percorsi verdi, che collegano le aree di progetto e creano una rete di mobilità dolce. Si propone, in sostanza, un modello di rigenerazione urbana che punta a dar vita a un nuovo quartiere a misura d’uomo, che fa della vivibilità e della sostenibilità principi irrinunciabili. Un concetto trasmesso anche attraverso la fisicità stessa degli edifici, grazie al sapiente uso della materia e del disegno della facciata. Grazie anche alla mutevolezza della ceramica, la cui percezione varia con le differenti ori del giorno, è mitigata l’altezza dell’edificio, con il quale è più semplice rapportarsi.

I piani terra dei due nuovi volumi ospitano spazi dedicati al commercio e ai servizi. Un’offerta che si rivolge prima di tutto a chi vive il complesso, ma che si apre a tutto il quartiere e al resto della città. Questi spazi hanno diverse dimensioni e si affacciano a est sul quartiere Rubattino, mentre a ovest una piccola piazza commerciale ha ridisegnato l’incrocio tra via dei Canzi, Tanzi e San Faustino. Per favorire la permeabilità e le connessioni tra le diverse aree del quartiere e tra la piazza, progettata dallo studio di architettura, e il parco, inoltre, si è scelto di progettare gli edifici su pilotis. Una soluzione che ha permesso lo sviluppo di prospettive più ampie, con una continuità visiva che “apre” completamente il complesso. La presenza dei portici, inoltre, favorisce la fruizione di questi spazi, che attraversano completamente gli edifici. I basamenti sono strumento attraverso cui ridisegnare il rapporto tra spazi collettivi, semi privati e privati. “Living in the blue”, infatti, si muove su differenti dimensioni, contraddistinte per diversi livelli di privacy: qui trovano risposta necessità di intimità, connesse all’abitare e al mondo familiare, ma anche quelle di condivisione e di connessione, con le altre persone e con la città, tipiche della comunità.

In questo progetto di trasformazione urbana, partito da un contesto che originariamente era di natura industriale e produttivo e poi abbandonato, i basamenti degli edifici e gli spazi aperti creati hanno permesso una relazione pubblico-privata più fluida. Un senso di apertura e una risposta puntuale ai bisogni sociali delle città di oggi.

a cura di Gaia Mussi