Il modulo abitativo a energia zero verrà accolto alla città militare della Cecchignola di Roma per testare il rapporto tra fisiologia umana e involucro confinato. Un capitano dell’Esercito abiterà il modulo.
Biosphera 2.0, il modulo abitativo a energia zero (vedi news), raggiunge un grande traguardo segnato da una nuova importantissima collaborazione. Il Coordinamento Scientifico del progetto Biosphera 2.0 infatti, nell'ambito degli studi finalizzati a testare il rapporto tra la fisiologia umana e l'involucro confinato che la circonda, ha chiesto la collaborazione dell'Esercito per accogliere il modulo abitativo presso il Polo Alloggiativo “Li Gobbi”, nella città militare Cecchignola di Roma.
Considerata la sensibilità dell'Esercito per la salvaguardia dell'ambiente e l'attenzione rivolta al benessere psico-fisico del personale dipendente, il V Reparto Affari Generali dello Stato Maggiore dell'Esercito ha individuato l'8° Reparto Infrastrutture di Roma quale organo tecnico designato a porre in essere tutti gli adempimenti connessi con lo sviluppo dell'iniziativa Biosphera 2.0.
E' un Capitano dell'esercito, con formazione da architetto, il primo militare che abiterà per un periodo dai 7 ai 15 giorni il modulo ed i suoi parametri vitali verranno costantemente rilevati e registrati attraverso un bracciale di monitoraggio e un sensore cardiaco.
Raggiunge quindi la sua 10° tappa Biosphera 2.0, una tappa che la vede impegnata all'interno del Polo Alloggiativo “Li Gobbi” nella città militare Cecchignola di Roma dell'Esercito Italiano che potrà testarne le potenzialità ed i vantaggi energetici.
I test, condotti in collaborazione con il dipartimento energia e psicologia dell'esercito analizzeranno le condizioni climatiche e ambientali in relazione allo stato psicofisico dell'abitante.
L'iniziativa potrebbe rappresentare una soluzione innovativa utile a soddisfare particolari esigenze abitative, connesse con le peculiari attività che il personale dell'Esercito svolge nei diversi contesti operativi nazionali ed esteri.
Un lungo viaggio quindi che non si ferma, che ha voluto valutare scientificamente quali risultati è possibile ottenere in una casa che utilizza le nuove tecnologie della bioedilizia, che ha voluto anche far conoscere al pubblico, attraverso incontri con tecnici delle aziende che hanno collaborato a Biosphera 2.0 e che si sono svolti nel corso delle diverse tappe, il livello di comfort che può raggiungere un'abitazione “zero energy” e che oggi vuole testare come questo innovativo progetto possa essere utile anche in ambiti diversi dall'edilizia residenziale.
Iniziata il 1 marzo 2016 a Courmayeur la grande avventura di Biosphera 2.0, la casa della “Zero Energy”, quando fu ufficialmente presentata alla stampa, promossa da Aktivhaus, Politecnico di Torino, Vda structure, Univida e dagli istituti Zephir, Minergie e Pefc, con il patrocinio della Regione Valle d’Aosta e la partecipazione di aziende che operano nel settore dell'edilizia a risparmio energetico, ha proseguito poi il suo viaggio fino a maggio di quest'anno facendo tappa in 9 diverse località da Aosta a Milano a Riccione fino a Cuneo, Torino e Locarno per arrivare poi a Bolzano ed infine a Roma.
L'innovativo progetto di casa ecosostenibile, realizzata con tecnologie e materiali di ultima generazione, in grado di produrre autonomamente l'energia necessaria per garantire agli abitanti una temperatura ideale interna tra i 21 e i 25 gradi ha toccato così località montane con temperature molto rigide e località marittime con temperature molto più alte, passando da -10° a + 40° con l'obiettivo di sperimentare l'efficienza di una passive house in condizioni climatiche molto diverse tra loro.
La casa, che ha una superficie di 25 mq., lunga 12 metri, larga ed alta tre, è formata da soggiorno, bagno, angolo cucina e camera da letto, con grandi finestre isolanti su un lato, che si troveranno esposte a nord o a sud, a seconda che si voglia catturare o evitare il calore esterno.
Il modulo è costruito con pannelli XLam, fatti di assi incrociate e incollate di abete ecosostenibile, spesse 10 centimetri, ulteriormente isolati con lana di roccia ed equipaggiata con finestre isolanti di Internorm di ultima generazione nelle versioni Pvc/alluminio della serie KF500 e legno/alluminio HF310, oltre al portoncino in alluminio AT410. Serramenti che garantiscono un alto livello di risparmio energetico con le proprie tecnologie applicate agli infissi in PVC e PVC/alluminio, certificati a livello internazionale per case passive.
L’idea, nata grazie ad un concorso lanciato dal gruppo Woodlab del Politecnico di Torino e dalla start up Be-eco, ha visto la partecipazione di oltre 100 studenti di architettura ed ingegneria provenienti da tutti gli atenei d’Italia.
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