La storia dei limiti di spesa al metro quadro per i serramenti che la bozza del decreto vorrebbe introdurre e alcune delle tante ragioni che fanno ritenere questa misura rozza e ingiusta nei riguardi dei consumatori.
Come noto da settimane circola una bozza di decreto interministeriale definito oramai decreto ammazzadetrazioni. Esso rivede profondamente gli incentivi fiscali per gli interventi di efficienza energetica. Nel caso dei serramenti esso impone in maniera sovietica dei limiti di prezzo al mq per infisso installato, tutto incluso: 350€/mq per le zone climatiche A, B e C e 450€/mq per le zone climatiche D, E e F. E’ una misura rozza e sommamente ingiusta che ha per effetto immediato il far diminuire le detrazioni reali dell’ecobonus ben al di sotto del 50%, quindi aumentando la spesa per i consumatori, con effetti che potrebbero essere drammatici per l’industria e l’artigianato (vedi news) che non si sono ancora ripresi da 10 anni di crisi.
Fissare in maniera dirigista i prezzi degli infissi, tutto compreso, sarebbe un po’ come fissare per decreto, negli appalti pubblici, il prezzo di acquisto delle auto per polizia e carabinieri in tot euro al kg di peso oppure a tot euro per kg di CO2 risparmiata. I serramenti non possono equiparati a un chilogrammo di zucchero o di patate essendo prodotti che vanno progettati, realizzati e posati in maniera specifica per ogni edificio, per ogni zona climatica, per ogni zona ambientale, per ogni acquirente.
I due valori massimi ammissibili dei costi dei serramenti citati poco sopra discendono direttamente dalle tabelle dei valori per gli infissi stabiliti dal Conto Termico 1 e poi dal Conto Termico 2, frutto delle elaborazioni degli ingegneri del GSE–Gestore Servizi Energetici sulla base di rilevazioni effettuate a cavallo degli anni 2010. Quindi parecchi anni fa. Non solo. Essi recano un vizio d’origine essendo numeri rilevati per grandi cantieri e non per i piccoli cantieri che costituiscono la quasi totalità delle opere di sostituzione dei serramenti per cui viene richiesto l’ecobonus, come mostrano le statistiche rilevate da Enea negli ultimi dieci anni a proposito degli incentivi fiscali.
Come sappiamo, ogni piccolo cantiere può essere diverso da ogni altro. Le sorprese sono dietro l’angolo. Sono dentro ogni opera muraria. Posare un infisso al quinto piano di immobile, magari senza ascensore, è diverso che posarlo al primo piano e così via. Posare un infisso in un centro storico è diverso che posarlo in una villetta di periferia. E poi sono tutti lavori di piccola serie che richiedono una progettazione attenza e una costruzione altrettanto dedicata.
Il Conto Termico, ricordiamo, è lo strumento messo a disposizione dei privati e della PA per incentivare la realizzazione di interventi di piccole dimensioni per l’incremento dell’efficienza energetica e per la produzione di energia termica da fonti rinnovabili. Il Conto Termico è uno degli strumenti che concorrono al raggiungimento degli obiettivi nazionali previsti dai Piani di azione per le energie rinnovabili e per l’efficienza energetica ed è disciplinato dal D.M. 16 febbraio 2016 che ha aggiornato la prima versione del Conto Termico di cui al D.M. 28 dicembre 2012,
Diremo di più. Quei valori del Conto Termico, ora adottati nella bozza del decreto ammazzadetrazioni, non possono aver tenuto conto di alcuni fattori che da qualche anno hanno avuto e stanno avendo un forte impatto economico sul settore. Ne elencheremo solo tre.
–la forte discesa negli ultimi dieci anni dei valori di trasmittanza termica obbligatori di legge . Tale diminuzione ha imposto un grande impegno collettivo di ricerca & sviluppo e lo studio, la progettazione e la costruzione di strutture di infissi più costose e l’adozione di componenti avanzati e quindi necessariamente più cari (vedi i vetri ma non sono l’unico caso) al fine di ottenere prestazioni di isolamento termico (e quindi di risparmio energetico) molto più performanti che in passato.
–l’arrivo della nuova normativa UNI 9697:2015. Essa ha imposto su tutti i serramenti l’adozione di vetri di sicurezza più costosi dei vetri tradizionali. È una norma di civiltà prima che di prescrizione tecnica. Essa rende per fortuna l’Italia probabilmente il paese più sicuro dal punto di vista dei vetri in edilizia (fatti salvo quelli antecedenti all’introduzione della norma) ma la sua adozione ha comportato un costo di cui il GSE non poteva tenere conto nel 2012;
–l’adozione di criteri avanzati di posa in opera. Tali modalità, via via, si stanno imponendo dal Nord verso il resto della penisola. Sono frutto della mutata consapevolezza dell’importanza della posa in opera degli infissi (parlerei di effetto CasaClima a lunga gittata), dei mutati regolamenti di efficienza energetica in edilizia nazionali e locali, dell’arrivo delle normative UNI sulla posa in opera dei serramenti e dell’adozione da parte di parecchie aziende di protocolli di posa frutto di influenze tecnologiche centro-europee. I criteri di posa avanzati richiedono la frequentazione di seminari e corsi, la riqualificazione del personale, una progettazione più attenta e accurata, l’adozione di materiali di posa molto più costosi dei tradizionali nonché tempi di posa più lunghi rispetto ai metodi tradizionali.
Per ora ci limitiamo a questi fattori. Tuttavia nella bozza del decreto ammazzadetrazioni c’è qualcosa di peggio del voler fissare dei limiti di prezzo al mq per infisso installato. È l’ingenerare nei consumatori la credenza che possano esistere infissi di qualità a basso prezzo. Questo mondo non ha bisogno di un’altra colossale fake news. A molti di noi piacerebbe comprare auto di qualità a basso prezzo. Purtroppo non è così.
Ennio Braicovich
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