E’ quanto riportano l’associazione degli operatori immobiliari degli USA e l’associazione dei costruttori edili relativamente al mese di maggio. Restano però i postumi della crisi.
Dalla lettera mensile da New York il dott. Donato Grosser dello studio Grosser Consulting, consulente di marketing e specialista del mercato USA, giungono segnali sempre più incoraggianti per le prospettive del mercato USA delle costruzioni.
Secondo quanto riportato dalla National Association of Realtors, l’associazione degli operatori immobiliari, nel mese di maggio 2014 le vendite di case esistenti sono cresciute del 4,9% rispetto al mese precedente a un tasso annuale stagionalizzato di 4,89 milioni di unità, superiore a quanto avevano stimato gli analisti (4,75 milioni). Vedi grafico a destra.
Il valore, che rappresenta l’incremento mensile più elevato dall’agosto 2011, è però in diminuzione rispetto al livello del maggio 2013 (-5%).
Lawrence Yun, capo economista presso la NAR, ha affermato che un grosso impulso alle vendite è stato dato dalla ripresa del mercato del lavoro, da tassi di interesse più bassi e dal maggior numero di case a disposizione. Il prezzo medio di vendita è stato di 213.400 dollari, un aumento del 5,1% rispetto allo scorso anno.
Il U.S. Census Bureau ha invece pubblicato i dati di maggio relativi alle vendite di nuove abitazioni monofamiliari, che hanno avuto un’impennata del 18,6% rispetto ad aprile e del 16,9% rispetto al maggio 2013, raggiungendo un tasso annuale stagionalizzato di 504.00 unità: questo rappresenta il livello più alto da 6 anni e l’incremento mensile maggiore dal gennaio 1992. Vedi grafico a sinistra.
Tutto roseo? Non proprio. Secondo dati del U.S. Census Bureau, le nuove abitazioni messe in opera sono scese del 6,5% rispetto al mese di aprile a un tasso annuale stagionalizzato di 1 milione di unità, ma sono cresciuti del 9,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Nel dettaglio, rispetto ad aprile c’è stato un calo del 5,9% delle case monofamiliari (da 664.000 a 625.000 unità) e dell’8,3% delle strutture con 5 o più unità abitative (da 399.000 a 366.000 unità).
Anche i permessi di costruzione sono diminuiti del 6,4% rispetto ad aprile e dell’1,9% rispetto a maggio 2013, registrando a maggio un tasso di 991.000 unità.
Di queste, le autorizzazioni per case monofamiliari sono state di 619.000 unità (+3,7% rispetto ad aprile), quelle per strutture tra 2 e 4 unità abitative sono state di 25.000 unità (-3,8%) e quelle per strutture con 5 o più unità abitative sono state di 347.000 unità (-20,4%).
In generale le imprese edili hanno più fiducia nel mercato. A giugno infatti la fiducia degli imprenditori edili è cresciuta, segnale che il mercato dell’edilizia residenziale si sta stabilizzando.
L’indice utilizzato dalla National Association of Home Builders (NAHB) è salito a 49 punti dai 45 del mese di maggio, l’aumento maggiore dal luglio 2013 e il primo dall’inizio di quest’anno. Questo sentimento di positività del mercato arriva nel momento in cui l’economia americana si sta risollevando a seguito di una contrazione nel primo trimestre del 2014.
I postumi della crisi finanziaria si fanno, però, particolarmente sentire sugli americani tra i 25 e i 35 anni di età, con conseguenze gravi anche sul mercato immobiliare.
Un articolo sul Wall Street Journal del 10 giugno getta luce su questo importante aspetto del problema, rilevando come i giovani, costretti ad affrontare l’insicurezza del lavoro, un reddito a crescita ridotta se non pari a zero e un livello senza precedenti di debiti assunti per pagare le rette universitarie, si ritrovino oggi con finanze molto più precarie rispetto alle generazioni precedenti. E questa condizione rende loro molto più difficile l’acquisto di una prima casa, impedendo quindi una piena ripresa del mercato immobiliare. Le possibili conseguenze di tale situazione non sono buone: le banche vedranno una bassa richiesta di mutui, le vendite e le costruzioni di case rimarranno sotto il livello standard.
In un articolo sul Wall Street Journal del 28-29 giugno Nick Timiraos scrive che certe previsioni sui baby boomers, la generazione dei nati nel dopoguerra tra gli anni 1946 e 1964, non si stanno avverando. Gli analisti prevedevano che, arrivati all’età della pensione e con i figli ormai sposati e fuori casa, i baby boomers avrebbero venduto le loro casette per trasferirsi in più piccoli appartamenti in palazzi condominiali. Questo avrebbe fatto aumentare l’offerta di casette unifamiliari sul mercato. Una recente analisi dei dati del censimento mostra invece che nel 2012 la percentuale di baby boomers che abitano in casette unifamiliari era uguale a quella nel 2006.
Vi sono varie spiegazioni a questo nuovo fenomeno: i boomers amano la propria casa; alcuni non vogliono vendere la casa perché i prezzi, calati per via della recessione, non sono ancora saliti in modo sufficiente; altri, dopo avere rifinanziato la casa con mutui a bassi tassi d’interesse, sono riluttanti a trasferirsi altrove per via del recente aumento dei tassi.
Per informazioni: [email protected], [email protected], www.grosserconsulting.com
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