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CNA e Legge di Bilancio 2018: rendere strutturale l’ecobonus e mantenere il 65%

Preoccupazione per una ipotesi di “rimodulazione” degli incentivi fiscali per il rimpiazzo dei vecchi serramenti. Per sostenere la domanda e i consumi risulta essere strategica la leva fiscale

E’ viva la preoccupazione degli ambienti vicini alle imprese artigiane che producono serramenti per una possibile ‘rimodulazione’ degli incentivi fiscali per la sostituzione dei vecchi infissi. Questa preoccupazione è riecheggiata nell’auditorium della sede nazionale di CNA a Roma in occasione della presentazione del 1° Rapporto Congiunturale Previsionale 2017 sul mercato dei serramenti in  Italia. Un’occasione che è stata colta al volo anche per sensibilizzare il mondo della politica (vedi news) in vista della prosisma Legge di Bilancio.

Del resto CNA ha sostenuto fin dalla loro introduzione gli incentivi fiscali per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici. I dati Cresme stimano che dal 2007 ad oggi l’eco bonus ha generato un fatturato di oltre 10 miliardi per il settore dei serramenti nel suo complesso.

Vale la pena ricordare che sulla base dei dati contenuti nell’ultimo Rapporto Enea 2016 sulle “Detrazioni fiscali del 65%” la sostituzione infissi risulta essere la misura di risparmio energetico attuata più di frequente perché relativamente più economica per le famiglie rispetto ad interventi sull’involucro edilizio e meno impattante rispetto alle altre misure. Un intervento, dunque, semplice e rapido. Sui 360.000 interventi di riqualificazione energetica 186.000 hanno riguardato la sostituzione degli infissi.

Come Associazione siamo preoccupati, si sente dire nei corridoi di Piazza Armellini, per un’ipotesi di rimodulazione degli incentivi soprattutto in virtù dei dati Enea sul risparmio energico che sottostimano l’impatto della misura. Prendendo in considerazione solo il criterio della trasmittanza termica (capacità degli infissi di conservare il calore e non disperderlo) il risparmio energetico stimato è molto inferiore al beneficio conseguito. Andrebbe considerato nel calcolo anche il criterio relativo alla dispersione dell’aria dal serramento e dal cassonetto ovvero la capacità dell’infisso di ridurre le perdite di ventilazione degli edifici.

Non dimentichiamo, infine, che ridurre gli investimenti negli interventi di sostituzione di serramenti significa, di fatto, frenare il “capitolo” di risparmio energetico più importante delle detrazioni fiscali, che da solo vale il 41% del totale (dati Enea 2016).

Pertanto la richiesta di CNA è di:

-rendere strutturale l’ecobonus perché la continuità nel tempo consente la pianificazione degli interventi

-confermare detrazione al 65% come stimolo all’efficientamento degli edifici

-cessione del credito alle banche in luogo delle detrazioni a tutti i soggetti per consentire un effetto moltiplicatore sulla domanda interna. Secondo le ultime stime elaborate dal Centro Studi CNA il passaggio dalle detrazioni fiscali al credito di imposta cedibile consentirebbe alle famiglie di avere subito denaro spendibile e avrebbe l’effetto di generare una domanda di lavori nell’intero settore delle costruzioni pari a circa 5 miliardi di euro. È questa la strada maestra per consentire a famiglie e imprese di ottenere liquidità in modo da poter realizzare investimenti sulla propria abitazione o sull’immobile dell’impresa.

Una rimodulazione degli incentivi comporterebbe:

-un ridimensionamento del settore e diminuzione della domanda;

-un mutamento negativo del comportamento del consumatore che non sarebbe più incentivato verso prodotti orientati al risparmio energetico;

-una penalizzazione del settore senza generare effetti positivi per altre interventi;

-la crescita dell’abusivismo professionale a causa della deregolamentazione fiscale e mancata tracciabilità pagamenti;

-in termini di Paese meno risparmio energetico significa più emissioni di anidride carbonica più importazioni di gas e petrolio.