Economia

Contribuenti, ecobonus e cessione del credito

Il 30% dei contribuenti italiani non può porre in detrazione le spese per l’efficienza energetica delle abitazioni

L’ecobonus che consiste nella detrazione fiscale per le spese di riqualificazione energetica degli immobili o delle unità immobiliari ha un senso se i contribuenti che eseguono i lavori (o chi per essi) possono porre in detrazione nella dichiarazione dei redditi la quota parte delle spese prevista dalla legge. Tuttavia esiste una foltissima categoria di contribuenti che (ufficialmente) hanno un reddito talmente basso da non pagare nemmeno un euro di Irpef. Sono i contribuenti che hanno redditi di lavoro dipendente o assimilati, che dichiarano un reddito complessivo non superiore a 8 mila euro annui, e dei pensionati con pensione fino a 7.500 euro, redditi di terreni fino a 185,92 euro e il reddito della sola abitazione principale (e pertinenze). Sono contribuenti definiti incapienti o molto elegantemente, all’inglese, no tax area.

Per capire le dimensioni del fenomeno abbiamo preso in esame le statistiche del Ministero dell’Economia e Finanze (Dipartimento delle Finanze) relative all’anno 2017 e rilevate con la dichiarazione dei redditi 20018 (le ultime disponibili). Le abbiamo organizzate per classi di reddito: fino a 7500, da 7500 a 15000, da 15000 a 29000, da 29000 a 50000, da 50000 a 100 000 e oltre 100 mila.

Il risultato è riportato nella tabella seguente:

Classi di Reddito (Dich. 2018)  Percentuale        N. Contribuenti
COntribuenti e classi di reddito

Come si vede, i contribuenti che hanno un reddito inferiore a 7500 sono oltre 10 milioni pari a un quarto dei contribuenti italiani: 41211336. Quindi, non quattro gatti ma un numero enorme. Se a questi aggiungiamo anche i lavoratori dipendenti e i contribuenti con redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente con reddito complessivo non superiore a 8.000 euro (qui non compresi dalle statistiche ministeriali) il numero sale ancor più).

Ecobonus e contribuenti incapienti

Nel 2016 vi era stata una prima apertura verso questi soggetti escogitando il meccanismo della cessione del credito per i lavori condominiali. Essi potevano cedere ai fornitori dei beni e dei servizi necessari alla realizzazione degli interventi un credito pari alla detrazione Irpef spettante, come pagamento di una parte del corrispettivo.

Per le spese di riqualificazione energetica sostenute per le parti comuni dei condomini dal 2017 al 2021, il contribuente condomino incapiente può dedurre fino al 65, 70 o 75% del corrispettivo cedendo un credito pari alla detrazione Irpef spettante.

La cessione, spiega la Guida dell’Agenzia delle Entrate sulle riqualificazioni energetiche, può avvenire a favore di:

-dei fornitori dei beni e dei servizi necessari alla realizzazione degli interventi

-di altri soggetti privati (persone fisiche, anche esercenti attività di lavoro autonomo o d’impresa, società ed enti)

– di istituti di credito e intermediari finanziari (vedi news).

I soggetti che ricevono il credito hanno, a loro volta, la facoltà di cessione.

Il credito d’imposta attribuito al cessionario va ripartito in 10 quote annuali di pari importo.

Dal 2018 vi è possibilità di cedere il credito, corrispondente alla detrazione spettante, anche per gli interventi di riqualificazione energetica effettuati sulle singole unità immobiliari e non solo per quelli sulle parti comuni di edifici condominiali.

Gli incapienti possono decidere di cedere il corrispondente credito ai fornitori o ad altri soggetti privati, compresi gli istituti di credito e gli intermediari finanziari. Gli altri contribuenti (quelli che pagano le tasse, tanto per intenderci) possono cedere il credito a fornitori o altri soggetti privati, ad esclusione, però, degli istituti di credito e degli intermediari finanziari.

Nella storia della cessione del credito a favore di incapienti e di capienti rimane certamente indimenticabile l’episodio dello sconto in fattura (cessione del credito su 5 anni) che, apparso nel 2019, è stato confinato nel 2020 agli interventi di riqualificazione energetica di primo livello sopra i 200 mila euro. Esso tuttavia aveva il merito di indicare un problema (aiutare i ceti meno abbienti ad affrontare lavori di efficientamento energetico) pur offrendo una soluzione sbagliata.

Contribuenti incapienti e flat tax, numeri enormi

Abbiamo ritenuto ricapitolare questa breve storia degli interventi a favore degli incapienti per sottolineare la dimensione enorme del fenomeno. A quei 10 milioni e 200 mila contribuenti incapienti vanno aggiunti anche i liberi professionisti flat tax che non possono dedurre nulla. Si tratta di un 1 milione 800 mila contribuenti nel 2019 che quest’anno si ridurranno a 1 milione e 500 mila per le restrizioni apportate dalla legge di Bilancio al regime della flat tax.

In totale abbiamo quasi il 30% dei contribuenti italiani che possono essere attori dei processi di riqualificazione energetica in abitazioni e condomini e che meritano grande attenzione.

A questo punto sarebbe importante riuscire ad avere dal Ministero dell’Economia e Finanze i dati relativi al numero dei contribuenti incapienti che hanno deciso negli anni passati di approfittare delle agevolazioni messe in atto dai Governi per comprendere se le misure messe in atto sono state sufficienti o possono essere migliorabili.

a cura di Ennio Braicovich