Secondo gli imprenditori edili non vi sono segnali di cambiamento. Rinviata al 2018 la ripresa per il settore delle costruzioni anche grazie agli effetti derivanti dalle misure previste dalla Legge di bilancio 2017
Ance ha presentato l’Osservatorio congiunturale sull'industria delle costruzioni a cura della Direzione Affari Economici e Centro Studi. Lo studio evidenzia come per l’economia italiana si va consolidando la ripresa, con previsioni superiori alle attese.
Per il settore delle costruzioni, invece, stremato da una crisi decennale, ancora non si riescono a scorgere segnali di cambiamento.
A gennaio la previsione era di una crescita degli investimenti in costruzioni dello 0,8% per il 2017. Oggi la stima è solo di +0,2%. Si tratta di un aumento trascurabile, del tutto insufficiente a creare le condizioni di effettiva ripresa per un settore che ha visto dal 2008 ridurre del 36,4% i propri livelli produttivi.
Sulla nuova stima pesano i risultati dei primi mesi del 2017, che confermano, purtroppo, il trend osservato negli ultimi anni: scarsa la nuova produzione nei comparti del residenziale e del non residenziale privato, estrema difficoltà nel trasformare in cantieri le risorse destinate a nuove infrastrutture.
Di contro, prosegue la dinamica positiva negli investimenti in riqualificazione abitativa e si consolida la ripresa del mercato immobiliare, soprattutto quello residenziale.
Il 2018 potrebbe essere l’anno di svolta per il settore delle costruzioni anche grazie agli effetti derivanti dalle misure previste dalla Legge di bilancio 2017. La previsione per il prossimo è di un aumento degli investimenti in costruzioni dell’1,5% in termini reali.
Mentre gli organismi nazionali rivedono al rialzo le stime del Pil per il 2017 (+1,4% Banca d’Italia e +1,3% Confindustria), il settore delle costruzioni non riesce ad agganciare la ripresa. La stima per l’anno in corso degli investimenti in costruzioni è pari a un +0,2%: un aumento del tutto trascurabile per parlare di effettiva risalita.
Le stime per i singoli comparti nel 2017 parlano di:
-1,5% gli investimenti in nuove abitazioni
+0,2% investimenti in opere pubbliche
+0,5% investimenti in riqualificazione
Il settore della riqualificazione, sottolinea Ance, rimane l’ancora di salvezza dell’edilizia rappresentando ormai quasi il 40% degli investimenti complessivi in costruzioni.
Opere pubbliche: dove sono?
Negli ultimi due anni il Governo ha deciso di puntare sulle infrastrutture mettendo sul piatto ingenti risorse. Le ultime manovre economiche del 2016 e 2017 hanno stanziato per le opere pubbliche 100 miliardi di euro distribuiti in 15 anni. A fronte di tali stanziamenti nel Def era previsto per il 2016 un aumento degli investimenti in infrastrutture pari al 2%. Ma all’inizio dell’anno, a consuntivo, l’Istat ha certificato un calo del 4,5% corrispondente a una riduzione di 1,6 miliardi di euro di investimenti rispetto al 2015.
Dove sono finite le risorse?
-Gli enti pubblici hanno avuto difficoltà a spendere le risorse nonostante il superamento del Patto di Stabilità.
-Una normativa ancora in divenire per le nuove modifiche apportate dal Codice degli appalti e dal recente Correttivo.
-Il contratto di programma Anas risulta bloccato da 9 mesi.
-A distanza di 7 mesi non sono state ancora completate le procedure di ripartizione del Fondo investimenti da 47 miliardi.
Anche la spesa per investimenti dei Comuni segna nel 2016 una battuta d’arresto (-13,5%). Complessivamente dal 2008 la spesa in conto capitale si è ridotta del 47% mentre la spesa corrente è aumentata del 9,3%. Una tendenza confermata anche nel primo trimestre 2017: spesa in conto capitale -3,5%, spesa corrente +2,8%.
Secondo il vicepresidente Edoardo Bianchi: “La mancata ripresa del settore delle costruzioni è certamente figlia del blocco delle opere pubbliche al quale assistiamo ormai da oltre un anno. Un quadro normativo in perpetuo movimento e un processo decisionale farraginoso e inefficiente hanno creato la tempesta perfetta: le risorse stanziate, circa 100 miliardi negli ultimi mesi, pari all’importo di 2/3 manovre economiche, rimangono incagliate nei mille rivoli della macchina amministrativa e non si traducono in lavori. D’altronde i dati della spesa pubblica lo dimostrano chiaramente: solo il 2% del Pil è dedicato agli investimenti in costruzioni. Un Paese che non investe nel proprio futuro non può realmente tornare a crescere in modo solido e duraturo”.
La casa
Il mercato è in ripresa ma il patrimonio rimane da riqualificare. Per le compravendite il 2016 è stato il terzo anno consecutivo di crescita (+18,4% compravendite rispetto al 2015). Il primo trimestre 2017 conferma il trend positivo con un +8,6%. La previsione per la fine dell’anno è di 550 mila compravendite.
Per quanto riguarda i permessi di costruire nello scorso anno si è registrato per la prima volta un lieve aumento dei permessi (+5% rispetto al 2015) attestati a quota 52.000. Tale livello però continua a essere tra i più bassi dal 1935 (-83% rispetto al picco del 2005). Per il 2018 si prevede un aumento degli investimenti nella nuova edilizia abitativa dell’1%, ancora troppo basso per un comparto che in dieci anni ha perso più del 60% di investimenti.
Secondo il vicepresidente di Ance Filippo Delle Piane: “Occorre una nuova cultura dell’abitare per orientare il mercato della casa verso scelte consapevoli e di qualità. Negli ultimi anni, infatti, la tecnologia legata all’edilizia ha fatto enormi passi avanti e il problema della vetustà degli edifici sia dal punto di vista dell’efficienza energetica che da quello della sicurezza sismica è emerso con forza, visti anche i recenti eventi calamitosi che affliggono ciclicamente il nostro fragile territorio. È determinante, quindi, investire in un percorso di comunicazione e divulgazione che consenta alle persone di affrontare l’acquisto più importante della propria vita in modo consapevole e informato. Altri settori, come l’automobile, lo hanno fatto innescando un virtuoso fenomeno di rottamazione dell’usato con evidenti benefici sia dal punto di vista dell’inquinamento che della sicurezza”.
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