Oggi l’Istituto di ricerca economico-sociale presenta il XXVII Rapporto congiunturale sulle Costruzioni ma le previsioni non vanno oltre i prossimi due anni
Oggi Cresme presenta il XXVII Rapporto Congiunturale e previsionale delle Costruzioni a Bologna, Palazzo della Cultura e dei Congressi, nell’ambito del Convegno “La misura del valore economico dell’ambiente costruito” e in collaborazione con il Consiglio Nazionale del Geometri e Geometri Laureati per il 45° Congresso “Geometri – Connessi al Futuro. Progettiamo il domani”, organizzato nel 90° dell’istituzione ufficiale della figura tecnica del Geometra.
Il Rapporto – scrive Cresme – descrive un quadro di mercato in ripresa, in cui tutti i motori delle costruzioni sembrano essere ripartiti, pur con tassi contenuti e profonde polarizzazioni e differenze territoriali e tipologiche; allo stesso tempo si affrontano i nodi di un profondo cambiamento con cui tutti gli attori dell’offerta devono confrontarsi. E tra i segnali di ripresa, come previsto, sono da mettere sul piatto le opere pubbliche che in termini di importi dei lavori messi in gara sono tornate nel 2018 e nel 2019 ai livelli dei primi anni 2000.
Tuttavia anche se il settore delle costruzioni sta lentamente uscendo dalla più grande crisi della sua storia, il mercato si è ridimensionato, è profondamente trasformato e appare in crisi di immagine. Qualche cifra significativa viene anticipata da Edilizia e Territorio.
Gli investimenti totali, ovvero nuovo e rinnovo, crescono del 3% quest’anno, del 2,4% nel 2020 e del 2% nel 2021. Le nuove costruzioni, da tanti anni latitanti, secondo Cresme, toccheranno “picchi” interessanti: +3,1 nel 2019, addirittura + 3,7% nel 2020 per ridiscendere a 2,6% nel 2021.
Il rinnovo prosegue la sua marcia, stimolato opportunamente dalle detrazioni fiscali per le ristrutturazioni e le riqualificazioni energetiche: +3% quest’anno, +1,8% nel 2020 e +1,7% nel 2021.
Riappare con cifre più che dignitose il nuovo residenziale che si ritaglia il 3,8% quest’anno e il 2,5 nel 2020.
Un ruolo di trascinamento verso l’alto lo stanno avendo le opere pubbliche: infrastrutture, nuove realizzazioni, rinnovi e manutenzioni straordinarie.
Globalmente sono cifre più che soddisfacenti. Tuttavia non possiamo dimenticare che sono cifre che si ergono sul disastro degli ultimi 10 anni dove si è registrata la perdita secca di un terzo della produzione edilizia e la perdita di un terzo degli occupati diretti (600 mila addetti) cui occorre aggiungere altri 300 mila addetti occupati nelle industrie e nei servizi della filiera delle costruzioni. Qualunque cifra positiva ci venga proposta non può farcelo dimenticare. Solo le detrazioni fiscali dell’ecobonus e del bonus casa hanno salvato l’edilizia da un disastro ancor peggiore.
Questo in primo luogo. In secondo luogo, qualunque cifra positiva ci venga proposta essa è sottoposta sempre alla spada di Damocle della volatilità della nostra politica e dell’instabilità della nostra legislazione. Non a caso le proiezioni di Cresme non vanno oltre il 2021. L’edilizia per poter prosperare ha bisogno di certezze, almeno di medio periodo periodo, e di stabilità normativa.
a cura di Ennio Braicovich
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