Troppe però le noticine comprensibili solo a un legale che rischiano di complicare l'applicazione di un decreto che in partenza era molto tecnico
Il primo commento alla pubblicazione del Decreto Legislativo n. 106/2017 (vedi news) non poteva che essere di Samuele Broglio, esponente di punta di Confartigianato nonché normatore a livello europeo e nazionale. Qui di seguito le sue osservazioni.
Sembrava un decreto facile facile e molto tecnico, ma poi l'italico amore per le complicazioni ha preso il sopravvento creando una serie di noticine “esplicative” che a mio avviso sono comprensibili a fondo solo da un legale e che rischiano di complicare inutilmente le cose. In ogni caso ritengo che il corpo del Decreto sia e rimanga quello che già conoscevamo e che abbiamo commentato durante il Forum di Bologna (vedi news), e quindi la mia valutazione non cambia e rimane tutto sommato positiva, soprattutto dato il recepimento delle disposizioni regolamentarie che definiscono come sanabili i meri errori formali.
Spero solo che, a somiglianza di quanto accade negli altri Paesi europei, nei quali l'opera di difesa degli interessi nazionali viene svolta francamente in modo più organico, coordinato ed efficace, nel Comitato di coordinamento per i prodotti da costruzione stabilito all'Art.3 vi sia una presenza costante dei rappresentanti delle Associazioni rappresentative del settore costruzioni.
Mi auguro che, a differenza di quanto previsto dall'Art.3 comma 3 che li descrive come semplici “invitati” solo in caso di necessità (e chi decide se c'è necessità??) i rappresentanti di tali Associazioni divengano membri permanenti a tutti gli effetti di tale Comitato in quanto portatori degli interessi del sistema economico nazionale, e che le decisioni prese al suo interno, soprattutto se legate alla posizione che l'Italia terrà durante le periodiche riunioni dell'SCC-Standing Committee on Construction (Comitato Permanente sulle Costruzioni, organo della Commissione europea), vengano sempre concordate con loro e quindi modellate sugli interessi nazionali.
Io però ho notato qualcosa che potrebbe essere definito come marginale ma che mi pare francamente strano: in fondo, dopo le noticine, c'è un Allegato I con le tariffe dovute alla Pubblica Amministrazione per servizi a pagamento e che, vista la struttura della Gazzatta Ufficiale, pare legato al Decreto. Se così fosse una serie di cose non mi quadrano:
– il riferimento è all'Art.1 lettere dalla a) alla n) quando l'art 1 non ha lettere (vabbè, è solo formale)
– le tariffe riguardano anche attività, come i rilasci di autorizzazione ed i controlli ai centri di trasformazione, che non sono legate al Regolamento n.305/2011 in quanto svolte su soggetti in esso non previsti; a rigor di termini se si tratta di Decreto di adeguamento al 305 non si dovrebbero trattare argomenti che esulano dal quadro regolamentario.
– in ogni caso dal mero punto di vista della quantificazione economica non capisco per quale ragione i servizi a pagamento rilasciati dalla PA debbano essere più economici quando riguardano stabilimenti posti all'estero e più onerosi per gli stabilimenti nazionali (vedi punto B.a) punto B.b) punto G), punto L) ecc…). Ora non dico che, come sarebbe peraltro logico in un'ottica di sviluppo dell'asfittico mercato nazionale, debbano essere agevolati economicamente coloro che impiantano stabilimenti in Italia con relative ricadute sull'occupazione e sul PIL, ma che vengano agevolati, seppur con importi modesti, coloro che hanno stabilimenti all'estero nei confronti di chi lavora e dà lavoro in Italia mi pare francamente indegno.
In conclusione comunque mi auguro che il nuovo Decreto venga utilizzato anzitutto come un sistema per regolamentare in maniera chiara un mercato che necessita di punti fermi, che non si perda l'occasione creata dall'Art.3 per coordinare finalmente l'azione della PA a livello europeo con gli interessi del sistema produttivo nazionale, sistema che necessita di maggiore supporto da parte delle istituzioni in un'ottica di competitività intracomunitaria obbligatoriamente da svolgere non solo a livello aziendale ma bensì a livello di sistema paese, e che soprattutto il Decreto non sia visto dalla PA come un semplice “produttore di sanzioni” da utilizzare ai meri fini di rimpinguare le casse statali.
Samuele Broglio, Confartigianato
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