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Detrazioni 65% e difesa delle produzioni Made in Italy. Anfit al Sottosegretario MEF De Micheli: “Lei è una burocrate!”
 

Una burocrate senza alcun interesse verso migliaia di lavoratori e centinaia di imprenditori. La presidente Michelini: “Denunciamo il malessere di un’intera filiera produttiva nazionale a serio rischio di progressiva chiusura e sparizione”.

Continua l’azione di Anfit, l’associazione per la tutela dei produttori di finestre made in Italy. L’ultima iniziativa è la dura lettera della presidente Laura Michelini al sottosegretario all’Economia e finanze Paola de Micheli e per conoscenza al ministro Padoan, al premier Renzi, al ministro Guidi, alla presidente di Finco Tomasi e alle associazioni dei consumatori Adiconsum e Acu.

La lettera prende spunto dalla risposta del sottosegretario all’onorevole (FI) Sandra Savino che il 7 luglio aveva depositato una interrogazione (vedi news) in cui si denunciava che l’agevolazione fiscale per il risparmio energetico (65%) era valida anche qualora l’acquisto dei relativi beni fosse stato effettuato presso aziende situate in altri Paesi. E chiedeva al Ministro dell’economia e delle finanze di conoscere quali iniziative intendesse adottare, a tutela delle aziende italiane, al fine di arginare il fenomeno descritto proponendo di subordinare l’ottenimento della detrazione fiscale all’acquisto esclusivo di materiali volti al risparmio energetico presso aziende con sede sul territorio italiano.

Dopo solo tre settimane, rapidissima, rispondeva il sottosegretario (vedi allegato, pag 105). Una risposta perfetta sotto l’aspetto burocratico: “l’introduzione di una limitazione di tal genere sarebbe potenzialmente contrastante con le disposizioni del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) riguardanti il funzionamento del mercato interno dell’UE in quanto determinerebbe una restrizione alla libera circolazione delle merci garantita dagli articoli da 28 a 37 del TFUE e alla libertà di stabilimento di cui all’arti- colo 49 del TFUE”.

E concludeva: “Pertanto, qualsivoglia norma di carattere restrittivo diretta ad ostacolare o anche a rendere potenzialmente più difficile l’acquisto di materiali presso un altro Paese dell’Unione europea, con evidenti effetti protezionistici rispetto alle analoghe produzioni interne, sarebbe idonea ad integrare una violazione del diritto europeo, esponendo l’Italia al rischio di una procedura di infrazione per violazione delle norme del TFUE”.

Questa risposta così perfetta si è attirata subito i fulmini di Anfit. Michelini a De Micheli: “Lei non si è soffermata sui danni che la situazione illustrata nell’interrogazione di cui trattasi provoca, né ha fornito, nel merito, alcuna ipotesi o percorso di soluzione al problema esposto, limitandosi ad assolvere ad un mero adempimento burocratico”. In sintesi, una burocrate con poco interesse verso le sorti di migliaiia di addetti che rischiano di perdere il lavoro e verso gli imprenditori che vengono buttati fuori mercato.

Nella lettera la presidente di Anfit richiama la situazione pesante che vive il settore dei produttori di finestre in pvc e che si sta estendendo anche ai settori delle finestre in alluminio e in legno e che i lettori di Guidafinestra conoscono molto bene. Qui si tratta, denuncia Anfit, di evitare che “centinaia di aziende italiane soccombano sotto il maglio di realtà produttive nate da meno di un ventennio grazie a fondi Europei e che godono di agevolazioni inimmaginabili per noi Italiani”.

Francia e Germania hanno iniziato a contenere il fenomeno dell’importazione di prodotti low cost con provvedimenti ad hoc. La Francia ha introdotto barriere intelligenti per le detrazioni fiscali per il risparmio energetico (vedi news). La Germania “ha defiscalizzato il lavoro dei propri artigiani, in modo che anche il prodotto nazionale abbia un costo competitivo”. E in Italia nulla o poco si è fatto per difendere le produzioni nazionali.. E’ pur vero che il Governo italiano ha cominciato a esprimere “un’intenzione di tutela che non è tuttavia, al momento, pervenuta a risultato”.

Inoltre mancano i controlli nei cantieri e sul mercato in genere. In Italia manca” un’efficace azione di sorveglianza per il mercato italiano”.

Infine, il grido: “Vogliamo un futuro per le nostre aziende e vogliamo che i nostri figli possano trovare occasioni lavorative anche nel loro Paese”. E la richiesta urgente di trovare soluzioni condivise perché “il tempo per le nostre aziende oramai è scaduto”.

Quella di Sandra Savino è la seconda interrrogazione parlamentare nel giro di poche settimane sul tema dell'import di prodotti (low cost) già affrontato dall'on. Guido Guidesi (Lega) a metà giugno con una richiesta di informazioni rivolta al ministro Padoan (vedi news). Il tema in questo caso era quello delle importazioni di prodotti da costruzione 'senza' IVA.  Qui ancora oggi, a 3 mesi di distanza, il ministro non ha ancora risposto (vedi sito Camera dei Deputati).

Da parte nostra segnaliamo che vi è un ulteriore elemento che aggrava la disparità di trattamento tra acquisti fatti in Italia e acquisti fatti all'estero sempre ai fini delle detrazioni per il risparmio energetico. All'atto del bonifico per i lavori effettuati il produttore e il rivenditore vengono sottoposti a un immediato prelievo della ritenuta d'acconto dell'8% da parte delle banche o delle poste. Si tratta di una cifra importante che, pur essendo un anticipo di imposta, è una sottrazione rilevante di liquidità agli operatori italiani. Il che non avviene per gli acquisti fatti all'estero. Qualcuno dovrà pur spiegare come si giustifica questa differenza di trattamento che penalizza duramente chi paga le tasse nel nostro paese e che finanzia anche le detrazioni fiscali.

(eb)

In allegato, più sotto:

  • la lettera di Anfit  sulla Risposta della Dottoressa Paola de Micheli, Sottosegretario MEF, del 30.07.2015, all’interrogazione 5-06190 dell’On. Sandra Savino del 07.07.2015
  • il testo completo dell’interrogazione (pag. 105) e della risposta (pag. 117-118)