Sul Corriere della Sera di oggi ampio spazio ai problemi di un’azienda del settore serramenti riassumibili in tre parole: operatività quotidiana e liquidità
I vari DPCM, con i codici Ateco delle attività ammesse, che si sono susseguiti dall’11 marzo fino al 26 aprile hanno gettato nello sconforto molti imprenditori del serramento: produttori di infissi, rivenditori di porte e finestre, posatori e installatori. Si sono fatti portavoce del problema prima Samuele Broglio, produttore di infissi e attento analista del mercato del serramento, (vedi news) e quindi Massimo Agnelli, direttore commerciale di Korus e Kopen che da queste colonne (vedi news) ha spezzato una lancia a favore dei rivenditori di porte e finestre, gli showroom, che sarebbero costretti ad aprire il 18 maggio, in quanto in genere ritenuti, a torto, attività do commercio al dettaglio..
Del tema si occupa il Corriere della Sera di oggi, pag. 13, riportando l’esperienza della Gorlini Serramenti, produttore e rivenditore di serramenti, di cui spesso ci siamo occupati su questo sito (vedi qui l’ultima news). Se ne fa portavoce Silvia Gorlini che assieme al padre Ercole e al fratello Alberto gestisce l’azienda, e che sottolinea due problematiche principali per la cosiddetta fase 2. La prima è di tipo operativo. «Abbiamo situazioni diverse. Da una parte è stato chiarito che dal quattro maggio potranno ripartire i cantieri e l’impresa si occuperà della sicurezza. Dall’altra, montiamo finestre anche a casa dei nostri clienti e ancora non sappiamo se siamo autorizzati ad entrare nelle loro abitazioni».
La seconda problematica è di tipo finanziario. Spiega Gorlini: «Apparteniamo al settore dell’edilizia, che viene già da una situazione di crisi conclamata da anni, ma allo stesso tempo siamo presenti anche nel commercio di arredamento… Con le perdite di questi due mesi le aziende sono veramente in ginocchio e la situazione non sembra rosea neanche per l’immediato futuro» commenta l’imprenditrice che lamenta un eccesso di burocrazia, sia per quanto riguarda i finanziamenti che per i protocolli di sicurezza. «Abbiamo provato a contattare uno degli istituti di credito con cui lavoriamo e ci avrebbero concesso solo 200 mila euro dei 300 richiesti per di più condizionati alla chiusura dei piani di finanziamento in essere che ammontano a 137 mila. Il prestito, se concesso, arriverebbe dunque solo a 63 mila euro che è abbastanza ridicolo rispetto al momento di emergenza che c’è. Le banche si stanno tutelando scaricando il loro rischio sullo Stato». La soluzione più concreta per Gorlini? Finanziamenti a fondo perduto. «In altri Paesi è tutto più semplice. In Svizzera i soldi arrivano direttamente sul conto corrente senza tanta burocrazia.”
I vari DPCM non danno risposta a tutti questi quesiti posti dalla Gorlini e da tutti gli operatori del settore serramenti.
a cura di EB
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