È in atto una manovra neanche tanto mascherata per cancellare le agevolazioni per infissi, schermature, domotica. Le conseguenze sarebbero drammatiche per un settore che si sta appena riprendendo da dieci anni di crisi, dopo aver perso migliaia di posti di lavoro. Le nostre simulazioni: punite le regioni più virtuose e quelle meno ricche.
Questo articolo è stato aggiornato ed ampliato da uno successivo apparso il 26 luglio 2018 che riporta gli effetti delle detrazioni in tutte le 20 regioni d’Italia. Clicca qui
Una volta c’era l’ecobonus detto anche bonus energia. Così abbiamo intitolato la notizia di copertina venerdì scorso alla luce delle sempre più insistenti e coincidenti voci sul taglio del bonus energia previsto dal decreto allo studio del Ministero dello Sviluppo economico (di concerto con Ministeri dell’Economia e Finanze, Infrastrutture e Ambiente). Il tam-tam da Roma conferma il nuovo ‘approccio’ all’ecobonus.
Il decreto è previsto dalla legge di Bilancio 2018 e fa parte del gruppo di decreti attuativi che dovrebbero disciplinare le detrazioni fiscali per il risparmio energetico degli edifici in base alle nuove disposizioni contenute nella Legge. Quello che circola non è neanche una bozza di decreto ma sono spezzoni di informazioni fatte circolare da tempo tra la stampa finanziaria e le associazioni coinvolte.
In grande sintesi: la spesa detraibile massima per l’installazione di un infisso sarebbe compresa tra i 350 e i 450 euro al metro quadrato di infisso installato e si passerebbe a 180 euro per le schermature solari. Per gli infissi la spesa detraibile massima è di 350€/mq per serramenti installati nelle zone climatiche A, B e C e di 450€ per quelli istallati nelle zone climatiche D, E e F. Per le schermature solari è previsto un massimale di spesa di 180€/mq. Sarebbero previsti anche un taglio secco sugli importi massimi di spese detraibili e un notevole aumento della complicazione delle normative tecniche da rispettare.
“Per fortuna”, si fa per dire, le disposizioni del nuovo ecobonus entrerebbero in vigore solo 90 giorni dopo la data di pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale lasciando invariate le regole in vigore dal 1° gennaio 2018 fino alla data di attuazione del decreto stesso. C’è da immaginarsi una vera e propria caccia all’intervento da effettuarsi entro i 90 giorni dalla data di pubblicazione in G.U. che potrebbe avvenire, come nelle migliori tradizioni di questo Stato, verso i primi di agosto.
Anzitutto i valori di 350 € e 450 € al mq per intervento di infissi non sono calati dall’alti. Essi sono previsti da anni dal Conto Termico 2.0 che però non ha avuto, almeno per gli infissi, un grande successo. Anzi, tutt’altro. Ma forse si voleva ottenere proprio questo: che pochissimi accedessero ai benefici.
Lo stesso Conto Termico 2.0 ha voluto incentivare ma solo per la Pubblica Amministrazione anche l’“installazione di sistemi di schermatura e/o ombreggiamento di chiusure trasparenti con esposizione da Est-Sud-Est a Ovest, fissi o mobili, non trasportabili”. Con un contributo pari al 40% per un valore massimo di incentivo pari a 30 mila euro e per un costo massimo ammissibile di 150€/m2. Che curiosamente ora salirebbe a 180€/mq.
Tutti valori molto duri perché includono la fornitura del prodotto, la progettazione e l’installazione nonché lo smontaggio e la dismissione di infissi e schermature esistenti e le prestazioni professionali connesse alla realizzazione degli interventi. Il risultato finale ottenuto, come si diceva poco sopra, è lo scarso successo del Conto Termico 2.0 per gli infissi e le schermature solari.
Quali concrete conseguenze
Vediamo i dati e lasciamo parlare i numeri.
Riassumendo: 350€ e 450€ di valore massimo ammissibile di spesa per gli infissi secondo il nuovo ecobonus significa che possiamo portare in detrazione rispettivamente solo 175 (Zone A, B e C) e 200 euro (Zone D, E e F). Sembrerebbe un dato equalitario e accettabile per tutti. Dimostreremo sulla base dei dati Enea che non è così perché la detrazione prevista dalle regole del nuovo ecobonus è ben più bassa di quello che ci si attende.
Ragioneremo sulla base dei dati, appena pubblicati da Enea, sulle detrazioni fiscali 2017 per il risparmio energetico (vedi allegato). La nostra ipotesi di partenza è che valgano anche per l’immediato futuro i dati 2017 per gli interventi di sostituzione degli infissi in termini di investimenti e di metri quadri sostituiti. Come mostra l’andamento dei dati storici di Enea degli ultimi cinque anni (che abbiamo verificato e che sono sostanzialmente in linea con quelli del 2017).
Inoltre, partiamo dalla constatazione che gli investimenti per la sostituzione degli infissi non sono uguali per tutti (a Bolzano fa molto più freddo che a Palermo, vien da dire…) ma variano in base a: zona climatica, tipologia abitativa, tipologia dell’intervento di sostituzione, qualità della proposta tecnologica e commerciale in una certa regione, maturità del comportamento del consumatore finale, la sua capacità di spesa, i prezzi correnti per i prodotti e ad altri fattori (progettazione, posa in opera qualificata..).
Veniamo alle detrazioni. Ci rifacciamo ai dati Enea 2017 e analizzeremo l’impatto della proposta per l’ecobonus 2018 prendendo in esame 2 regioni del Nord, due del Centro e due del Sud: Lombardia e Trentino Alto Adige, Lazio e Abruzzo, Sicilia e Puglia. Ci avvarremmo di due tabelle, la Tab. A e la Tab. B.
Le spese in € per gli interventi di sostituzione degli infissi nel 2017 sono state rispettivamente:
Abruzzo 7432
Lazio 6787
Lombardia 8380
Puglia 7500
Sicilia 6994
Trentino Alto Adige 11526
Il dato apparentemente anomalo del valore medio degli interventi in Trentino Alto Adige è da attribuirsi alla prevalenza (oltre il 50%) di interventi in edifici isolati e dotati in genere di maggiori superfici trasparenti (16 mq di media a intervento). Di converso i condomini alti più di 3 piani degli anni 60, 70 e 80 risultano essere la tipologia abitativa prevalente in Lazio (60,6%), in Puglia (48,2%) e in Sicilia (49%), quindi dotati in genere di superfici trasparenti di meno mq rispetto a Bolzano e Trento. A concorrere al valore medio degli interventi è naturalmente, in ogni singola zona, anche il valore economico degli infissi che viene riportato al metro quadrato, concetto orrendo che non vogliamo adottare se non per questi specifici fini statistici. Il valore al mq per gli infissi è un’idiozia degli anni settanta-ottanta che assimila i serramenti a una commodity uguale come un’altra. Il che non è.
La nostra analisi
In Tab. A (vedi gallery) abbiamo raccolto tutti i dati di partenza per la nostra analisi: numero degli interventi, valore complessivo delle sostituzioni degli infissi per regione, i metri quadrati installati, la superficie media installata per intervento, il valore medio in € degli interventi, il valore medio degli interventi al metro quadro di infissi (…Iddio ci perdoni) e per gli amanti delle statistiche i PIL regionali (al 2015) e il rapporto tra valore dell’intervento di sostituzione degli infissi e PIL pro capite.
Utilizziamo i dati in Tab A per verificare l’impatto dell’introduzione del costo massimo ammissibile previsto dalla bozza di decreto.
Otteniamo così la Tab. B in cui inseriamo i nomi dei capoluoghi di regione e delle due province di Trento e Bolzano, le zone climatiche, il costo medio 2017 degli interventi di sostituzione degli infissi, la superficie in mq dei serramenti.
Per ottenere la detrazione da applicare all’intervento moltiplichiamo il costo massimo ammissibile previsto per ogni singola zona climatica per i mq dell’intervento (dati Enea 2017) per 0,5 (detrazione del 50%). Tale valore sarà naturalmente da porre in detrazione, anno dopo anno, per i prossimi dieci anni.
La Tab. B (vedi gallery) ci offre anche il costo effettivo dell’intervento al netto degli estenuanti dieci anni di quota parte di detrazione e, in ultima riga, l’effettiva percentuale di detrazione per la singola regione.
Conclusioni
La riga conclusiva di Tab. B è la più stupefacente. Ci mostra che addirittura gli acquirenti di serramenti a Bari godranno di una detrazione effettiva in dieci anni del 25%, una percentuale esilarante ben inferiore al 36% goduto per tanti anni per le detrazioni sulla casa. Poco meglio andrà in Trentino Alto Adige dove la detrazione effettiva sale al 31% (sic!). Anche in Sicilia e in Lombardia con rispettivamente il 34% e il 35% di detrazione effettiva siamo al di sotto del 36% del bonus casa di una volta. Leggermente meglio va in Lazio e in Abruzzo dove la percentuale di detrazione sale rispettivamente al 40% e al 42%.
I risultati ottenuti mostrano come il meccanismo del valore massimo ammissibile al metro quadro nel campo degli infissi, già dimostratosi inefficace nel campo del Conto Termico 1 e 2, porti a delle conclusioni paradossali e si riveli generatore di somma ingiustizia.
Lo dimostra il caso della Puglia, una delle regioni a più basso PIL pro capite, dove il contribuente che vuole cambiare i vecchi infissi si ritrova vittima del coefficiente di agevolazione fiscale più basso di tutti i tempi più recenti. Idem anche per i nostri concittadini del Trentino Alto Adige dove predominano le case isolate dotate, quindi, di una maggior superficie finestrata e dove la cultura della qualità dei serramenti trova un adeguato e naturale corrispettivo in un prezzo superiore. E’ possibile, inoltre, che nella composizione del prezzo in Trentino Alto Adige giochi anche il fattore posa in opera visto che in regione da tempo aziende artigiane e industriali con l’appoggio delle istituzioni (vedi l’Agenzia CasaClima) hanno messo in atto azioni concrete per qualificare la posa in opera dei serramenti.
Le menti raffinate del MEF, del MISE, dell’ENEA che hanno escogitato il meccanismo del prezzo massimo ammissibile al metro quadro per la sostituzione degli infissi da agevolare fiscalmente al 50% hanno solo inventato un metodo per:
-complicare inutilmente ciò che era semplice ed efficace (al netto di possibili miglioramenti e aggiustamenti di tiro);
-allontanare i clienti dall’idea di cambiare i vecchi infissi;
-stimolare l’economia sommersa;
-favorire i prodotti della fascia bassa di prezzi (che di solito non sono di eccelsa qualità, e sono magari da cambiare tra qualche anno, con conseguente danno erariale;
-favorire l’importazione di prodotti di fascia bassa (certi Paesi dell’Europa dell’Est non aspettano altro);
-danneggiare la produzione industriale e artigianale di fascia medio-alta di qualità e tecnologia e quindi di prezzo;
-creare il fallimento di centinaia di aziende produttrici e il licenziamento di molti addetti, anche delle aziende della filiera a monte.
In un mondo ideale non ci sarebbe bisogno degli incentivi fiscali. Purtroppo viviamo in un mondo non perfetto. In Italia l’edilizia non è ancora ripartita, salvo le ristrutturazioni che in questi anni sono per fortuna cresciute essenzialmente grazie agli incentivi fiscali del bonus casa e dell’ecobonus.
Il settore dei serramenti è ancora sotto del 35% rispetto alle cifre del 2008. Si sta riprendendo per fortuna. Abolire gli incentivi fiscali – perché si tratta di questo anche se in maniera mascherata– danneggerebbe irreparabilmente una struttura industriale e artigianale che offre lavoro ad almeno 100 mila dipendenti tra diretti e indiretti, e fa vivere direttamente 30 mila aziende più quelle dell’indotto a monte.
Per cogliere l’impatto di quello che ci sta per cadere addosso pensiamo a questa cifra: se domattina, grazie al colpo di bacchetta magica del decreto ecobonus in bozza, sparissero i 1737 milioni di euro di investimenti in serramenti il settore dei serramenti tutti inclusi -legno, metallo e pvc – subirebbe la perdita di almeno 10 mila posti di lavoro*.
È questo quello che si vuole?
Ennio Braicovich
PS: *Se non credete agli effetti della bozza di decreto, invito a dividere i 1737 milioni per il fatturato medio per addetto della vostra azienda. Per il calcolo dei 10 mila posti di lavoro a rischio abbiamo utilizzato cifre medie di fatturato per addetto, pesate e rettificate per tener conto del mix di industrie e artigianato dei diversi settori: legno, metallo e pvc, e delle medie dei rivenditori di porte e finestre. Ringrazio coloro che, artigiani, industriali e rivenditori, hanno fornito dati utili ai fini di questo rapporto.
Immagini: le prime tre immagini in gallery sono elaborazioni di DBInformation, le restanti sono tratte dal Rapporto annuale Unicmi.
In allegato il Rapporto Enea sull’efficienza energetica 2018 che contiene i dati sugli interventi effettuati nel 2017 utilizzati nelle Tab. A e Tab. B.
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