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Ecobonus e Decreto ammazzadetrazioni. Broglio: “Allo Stato non conviene…”

Sarebbe suicida per l’amministrazione statale introdurre dei massimali di spesa al metro quadro per i serramenti. Ecco le ragioni perché al MEF e al MISE non conviene spingere su prezzi bassi e irrealistici che favorirebbero solo prodotti esteri

Ecobonus e decreto ammazzadetrazioni. Due temi di cui si parla molto nel settore serramenti in ragione della ventilata ipotesi di una drastica riduzione delle agevolazioni dell’ecobonus. Ciò dovuto all’introduzione dei massimali di spesa di 350 e 450€/mq per la sostituzione degli infissi nella bozza di decreto da noi giustamente definito ammazzadetrazioni (vedi news) per l’impatto devastante che esso avrebbe sul mercato del serramento, sui consumatori finali e sulle aziende del settore (vedi news).

Impatto della riduzione dell'ecobonus dovurto al decreto ammazzadetrazioni
Mercato dei serramenti e ecobonus. Impatto della riduzione dell agevolazioni fiscali dovuto al decreto ammazzadetrazioni secondo il prof. Carmine Garzia

Di questo argomento e dell’impatto che la riduzione dell’ecobonus potrebbe avere sul settore ha riferito il prof. Carmine Garzia all’Assemblea generale di Unicmi (vedi news). A lato ne riprendiamo la slide dedicata al tema a beneficio dei lettori per una miglior comprensione dell’argomento.

Qui interviene Samuele Broglio, responsabile nazionale normativa di Confartigianato Legno-Arredo che approfondisce la discussione elencando i tanti motivi per cui allo Stato italiano non conviene tagliare l’ecobonus.

(eb)

 


Samuele Broglio
Samuele Broglio

Ho letto la previsione del Prof. Carmine Garzia relativa ai valori limite al metro quadro per i serramenti in caso di riqualificazioni energetiche ai fini dell’ecobonus. Vorrei fare qualche precisazione.

Ad oggi, preso atto del fatto che il Decreto così come circolato in bozza non è stato né firmato né pubblicato dai ministri competenti. Nulla vi è di certo e, a mio avviso, non vi è nemmeno nulla di prevedibile.

Nel mio ruolo di responsabile di Confartigianato Legno-Arredo per le norme e le leggi tecniche ho partecipato, in affiancamento tecnico al Presidente nazionale Giovanni Sarnico, ad incontri con i vertici ministeriali, durante i quali la nostra Associazione ha presentato le seguenti criticità:

inadeguatezza rispetto ai reali valori di mercato dei limiti massimi così come prospettati dalla vecchia bozza di decreto. Si è fatto presente che tali valori (350 €/mq per le zone A, B, C e D e 450 €/mq per le zone E ed F), sopratttutto se intesi comprensivi di tutti gli oneri quali installazione, rimozione dell’esistente e suo smaltimento e di IVA non sono nemmeno avvicinabili dalle ditte italiane, cosa questa che per assurdo farebbe sì che un incentivo nazionale pagato con i fondi nazionali si riveli un aiuto allo sviluppo economico dei paesi esteri, e particolarmente per quelli a basso costo del lavoro;

illogicità dell’accorpamento in valore tra le fasce E ed F; soprattutto se si dovessero adottare come valori di Uw quelli di cui a Decreto Requisiti Minimi l’accorpamento in valore economico tra le zone E ed F non ha avrebbe alcun senso in quanto le tecnologie necessarie a raggiungere gli 1,0 W/mqK della zona F sono molto più raffinate, e più costose, rispetto a quelle necessarie per raggiungere gli 1,4 W/mqK della zona E.

I tecnici ministeriali sono parsi attenti ai rilievi e, seppur senza nulla promettere come è uso durante incontri di questo tipo, hanno convenuto sul fatto che tali rimostranze avessero senso logico. Ad oggi comunque non mi pare possibile ipotizzare alcuna cifra definitiva né per quanto riguarda i valori di Uw né per le quantificazioni economiche, in quanto non mi risulta che i ministeriali si siano sbilanciati con chicchesia nel dichiarare le loro intenzioni.

Allo Stato non conviene ammazzare l’ecobonus

E’ qui necessario ricordare che, almeno per quanto riguarda la partita corrente, lo sgravio IRPEF rappresenta un guadagno netto per le casse dello Stato, in quanto se da una parte l’Amministrazione statale ci perde il 50% del valore dell’intervento sotto forma di IRPEF non versato in quanto dedotto, ciò avviene in 10 anni al rateo del 5% annuo. Il che fa sì che solo tenendo presente il gettito IVA con aliquota del 22% versato nell’anno si crei uno sbilancio positivo del 17% (il conto è estremamente semplificato ed impreciso in quanto non tiene conto di tutte le variabili e sicuramente farebbe inorridire un fiscalista, ma dà comunque un’idea dei numeri in gioco). A ciò andrebbe aggiunto il maggior gettito diretto da altra tassazione sulle ditte serramentistiche e loro titolari (IRPEF, IRAP ecc…), quello derivante dalla tassazione sugli utili dei loro fornitori e su quelli degli stipendi dei dipendenti nonché tutta la partita dei contributi, gettito che in caso di spostamento massiccio degli acquisti degli italiani verso prodotti extra-nazionali andrebbe irrimediabilmente perduto.

Personalmente non sono facile all’ottimismo e ritengo che sia in ogni caso indispensabile un’azione di tutti i soggetti coinvolti in questa partita (associazioni, singole ditte e pure singoli soggetti) nei confronti di qualsiasi potenziale decisore politico disponibile per far sì che la definizione dei valori economici specifici sia reale e realisticamente parametrata sulle possibilità delle aziende nazionali. Per converso non sono ancora disposto a lasciarmi gelare da previsioni non ufficiali sprofondando nella disperazione più nera.

Samuele Broglio, Responsabile Normativa Confartigianato Legno-arredo