Lo studio sul settore edilizia aggiornato ai primi 6 mesi di quest’anno è stato illustrato a Roma dal presidente dell’Ance, Claudio De Albertis, dal vicepresidente Rudy Girardi e dal responsabile del Centro Studi Ance, Flavio Monosilio.
Lo studio sul settore edilizia aggiornato ai primi 6 mesi di quest’anno è stato illustrato a Roma dal presidente dell’Ance, Claudio De Albertis, dal vicepresidente Rudy Girardi e dal responsabile del Centro Studi Ance, Flavio Monosilio.
Il 2015 è stato l’ottavo anno di crisi per il settore delle costruzioni. Una crisi che ha dimezzato i livelli produttivi dei principali comparti e indebolito gravemente il tessuto industriale del settore. Il 2016 ed anche il 2017 si presentano ancora carichi di incertezza per le potenzialità di ripresa e per il rischio del perdurare di una crisi senza precedenti.
Alla conferenza stampa sono intervenuti autorevoli analisti dell’economia e del settore, Lorenzo Bellicini del Cresme, Luca Dondi di Nomisma, Luca Paolazzi del Centro Studi di Confindustria e Francesco Zollino di Banca d’Italia, che hanno offerto il loro punto di vista sulle prospettive di sviluppo del settore.
Ma vediamo cosa emerge dal quadro tracciato da Ance. ”Nella prima parte del 2016 le aspettative di ripresa del settore delle costruzioni non hanno trovato conferma. L’indice di produzione, nei primi quattro mesi del 2016, è stato caratterizzato da un andamento altalenante. L’occupazione nel settore, nel primo trimestre 2016, si riduce di un ulteriore 3,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il bilancio complessivo dei posti di lavoro persi nelle costruzioni dall’inizio della crisi è di 580.000 unità, che diventano 800.000 considerando anche i settori collegati”.
Le valutazioni sulle prospettive del settore espresse dalle imprese peggiorano.
“Fuori dal mercato oltre 100.000 imprese. Tra il 2008 e il 2014 il settore dell’edilizia ha perso centinaia di migliaia di imprese. Gli effetti della lunga crisi, infatti, sono stati molto pesanti per il tessuto produttivo dell’edilizia e principalmente per le aziende più strutturate: ha cessato la propria attività il 26,9% delle imprese con 2-9 addetti, il 40% di quelle tra 9 e 49 addetti e il 31% di quelle con più di 50 addetti”.
A fine 2015 le previsioni per l’anno in corso erano di un aumento dell’1% degli investimenti. Oggi questo risultato non sembra più raggiungibile.
“Secondo le nuove stime gli investimenti in costruzione per il 2016 segneranno un +0,3%, un aumento trascurabile e sicuramente del tutto insufficiente a creare condizioni di effettiva ripresa.
Le previsioni di un aumento degli investimenti nel settore, alla fine dello scorso anno, erano trainate da una stima di crescita dei lavori pubblici del 6%, grazie all’aumento delle risorse (+9,2%), alla cancellazione del Patto di stabilità interno e alla clausola europea per gli investimenti disposte dalla legge di stabilità 2016. Le difficoltà di un pieno utilizzo della clausola di flessibilità e l’entrata in vigore del nuovo codice hanno frenato bruscamente la ripresa. Le nuove stime per gli investimenti in opere pubbliche per il 2016 si fermano dunque a un +0,4%”.
Nel 2016 gli investimenti in nuove abitazioni registreranno una diminuzione del 3,4% rispetto al 2015, per effetto principalmente della drastica riduzione dei permessi di costruire.
“Diverso, invece, il risultato degli investimenti in riqualificazione degli immobili che a fine anno dovrebbero aumentare di 1,3 miliardi, ossia l’1,9% in più rispetto al 2015. Un dato conseguito grazie al potenziamento fino a dicembre 2016 degli incentivi fiscali per le ristrutturazioni edilizie e per l’efficientamento energetico. Il mercato della casa, però, continua a segnare dati positivi. Il 2015 si è chiuso con un incremento del 6,5% delle compravendite, che quindi riguardano il mercato dell’usato, pari a 445mila abitazioni, e nel primo trimestre 2016 si conferma questo trend con una crescita del 20,6% degli alloggi compravenduti. L’aumento registrato nel primo trimestre di quest’anno (+20,6%) coinvolge sia i comuni capoluogo che i comuni non capoluogo ed è esteso a tutte le aree geografiche”.
L’accesso al credito, per il settore delle costruzioni, continua ad essere estremamente problematico.
“Nel 2017 le previsioni, basandosi sullo status quo, – sottolinea Ance – ci mostrano una nuova flessione dei livelli produttivi dell’1,2% in termini reali su base annua, con una riduzione del 3,6% delle opere pubbliche, del 3% della nuova edilizia residenziale e dello 0,2% nel comparto delle ristrutturazioni. Per scongiurare questi effetti è necessario intervenire con politiche adeguate per il settore:
- un periodo transitorio del nuovo codice degli appalti;
- la messa a regime degli incentivi potenziati per la ristrutturazione edilizia e per la riqualificazione energetica, rimodulati, questi ultimi, in modo da premiare gli interventi che consentano di ottenere i migliori risultati in termini di risparmio energetico;
- norme finalizzate a favorire interventi di “sostituzione edilizia”, che implicano la demolizione e ricostruzione dell’esistente, anche con incrementi volumetrici, le agevolazioni per la permuta tra vecchi edifici e immobili con caratteristiche energetiche completamente rinnovate;
- la proroga, per un ulteriore triennio, della detrazione Irpef pari al 50% dell’Iva dovuta sull’acquisto di abitazioni in classe energetica A o B, introdotta dalle legge di Stabilità 2016 ed in scadenza al 31 dicembre 2016. In questo scenario, per il settore delle costruzioni la previsione Ance per il 2017 è di una crescita dei livelli produttivi dell’1,1% in termini reali su base annua.
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