Al 17° Congresso di Angaisa, il punto sulla ripresa dell’Italia e dell’industria delle costruzioni
E’ prudente Lorenzo Bellicini, direttore di Cresme, l’istituto di ricerca economica e sociale, quando descrive l’attuale momento dell’edilizia italiana affermando: “Nel 2015 si dovrebbe arrestare la caduta e avviare la ripresa…trainata dalle riqualificazioni e opere pubbliche”. Lo fa dal palcoscenico di Palazzo Mezzanotte, il Palazzo della Borsa di Milano, in occasione del 17° Congresso di Angaisa. Da lungo tempo i semestrali Congressi dell’associazione dei distributori del settore idrotermosanitario, sono un eccellente punto di riferimento per chi si occupa di edilizia grazie agli interventi di Cresme e di altri osservatori dell’economia e della distribuzione dei prodotti da costruzione.
La prudenza di Bellicini è del resto comprensibile. Le gelate degli entusiasmi sono state frequenti negli ultimi anni. Vedi il 2011 quando si pensava di essere usciti dalla crisi in cui si era precipitati nel 2008, e si assisteva ai primi segnali di ripresa, soprattutto nell’immobiliare. Il dramma del debito pubblico nell’ultimo semestre di quell’anno travolse ogni speranza “in Italia, nel Sud Europa…in breve non c’è più liquidità e i tassi schizzano verso l’alto. La seconda crisi, seconda parte 2011-14 è pesantissima. E’ la crisi della domanda interna, è la vera crisi del settore delle costruzioni. La crisi 2012-14 colpisce un settore dimagrito e produce una profonda selezione”.
Nell’anno appena passato le compravendite immobiliari tornano a crescere segnando un bel +3,5% mentre le previsioni per il 2015 sono ancora più positive: +6%, nelle valutazioni più prudenziali. Le cifre positive nascondono il dramma del dimezzamento del mercato passato da 1.044.000 unità del 2006 alle 501.000 del 2014. La ripresa dell’immobiliare è partita dai comuni capoluogo e si è allargata a macchia d’olio agli altri comuni e alle zone dove è ripartita l’economia.
Quanto alle nuove costruzioni ci sarà ancora da aspettare perché zavorrate dall’invenduto valutato in 200-250 mila abitazioni. La grande quantità dell’usato, e in particolare di seconde case, risponde alla domanda in termini competitivi con il nuovo.
In totale dal 2007 al 2014, evidenzia il Cresme, la perdita è stata pari a 51,3 miliardi di euro, il 32,4% del fatturato di prima.
Il valore della produzione 2014 del settore costruzioni è ammontato a 170,3 miliardi di euro di cui 118 pari al 69,4% sono di manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio esistente. Ovvero il 70% del mercato è nel recupero edilizio.
Quanto alle nuove costruzioni residenziali esse rappresentano neanche il 10% dell’attività edilizia (9,4%) con 16 miliardi di euro. Nel 2007 esse valevano, a valori correnti, ben 41 miliardi di euro.
Il crollo degli investimenti nelle nuove costruzioni continuerà anche nel corso di quest’anno (-8%). Per un primo segno positivo in questo segmento di attività occorrerà attendere il 2016: “Sarà il primo segnale positivo dal 2002”.
La ripresa, sottolinea Bellicini, è ormai avviata e si rafforzerà nelle previsioni nel corso del 2016 e 2017 grazie alle opere pubbliche – scuole, ospedali, uffici pubblici – e alla riqualificazione: “La ripresa delle opere pubbliche è vista nei programmi del Governo come un aspetto rilevante del rilancio del paese, ma il segnale più concreto su cui costruire la nostra previsione viene dai bandi di gara e dalle aggiudicazioni di opere pubbliche già nel corso del 2014”. Ma emerge anche un altro aspetto interessante nelle opere pubbliche: la crescita del comparto della manutenzione e della gestione del patrimonio esistente.
A fatica siamo usciti dal sesto ciclo edilizio dal dopoguerra in qua per entrare nel settimo. Siamo in un nuovo scenario settoriale “che sebbene caratterizzato da livelli di domanda più contenuti rispetto al passato, può ancora costituire uno straordinario elemento propulsivo”. Avanti con prudenza, quindi, ma con un certo ottimismo. (eb)
Nelle foto: Il Palazzo della Borsa di Milano, il presidente di Angaisa Mauro Odorisio e il direttore di Cresme Lorenzo Bellicini ed alcuni grafici emblematici tratti dalla relazione del Cresme
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