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Scade l’11 novembre la possibilità di presentare emendamenti alle misure della Legge di bilancio 2025, anche per quanto riguarda il settore edile

La stretta sui bonus edilizi, anche se allentata rispetto a quanto inizialmente previsto, pone grossi dubbi tra gli esponenti delle associazioni di settore che sottolineano gravi mancanze da parte del Governo su vari aspetti, come il caro materiali, i lavori pubblici e le riqualificazioni energetiche. Cosa è successo la scorsa settimana nel comparto edile.

 

Al via le audizioni alla Camera sulla Legge di Bilancio

Ci sarà tempo fino all’11 novembre per presentare gli emendamenti alle misure della Legge di Bilancio 2025, alcune delle quali riguardano il settore edile.

In sede di audizione ANCE ha criticato l’assenza della proroga al 2025 delle misure relative al caro materiali per i lavori pubblici in corso di realizzazione, e ha ribadito che la manovra appare deficitaria anche sul tema della riqualificazione energetica e strutturale degli edifici.

Anche Confedilizia, come ha dichiarato il presidente Giorgio Spaziani Testa, manifesta la “forte preoccupazione per il drastico taglio degli incentivi”.

Condividendo gli stessi timori, la presidente dell’Organismo nazionale del condominio di Confassociazioni Federica De Pasquale ha presentato una proposta. “Il bonus ristrutturazioni spettante per il 2025, 2026 e 2027 dovrebbe essere elevata al 40% delle spese per interventi sull’unità immobiliare adibita ad abitazione principale o seconda casa. La percentuale -spiega De Pasquale- resterebbe del 40% anche per gli interventi eseguiti in ambito condominiale fino al 31 dicembre 2027”.

 

L’impatto della stretta sui bonus edilizi

Sulla stretta del governo sui bonus edilizi Nomisma ha condotto per CNA un sondaggio che stima che, con aliquote al 36% e un tetto massimo di 48mila euro, si ridurrebbe la domanda delle famiglie per le ristrutturazioni di 97,3 miliardi in un triennio, con 3,5 milioni di famiglie (su 10 milioni) che potrebbero rinunciare ai lavori di ristrutturazione. Una domanda persa che genererebbe 119,7 miliardi di valore aggiunto e attiverebbe circa due milioni di posti di lavoro.

Il taglio agli incentivi impatterebbe anche sui benefici ambientali, rinunciando a un risparmio energetico complessivo di 16mila GWh/anno (il 4,5% sul 16% della normativa Case green).

Per CNA serve un prolungamento dei bonus minori (50 e 65% per ristrutturazioni ed efficientamento) almeno triennale, e garantire misure adeguate anche per le abitazioni secondarie.

 

Gli immobili in classe A si vendono prima

Il mercato apprezza maggiormente gli immobili più efficienti dal punto di vista energetico, con qualità costruttiva elevata e ottime finiture. Le case green rimangono sul mercato circa 68 giorni, contro i 90 giorni di quelli in classe G, come rileva uno studio realizzato da Century 21 Italia insieme a Wikicasa. Il problema è trovarli senza scendere a compromessi sulla zona della città in cui si vorrebbe vivere. Gli immobili in classe A si trovano infatti prevalentemente in zone semicentrali e periferiche.

Il report di Immobiliare.it Insights rileva che il Veneto con il 26% guida la classifica delle regioni che propongono più case in classe A, seguono l’Emilia-Romagna con il 17% e la Lombardia con il 14%.