Lo conferma Lorenzo Bellicini del Cresme presentando oggi i dati del XXIV rapporto congiunturale del Cresme, all’annuale assemblea di Angaisa, l’associazione dei distributori idrotermosanitari. In sintesi: meno gru, più manutenzione, più servizi e meno prodotti
Il mercato edilizio è entrato in una nuova fase, definita da una dimensione composta da elementi eterogenei, eppure costituenti un inedito modello globale: le città sono in profondo mutamento e “l’ambiente costruito” comprende non solo gli edifici tout court ma le modalità abitative, la gestione dei servizi, le tecnologie e gli impianti utili a produrre energia e a consumarne di meno (utilizzando quella prodotta, tanto da arrivare all’autosostentamento, costruendo NZEB) e quelle che rendono le case e le cose intelligenti grazie all’IoT. Quindi addio all’edilizia tradizionale, come quella rappresentata nella foto di apertura, mentre si apre la fase dell”ambiente costruito”. Un mondo fatto più di servizi che di prodotti. Meno gru e più manutenzione.
Questo il composito quadro che ha presentato stamane a Milano, all’assemblea di Angaisa, l’associazione dei distributori idrotermosanitari, Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme.
Detto ciò, i segnali di lieve ripresa sono ancora da attribuirsi totalmente al rinnovo, non al nuovo: “Il recupero – dice Bellicini – tiene in piedi il mercato italiano” che è il secondo in Europa in questo ambito (nel 2014, con 98,9 mld di € seguendo la Germania, ma prima di UK e Francia). Nel nostro Paese, più del 72% degli interventi riguarda il patrimonio esistente e le “aree di rigenerazione” sono diverse: dalla manutenzione ordinaria alla gestione dell’immobile, dall’incremento della qualità edilizia (manutenzione straordinaria o di centri storici) al rinnovo per obsolescenza, dall’integrazione di energy technology all’eliminazione di disordini/irrazionalità edilizie.
Dei 164,7 miliardi di valore della produzione nelle costruzioni (media annua 2015/2016 in miliardi di €) il riuso ne vale 120 (72,9 %), 43 il nuovo (25,8 %) e 1,6 (1%) gli impianti FER. Il riuso è poi suddiviso in 84 mld di € relativi a manutenzione straordinaria (51%) e 36 a quella ordinaria (21%).
Incentivi e riqualificazione energetica
I dati Cresme segnalano che l’importo dei lavori di ristrutturazione edilizia e di riqualificazione energetica che hanno beneficiato degli incentivi fiscali ammonta nel 2016 a 30 miliardi di €. La riqualificazione energetica vale 3.285 mln. di € (il 4% del rinnovo totale): il rinnovo incentivato per l’efficientamento, articolato in investimenti annui (2015/16) e per destinazione d’uso degli immobili, registra un 95% destinato al solo settore residenziale (con 3120 mln. €), seguito dal terziario commerciale (3% cioè 98 mln. €), dall’industriale artigianale (1%, 33 mln. €) e altro (0,8%, 26 mln. €).
Tra le tipologie di intervento, le coibentazioni delle superfici opache e le sostituzioni degli infissi, con 2.172 mln. di € a primeggiare (66%), seguite da impianti di riscaldamento efficienti (798 mln. €), riqualificazioni globali (201 mln. €) e sostituzioni di scaldabagni elettrici (122 mln. €).
Le richieste di detrazione per l’efficientamento energetico pervenute nel 2014, sono state 299.795 (214.863 quelle relative alla coibentazione delle superfici opache e sostituzione infissi).
A questi dati corrispondono quelli di stima dell’impatto economico-finanziario per il periodo 1998-2026 (investimenti 1998-2016): le domande complessive di defiscalizzazione (98/2016) sono state 14.286.270 e gli investimenti complessivi attivati dagli incentivi hanno raggiunto i 237 mld. di €. Il totale degli importi detraibili fiscalmente (i “costi” dello Stato) sono stati pari a -108,7 mld. di €.
I ricavi ammontano a un getto contributivo e fiscale di +89,9 mld. € (Iva, Ires, Irpef e oneri sociali). In sintesi: il saldo totale tra 1998 e 2016 sarà a valori correnti -18,9 mld. € e a valori attualizzati +0,3 mld. €.
E cosa ci aspetta prossimamente? Bellicini è sintetico: la proroga delle agevolazioni del 65% e del 50%; il potenziamento degli interventi all’involucro dell’edificio e alle parti comuni condominiali; il potenziamento delle misure antisismiche; la conferma della cessione del credito ai fornitori o a soggetti privati (esclusa intermediazione finanziaria e banche); la conferma dell’agevolazione fiscale per gli ex Iacp. Sperando sempre, chiosa il direttore del Cresme, che ci siano i soldi per realizzare questi ambiziosi programmi.
(MaB)
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