Un’indagine su 102 comuni conferma ciò che si sapeva già: i Criteri ambientali minimi (CAM) non vengono applicati
I CAM, i Criteri ambientali minimi per gli acquisti della Pubblica Amministrazione non funzionano o meglio non vengono applicati. E in edilizia ancora meno. Lo svela o meglio lo conferma un’indagine realizzata dall’Associazione Comuni Virtuosi con la collaborazione della società di consulenza Punto 3 srl e presentata alla Camera dei Deputati (vedi allegato).
Che cosa sono i CAM
I Criteri Ambientali Minimi (CAM) sono i requisiti ambientali definiti per i cosiddetti Acquisti verdi ovvero per i processi di acquisto, che individuano la soluzione progettuale, il prodotto o il servizio migliore sotto il profilo ambientale lungo il ciclo di vita, tenuto conto della disponibilità di mercato. Sono adottati con decreto del Ministero dell’Ambiente.
A oggi sono stati adottati 17 CAM. I Criteri Ambientali Minimi per l’edilizia sono stati approvati con il DM 11 ottobre 2017, pubblicato in Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 259 del 6 novembre 2017 con il titolo “Affidamento di servizi di progettazione e lavori per la nuova costruzione, ristrutturazione e manutenzione di edifici pubblici”.
I CAM sono stati introdotti con l’art. 18 della L. 221/2015 e quindi dall’art. 34 recante “Criteri di sostenibilità energetica e ambientale” del D.lgs. 50/2016 “Codice degli appalti” modificato dal D.lgs 56/2017, che ne hanno reso obbligatoria l’applicazione da parte di tutte le stazioni appaltanti.
L’indagine sui CAM
I dati raccolti grazie al monitoraggio forniscono informazioni sulle tendenze in atto presso gli associati – un centinaio di comuni di tutta Italia – mettendo in rilievo motivazioni, esigenze, numero di bandi pubblicati con e senza Criteri Ambientali Minimi (CAM) ed importi complessivi delle gare con e senza criteri verdi.
Il risultato generale è pessimo ma per l’edilizia della PA è un vero e proprio disastro. E meno male che l’indagine è stata fatta sui 102 soci dell’Associazione Comuni Virtuosi. Chissà se fosse l’inchiesta fosse stata fatta sugli 7917 Comuni d’Italia! Ma tratteniamo il disappunto (tutto sommato i CAM sono previsti da una serie di leggi dello Stato) e vediamo le cifre dell’inchiesta relative ai bandi emanati nel 2017:
-all’indagine hanno risposto solo 40 su 102 comuni;
-i bandi emanati sono stati 658 di cui solo il 21% vedeva applicati i CAM;
-gli importi impegnati dai bandi con i CAM sono però risultati il 33% degli importi totali dei bandi;
-il 55% dei comuni virtuosi (sic!) che hanno risposto non applica i CAM in nessuna categoria merceologica.
Le percentuali di bandi che applicano i CAM sono:
-il 60% relativi alle forniture di carta per ufficio;
-il 50% per il servizio di ristorazione;
-il 43% per le forniture di apparecchiature elettriche ed elettroniche e arredi per ufficio;
-il 42% per il servizio di gestione dei rifiuti;
-il 6% per l’acquisizione di veicoli adibiti al trasporto su strada e i servizi di gestione del verde pubblico;
–il 4,2% per l’edilizia;
I CAM per l’edilizia
Infatti solo 6 su 140 bandi per l’edilizia sono risultati rispettare i CAM per un valore aggregato di 1 650 000€ su un totale di 9 540 000€ pari al 17% del valore complessivo dei bandi per l’edilizia dei 40 comuni che hanno risposto.
Ricordiamo che l’introduzione dei CAM per l’edilizia ha implicato l’applicazione immediata del Decreto Requisiti Minimi del 26 giugno 2915 cambiando fin dal 13 febbraio 2017 – in tutta Italia- per progetti previsti dalle gare d’appalto della PA i valori di trasmittanza termica dei serramenti o meglio delle “chiusure tecniche trasparenti e opache e dei cassonetti, comprensivi degli infissi, verso l’esterno e verso ambienti non climatizzati soggette a riqualificazione (vedi news).
Vista la scarsissima applicazione dei CAM per l’edilizia è ben possibile ritenere che il settore dei serramenti e delle chiusure, delle facciate e dei vetri abbiamo perso numerose occasioni per offrire prodotti a maggior valore aggiunto come quelli imposti dal Decreto Requisiti Mimi. Un danno che però è difficilmente calcolare.
Altra considerazione: i CAM sono stati introdotti a freddo sulla Pubblica Amministrazione senza lasciar alcun tempo ai funzionari per metabolizzare nuovi concetti e pratiche indispensabili per attuare gli acquisti verdi. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Al punto che solo 15 giorni fa il presidente dell’Autorità nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone aveva puntato il dito sul fatto che i CAM, pur essendo provvedimento auspicabile, esigono “oneri rilevantissimi per la loro implementazione”. Di fatto si sono tradotti in “un nulla di fatto”. e poi affondando il coltello caldo nel burro: “se qualcuno oggi provasse a imporre i Cam, il sistema degli appalti sarebbe bloccato. Ecco perché dobbiamo mettere in condizioni gli enti locali di renderli attuabili”.
Complimenti a chi ha realizzato l’indagine che è stata presentata presso la sala Stampa della Camera dei Deputati grazie agli on. Rossella Muroni e Luca Pastorino di Liberi e Uguali.
(eb)
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