Fondazione Agnelli: per rendere sostenibili e sicure le nostre 40 mila scuole serve l’11% del PIL
L’Edilizia scolastica in Italia? Poco sicura ed energivora. Per mettere in sicurezza e rendere sostenibili le nostre 40 mila scuole servono 200 miliardi di euro, l’11% del nostro Prodotto Interno Lordo, tre volte tanto il bilancio annuale del Ministero dell’Istruzione. E’ questa la cruda fotografia della nostra edilizia scolastica che esce dal Rapporto della Fondazione Giovanni Agnelli che viene presentato oggi a Torino.
Il Rapporto sull’ Edilizia Scolastica, che sarà pubblicato a gennaio da Editori Laterza, tiene conto di tutte le dimensioni rilevanti, per mettere a fuoco il futuro degli edifici scolastici in Italia. Il Rapporto si fonda su analisi approfondite e inedite per fornire indicazioni di policy in vista degli interventi necessari all’edilizia scolastica nei prossimi anni.
Del resto è ben noto che una scuola sicura e sostenibile, gli spazi e l’organizzazione didattica giocano un ruolo fondamentale nei processi di apprendimento, favorendo oppure ostacolando l’innovazione didattica e influenzando il benessere di chi sta a scuola.
Studiare in una scuola poco sicura non è certamente un’esperienza molto gradevole per gli allievi, il personale scolastico e le famiglie. Non passa mese purtroppo che noi non segnaliamo un incidente da Mala Scuola (vedi qui l’ultimo) dovuto a infissi che cadono a terra sfiorando allievi e insegnanti, cancelli che crollano (qui l’ultimo), porte di sicurezza che rovinano a terra bloccate e amenità del genere.
Quanto alla sostenibilità e all’efficienza energetica la situazione è simile. Nel 2012 l’allora ministro del MIUR Francesco Profumo fece in Parlamento una semplicissima riflessione: oggi lo Stato spende per il riscaldamento degli edifici scolastici 10 miliardi di euro circa. Sono edifici che sono dei veri buchi energetici degni della peggiore classe energetica, la G. Se improvvisamente, con un esercizio evidentemente immaginario, portassimo tutti questi edifici in classe energetica A, la classe migliore, spenderemmo solo 1,5 miliardi di euro. Il vantaggio per tutti, allievi anzitutto, sarebbe enorme. Per le casse dello Stato idem e così per l’ambiente.
Risultato? Nulla o pochissimo. Però non demordiamo.
Gli edifici scolastici in Italia, ci racconta l’Anagrafe dell’edilizia scolastica del Miur, sono circa 40mila; hanno un’età media avanzata (52 anni) e in due casi su tre sono stati costruiti più di 40 anni fa. Per l’efficienza energetica vera occorrerà attendere i primi decreti degli anni duemila.
In effetti la Fondazione Agnelli ci racconta un film già visto in tutta Italia: gli edifici degli anni settanta sia quelli antecedenti mancano dal punto di vista della sostenibilità ambientale e dell’efficienza energetica: materiali non isolanti, vetrate e infissi che disperdono il calore, fonti di riscaldamento o raffreddamento inquinanti e inefficienti.
Su questo quadro incombe, peggiorando la situazione, la scarsa manutenzione ordinaria e straordinaria, che dipende pure dalla frammentazione di responsabilità e competenze distribuite tra Stato, regioni, enti locali e singole scuole in merito alla proprietà e alla conduzione degli edifici.
Se dovesse partire un grande piano di investimenti pubblici in infrastrutture, sottolinea la Fondazione Agnelli, esso dovrà includere un capitolo di spesa dedicato all’edilizia scolastica. Il che si sposerebbe alla perfezione con il News Green Deal, la rivoluzione verde che il Governo vorrebbe promuovere. Vedremo se alle parole seguiranno i fatti.
Nell’immagine, una scuola dove recentemente un infisso è rovinato su un’operatrice scolastica
a cura di Ennio Braicovich
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