Oppure “escludere dall’accesso alle detrazioni quei prodotti commercializzati da soggetti che eludono il pagamento della ritenuta di acconto”
La ritenuta d’acconto dell’8% sui bonifici per i lavori che danno diritto alle detrazioni fiscali del 50% e 65% la pagano solo le aziende italiane e quelle straniere residenti e con conto in banca in Italia. Quelle non residenti e senza conto in banca si intascano l’8% e se lo portano oltre frontiera. Una situazione di palese ingiustizia e disparità di trattamento che affligge chi è in regola con leggi, fisco e contributi drenandogli liquidità e favorisce chi non è in regola. Lo abbiamo denunciato da tempo (vedi, ad esempio, la confessione di un rivenditore news del 14 luglio e la news del 30 luglio 2015).
Il fatto è riemerso ieri con la pubblicazione della risposta n. 844 a un contribuente da parte della rubrica L’Esperto risponde de IlSole24Ore di cui abbiamo dato prontamente conto (vedi news) invitando le associazioni di settore a intervenire in merito. E prontamente Unicmi ha scritto al viceministro Luigi Casero all’Economia e Finanze e per conoscenza al Direttore dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi.
Nella lettera il direttore Pietro Gimelli premette che molti costruttori italiani di serramenti “da tempo ci segnalano una grave distorsione fiscale cui beneficiano operatori stranieri (non in possesso di personalità giuridica e fiscale in Italia, né di una banca italiana di appoggio) che operano sul nostro mercato”. E riprende quanto risposto dalla rubrica “L’Esperto risponde” del Sole 24 Ore e che confermava quanto da noi denunciato da tempo: “… se il destinatario del bonifico è un soggetto non residente e, correlativamente, non dispone di un conto in Italia, il pagamento dovrà essere eseguito mediante un ordinario bonifico internazionale (bancario o postale) e dovrà riportare il codice fiscale del beneficiario della detrazione e la causale del versamento, mentre il numero di partita Iva o il codice fiscale –del soggetto a favore del quale il bonifico è effettuato- possono essere sostituiti dall’analogo codice identificativo eventualmente attribuito dal Paese estero…”.
E quindi: “Secondo noi ciò rappresenta una vera e propria distorsione nel mercato, in atto, fra l’altro, in un momento di gravissima crisi del settore, crisi mitigata giusto dai “bonus per l’edilizia” che rappresentano una quota media di oltre il 40% del fatturato dei costruttori italiani di serramenti.Non ci appare infatti equo ed etico che queste aziende possano offrire sul mercato prodotti in grado di accedere alle detrazioni del 50 o del 65%”.
Infine l’invito al viceministro e all’Agenzia delle Entrate ad approfondire l’argomento per una “equiparazione dei doveri fiscali di tutti i soggetti, indipendentemente dalla loro nazionalità e dalla presenza di una banca italiana di appoggio, oppure all’esclusione dell’accesso alle detrazioni di quei prodotti commercializzati da soggetti che eludono il pagamento della ritenuta di acconto”.
(eb)
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