Tanti anni di lavoro sulla norma sulle facciate continue e su altre norme vanificati da un blocco messo in atto dalla Commissione europea. Pazienza: per la progettazione si userà la norma del 2020, per le prove quella del 2003!
Le facciate continue in tutta Europa hanno una nuova norma di prodotto: la EN 13830 che in Italia diventa UNI EN 13830, essendo stata recepita molto rapidamente dal nostro ente normatore (vedi news). Ma che cosa c’è dietro questa norma?
Ne parliamo in questa video intervista con il prof. ing. Paolo Rigone, docente al Politecnico di Milano e direttore tecnico Unicmi, convenor del CEN TC33/WG6 Curtain Walls che ha sviluppato la EN 13830.
Paolo Rigone illustra i contenuti della revisione della norma UNI EN 13830 sulle facciate continue e le problematiche retrostanti. Tra le novità l’eliminazione dei paragrafi relativi alla caratteristica dell’equipotenzialità elettrica e della sua specifica Appendice B; l’eliminazione del capitolo “Marcatura ed etichettatura” e dell’appendice A relativa alla manutenzione. Infine, la revisione dell’Appendice ZA riguardante le disposizioni relative al Regolamento Prodotti da Costruzione n..305/2011. Come si vede, le novità sono all’insegna della sottrazione rispetto alla norma del 2015, che ben spiega il convenor del WG6. Per ulteriori approfondimenti vedi qui la notizia sulla revisione della norma data da Unicmi.
Il blocco della norma sulle facciate continue e di tante altre
Tra le problematiche non ultima la pressoché certa mancata armonizzazione della norma a causa di un blocco di questa e tante altre norme da parte della Commissione europea. Pazienza, saremo strabici: per la progettazione si userà la norma del 2020, per le prove quella del 2003! Anche per la marcatura CE si farà riferimento a una norma sviluppata negli anni novanta, quella del 2003 pubblicata in Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea e quindi norma armonizzata.
E’ una situazione paradossale perché, racconta Rigone, il WG6 ha fatto di tutto perché la norma sia compliant ai dettati della Commissione e in rispetto del Regolamento Prodotti da costruzione. Ma ciò non basterà ai fini della armonizzazione della norma. Quindi, niente marcatura CE in linea con il 2020.
Il problema di fondo è, come abbiamo scritto più volte, che la Commissione di Bruxelles è sotto schiaffo da parte della Corte di Giustizia europea che ha sentenziato che le norme tecniche europee sono parte integrante del diritto europeo. Da anni la suprema Corte ha chiarito con la sentenza del James Elliott Case (vedi news) che le norme armonizzate sono parte della legislazione europea e quindi devono essere complete sotto i profili tecnico e legale. Invece di metter in atto procedure che assicurino che le norme rispettino pienamente il diritto europeo, a Bruxelles i funzionari se la fanno sotto e da 3-4 anni bloccano tutto indecisi sul da farsi. Non riescono neanche a preparare gli Atti delegati necessari per armonizzare le norme EN. L’ultima trovata (risale a un anno fa) è che occorre rivedere il CPR (ossia il Regolamento) in versione light, hard o destroy. Sì, avete letto bene: “azzeriamolo che tanto non ci capiamo (loro, gli eurocrati) più nulla”. Una vera follìa burocratica che danneggia l’Europa, l’industria, gli artigiani, il mondo dell’edilizia.
Agli eurocrati industria, associazioni, enti normatori, gli stessi normatori dovrebbero chiedere i danni. Le cifre, credetemi, sono da capogiro. Venti anni e più di lavoro buttati a causa della loro disattenzione, incompetenza e negli ultimi anni, come apprendiamo, anche delle loro menzogne! Qui sì che ci sarebbe da tirare in ballo, per chi ne avesse il coraggio, la Corte di Giustizia europea. L’Unione europea merita di meglio di chi negli ultimi anni ha governato a livello centrale il Regolamento Prodotti da Costruzione.
Ennio Braicovich
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