Il fotografo parigino Alexandre Jacques ha realizzato un progetto che si chiama Architectural Pattern. Tutte facciate splendidamente immortalate in scatti mai banali, mai con un baricentro verticale
Quello di identificare geometricamente i disegni delle facciate degli edifici e cercarne di riconoscere le forme geometriche e matematiche è una ricerca che è sempre esistita. L’architetto statunitense Christopher Alexander, l’ha codificata, individuando in ambito architettonico ben 253 pattern, appartenenti a una specifica categoria con un preciso ordine lineare.
“La filosofia fondamentale riguardo il ‘pattern language’ – sottolineava Alexander nel 1977 – è che gli edifici devono essere adatti alle esigenze individuali e dei luoghi; il loro progetto quindi dev’essere flessibile, al fine di assecondare queste necessità.
Noi non creiamo un edificio come un set di componenti, ma generiamo una struttura che emerge completa, ma leggera; che gradualmente si rafforza, ma rimane flessibile. E solo alla fine diviene completamente forte e robusta.”
Riuscire a trovare un fascino nascosto anche nei grandi palazzi che incombono sulle metropoli è possibile. Ne sa qualcosa il fotografo parigino Alexandre Jacques, che nel suo lavoro di direttore artistico è abituato a scorgere virtù nascoste anche dove non si riescono a intravedere.
Dal 2006, ha scelto di osservare le facciate degli edifici dalle più grandi città del mondo, sotto un diverso punto di vista. Il progetto dal titolo “Architectural Pattern“, che ne traccia i contorni, sintetizza il modo in cui il suo obbiettivo sia andato a coglierne forme, disegni e colori.
Passando dal Novotel di Parigi alla sede della redazione del New York Times, dalla Biblioteca Nazionale francese agli uffici della Santos Place a Brisbane, in Australia, ha sviluppato una galleria di immagini che fonde progettazione architettonica, fotografia e grafica.
Torri e grattacieli visti sotto altre prospettive, a volte inclinati a volte collimando il soggetto con il naso all’insù.
Mai da un baricentro stabilmente verticale. Il suo progetto invita addirittura a cogliere nuovi spunti su facciate spesso considerate invasive o degradanti, dove la ripetizione di linee orizzontali, verticali o di un singolo modello ipnotizzano l’osservatore annullando qualunque contesto esterno ad esse.
Proprio su questa ripetitività geometrica, Alexander Jacques ne ha intuito la valenza grafica. Ha così trasformato i suoi scatti in una galleria di immagini da porre a parete come elemento decorativo e le ha messe in vendita sulla pagina commerciale del sito stesso.
“La finalità commerciale, circostanziata all’autofinanziamento del progetto è vitale per la sua continuità – dice lo stesso Alexandre – Per viaggiare, recarsi direttamente sul posto e cogliere nuovi spunti occorrono risorse”.
Non a caso Alexandre Jacques ha una piattaforma aperta sulla quale inserire commenti, osservazioni o suggerimenti, finalizzata al confronto vivace. “Sentitevi liberi di mandarmi una mail. Sarei felice di parlare con voi del mio lavoro. Non esitate né a scrivere la mia pagina di Facebook dove potrete trovare tutte le ultime notizie del progetto”. L’esortazione non lascia indifferenti.
Se per sviluppare un progetto ci vogliono sempre idee nuove, o più semplicemente, se dall’intuizione di qualcun altro può nascere una nuova ispirazione, verrebbe voglia di riordinare le immagini in archivio ed inviarne qualcuna. Il rischio peggiore che potrebbe derivarne, consisterebbe esclusivamente nel venire contattati.
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