Attualità

“Fatture senza IVA per gli infissi”. Ecco, nero su bianco, la promessa di un produttore estero di serramenti

In un documento tecnico-commerciale di 16 pagine, ognuna delle quali contrassegnate dal marchio aziendale, il rappresentante italiano di un produttore rumeno promette "fatture senza IVA".  Una promessa devastante per il destino di migliaia di aziende italiane produttrici di serramenti. Il Governo deve fare qualcosa.

Che comprare infissi all’estero per un rivenditore fosse molto più conveniente che comprare in Italia lo aveva già descritto un rivenditore su queste pagine (vedi news). Il meccanismo, come noto, è quello del reverse charge, detta anche inversione contabile.  Esso permette a un produttore estero, senza stabile organizzazione in Italia, di emettere fatture “senza IVA” la quale IVA viene versata da chi riceve la fattura (attenzione, non il consumatore finale), in compensazione, a fine mese se si tratta di contribuente mensile o dopo 3 mesi se si tratta di contribuente trimestrale.

Tale meccanismo, al di là dell’effetto “vista fattura senza IVA” (simile un po’ all’effetto pompa per i prezzi del carburante diesel di una volta) assicura un considerevole vantaggio di liquidità al rivenditore che compra all’estero rispetto al rivenditore suo collega che compra in Italia.

In occasione di Forum Serramenti un rivenditore di infissi ha consegnato alla redazione di Nuova Finestra/Guida Finestra/Finestra & Retail, un corposo documento di 16 pagine pervenutogli via mail dal rappresentante italiano di un noto produttore estero di serramenti – il marchio è molto forte –  che promette a chiare lettere che “comprando dalla Romania, non si paga l’IVA, quindi il rivenditore avrà più liquidità per lavorare”. In questi giorni centinaia di rivenditori stanno probabilmente ricevendo lo stesso documento.

Ho citato questo caso dalla tribuna di Forum Serramenti di Verona,(vedi news) come esempio di lampante concorrenza sleale che, approfitta delle regole comunitarie, pur avendo di già un fortissimo vantaggio economico determinato dal prezzo molto competitivo di certi infissi importati. Un prezzo che rasenta il dumping visto che quello stesso prezzo cui vengono venduti corrisponde spesso ai costi delle materie prime, dei semilavorati e degli accessori dei serramenti prodotti in Italia.

Nel documento che ci è stato consegnato non compare alcun accenno al meccanismo del reverse charge o all’inversione contabile o alla compensazione dell’IVA mensile o trimestrale. Di fatto appare una bella promessa di fatture senza IVA che in un documento tecnico-commerciale ha già valore contrattuale. Da notare che il marchio dell’azienda appare su ognuna delle sedici pagine di cui si compone il documento.

In esso si presenta l’azienda, gli standard costruttivi, la ferramenta standard, i vetri, i prodotti, gli accessori/colori, i portoncini di ingresso, i sistemi scorrevoli, il servizio.  E’ da segnalare pure la descrizione della struttura aziendale in Italia che si compone di una articolata rete vendita, di ufficio assistenza, ufficio logistica e di depositi a Saronno, Senigallia, Vicenza, Bari e Roma. Una descrizione che ce la fa apparire come una struttura stabile, continuativa e per niente sporadica.

Il documento per i suoi contenuti, per la descrizione precisa di azienda, prodotti, servizi e strutture e firma, appare autentico a meno di smentita ufficiale dell'azienda casa madre. Tuttavia va sempre concesso il beneficio del dubbio. Ragione per cui non lo pubblichiamo se non per il piccolo estratto riportato qui sotto.

Come detto pubblicamente al Forum Serramenti e spesso su queste pagine, ribadiamo ancora una volta che noi non abbiamo nulla contro i prodotti di importazione purché le regole del gioco siano le stesse per tutti. Del resto in questo settore abbiamo fior fiore di aziende estere in Italia insediate stabilmente che qui pagano IVA, Irpef, Ires, tasse comunali e regionali, contributi ecc e sono largamente rispettate.

C’è una soluzione al problema?

Una drastica soluzione al problema potrebbe essere quella di inserire gli infissi tra i prodotti che godono di reverse charge anche per i produttori e i rivenditori italiani di infissi. Almeno così l'effetto pompa prima accennato sparisce. E sopratutto sparirebbe la sottrazione di liquidità lamentata dai rivenditori in caso di acquisti in Italia. Oggi c'è ancora spazio in extremis per un inserimento del reverse charge per gli infissi nella Legge di Stabilità 2016.

Delle fatture 'senza' IVA (cioé in reverse charge) si è occupato largamente l'on. Guido Guidesi di Lega Nord che (vedi news) in merito  ha rivolto un’interrogazione al Ministro dell'Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan ancora in attesa di risposta.

Avrà mai tempo di rispondere il Ministro prima che migliaia di aziende produttrici chiudano sommerse dall'import low cost? e prima che decine di migliaiai di lavoratori vengano gettati sul lastrico, che intere filiere industriali e commerciali vengano distrutte?

In ogni caso prima che sull'appoggio del Governo e dello Stato, è chiaro che i produttori e i rivenditori dovranno far conto sopratutto su se stessi cercando di elaborare strategie aziendali di personalizzazione di prodotto e di servizio che permettano loro di emergere dal mare magnum della concorrenza low cost, italiana o estera che sia. In questo settore c'è ancora un grande spazio da occupare.

Ennio Braicovich