Così si esprime Lino Setola sul “l’ormai famigerato” Decreto Correttivo del Codice Appalti è arrivato alle Camere per il Parere che dovrà essere espresso entro il 5 Aprile
Continua a far discutere il Decreto Correttivo del Codice Appalti che dovrebbe porre rimedio a numerose lacune presenti nel Codice pubblicato la scorsa primavera e che è arrivato alle Camere per il Parere che dovrà essere espresso entro il 5 Aprile. Qui interviene con una durissima nota del Dr. Lino Setola, Finco, la Federazione Industrie Prodotti Impianti Servizi ed Opere Specialistiche per le Costruzioni e la Manutenzione che raggruppa 38 Associazioni, 8.500 imprese, 120.000 dipendenti e circa 15 miliardi di fatturato aggregato.
“Dopo mesi di lavoro, tentativi di interlocuzione più o meno andati a buon fine, approfondimenti e corse su consultazioni fatte in tempi decisamente incongrui, l’ormai famigerato Decreto Correttivo del Codice Appalti è arrivato alle Camere per il Parere che dovrà essere espresso entro il 5 Aprile p.v.
Ma alle Camere è arrivato nel peggiore dei modi: con molti arretramenti “politici” e qualche modifica condivisibile.
Se è fortemente auspicabile che previsioni come l’obbligo di subappaltare a imprese qualificate (art. 105, c. 4 del Codice) vengano confermate dal Legislatore, sono assolutamente inaccettabili l’ampliamento dell’area del subappalto “libero” (Art. 105 c.2 Codice, che prevede il limite del 30% del subappalto sulla sola categoria prevalente, lasciando libero tutto il resto ad eccezione delle lavorazioni superspecialistiche); l’allargamento delle maglie del c.d. “In house” (Art. 177 c.1 Codice, che esclude dalle gare le manutenzioni ordinarie dei concessionari); l’indebolimento delle lavorazioni superspecialistiche (Art.89 c.11 Codice, che prevede specifici requisiti per la qualificazione e non anche esplicitamente per l’esecuzione) e della qualificazione in generale (Art.105, c. 22 Codice, che reintroduce la possibilità di utilizzare i lavori non eseguiti direttamente dall’appaltatore ma subappaltati per acquisire le certificazioni SOA).
Insomma invece di operare gli “aggiustamenti tecnici” che i primi mesi di applicazione del Codice avrebbero dovuto dimostrare essere necessari, il Governo – operando una scelta politica in contrasto con il Legislatore – ha fatto una pesante retromarcia sui principi: l’effettività della qualificazione, la limitazione del subappalto, il ridimensionamento dell’in house.
Perché mai non è dato sapere ed anche la Relazione che accompagna il Correttivo non convince assolutamente.
In particolare sul subappalto ed i suoi limiti si è aperto – mentre continuano a crollare ponti affidati in questo caso a imprese in subappalto da parte di azienda in house della concessionaria – un aspro confronto tra i fautori del subappalto libero e quanti ritengono che se in Italia è stato necessario mettere in liquidazione una Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici per sostituirla con una Autorità Anticorruzione c’è forse qualche problema in più (che incrocia malcostume e criminalità organizzata) rispetto ad altri Paesi Europei che non può essere ignorato.
E proprio l’Europa è diventata l’ipotetico ago della bilancia sulla questione subappalto: i costruttori rappresentati dall’Ance (e ci chiediamo quali costruttori visto che tutte le imprese qualificate – anche quelle edili – forse non hanno interesse ad essere annullate nella spirale del “subappalto libero”), dopo avere spinto per riportare la limitazione del subappalto sulla sola categoria prevalente, hanno infatti presentato un Esposto alla Commissione Europea proprio sulla regolamentazione nazionale del subappalto.
Chi è ora andato a portare la questione a Bruxelles chiedendo maggiore libertà (almeno a quanto riporta la stampa) è lo stesso soggetto che vuole dilatare le maglie del subappalto e riaprire la possibilità di qualificarsi con lavori fatti da altri (cosa che, non a caso, era stata bandita dal nuovo Codice vista la palese illogicità di una previsione del genere che oltre a conteggiare più volte lo stesso lavoro per attribuirlo sia a chi lo ha realmente fatto – il subappaltatore – che a chi ha (forse) semplicemente guardato mentre veniva fatto -l’appaltatore – premia le scatole vuote) vuole “portare a casa” anche la compressione della libertà delle stazioni appaltanti di consentire o meno il subappalto.
Abbiamo tutti chiesto a gran voce stazioni appaltanti più professionali, appena però si allargano le maglie della “discrezionalità” (necessariamente legata ad una maggiore “capacità”), che nel caso della scelta di consentire o meno il subappalto possono essere giustificate da motivi tecnici oltre che “ambientali” (e sulle “interferenze ambientali” purtroppo il “rischio Paese” è alto), si ergono gli steccati a seconda della convenienza!
La normativa comunitaria non vieta l’apposizione di limiti al subappalto; lo condiziona a determinate circostanze ed il non riuscire a conoscere l’identità, e quindi l’idoneità, del subappaltatore al momento di presentazione dell’offerta certamente è una di questa, come, del resto, il volere avere la certezza che chi si sta assumendo la responsabilità di un appalto esegua in prima persona l’attività per la quale si sta candidando.
Nessuno sente il bisogno di puri intermediari.
Non è un caso che la notizia di questo ricorso comunitario, che se accolto comporterebbe l’apertura di una procedura di infrazione per il nostro Paese semplicemente perché sta cercando di esercitare la propria sovranità a difesa del bene pubblico, arrivi a ridosso della presentazione alle Camere di una bozza di Decreto Legislativo che ha già accolto – speriamo solo per poco – quasi tutte le richieste degli edili sul tema (limiti di subappalto e flessibilità sulla terna dei subappaltatori – oltre alla qualificazione fittizia tramite i lavori subappaltati).
Insomma tutto fatto ad arte per dare una mano alla “controriforma” che confidiamo il Parlamento – che con la Legge Delega ha dimostrato lungimiranza e consapevolezza delle storture del sistema degli appalti – vorrà bloccare, nonostante parte del Governo – nell’ambito del quale forse si dovrebbe avere maggiore conoscenza dell’effettiva realtà dei cantieri e non limitarsi ad inviare gli ispettori a dramma avvenuto – la continui a riproporre.
Dr. Lino Setola, Presidente della Filiera Mobilità e Sicurezza Stradale Finco
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