Il presidente di Confartigianato Legno appoggia l’azione dell’on. Guido Guidesi e snocciola altri esempi di come si elude l’Iva
Samuele Broglio, Presidente di Confartigianato Legno, interviene sulla notizia dell’interrogazione parlamentare da parte dell’on. Guido Guidesi della Lega Nord in merito ai meccanismi con cui si bypassa il pagamento dell’Iva.
La notizia pubblicata su GuidaFinestra (vedi news) non è una novità. Il fatto è già stato segnalato e, a mio avviso, è uno dei problemi di un’Europa nata malata.
Ecco alcuni esempi che mi arrivano dai nostri associati e che non sono nemmeno tutti relativi a vendite ad imprese ma toccano anche il mercato dei privati (sottolineatura nostra, ndr).
Esempio1: cliente privato che contatta l’azienda est-europea tramite internet e che formalizza la cosa mediante contatto con un rappresentante della suddetta ditta. Dopo un mese arriva il TIR con i serramenti, la vendita avviene direttamente al privato estero su Italia e logicamente l’IVA non esiste; la ditta est-europea, per inciso, fornisce pure l’installazione mediante personale non italiano, logicamente a prezzi di tutta concorrenza.
Esempio 2: cittadino est-europeo con residenza fuori Italia ma abitazione in Italia e che esercita la sua attività , che logicamente non è formalmente italiana, nel nostro Paese. Questo soggetto gira nel Lecchese con un furgone con targa estera (e quindi pur avendo lo stesso tappezzato di scritte pubblicitarie non paga manco la tassa ad esse correlata; a detta dell’associato oltre il danno la beffa) e vende ed installa a privati serramenti con fattura estero su Italia in quanto la sua ditta non è italiana. Anche in questo caso di IVA non se ne parla e questo è un vantaggio competitivo che si aggiunge al già fisiologicamente basso prezzo dei serramenti “made in est”.
Esempio 3: nella cintura di Torino in molte imprese, anche piccole, vi sono dipendenti est-europei; questi soggetti si sono trasformati in una sorta di “rappresentanti-segnalatori” per le ditte del loro Paese e procacciano affari per le stesse. In caso di ordine arriva il container con i serramenti accompagnato da un pulmino con gli installatori. I serramenti vengono scaricati dal container il quale viene adattato a baracca per gli installatori, i quali procedono alla posa dei serramenti. Tutta la fornitura viene fatturata come estero su Italia ed anche in questo caso l’IVA non esiste. Peggio ancora i dipendenti di ditte non italiane poco si curano di rispettare le regole nazionali in materia di sicurezza o altro in quanto eventuali verbali si trasformano immediatamente in carta straccia a differenza di quanto accade per le ditta nazionali.
Preciso subito che quando dico l’IVA non esiste intendo dire che:
– Nel caso di soggetti commerciali si usa il sistema descritto da Finco (vedi news) che funziona ed è perfettamente legale;
– Nel caso di soggetti privati non esiste l’IVA italiana in quanto gli acquisti sono dichiarati come effettuati fuori Italia e quindi in questo caso si paga l’IVA con le regole ed aliquote locali come si fa in ogni caso di acquisto di privato cittadino extra Italia ma intra UE; visto che in Italia l’IVA per l’acquisto di serramenti qualora non vi sia nessuna concessione edilizia per ristrutturazione o manutenzione straordinaria è al 22% mentre nel Paese di provenienza dei serramenti in questione vi sono molte aliquote più basse, nei casi da me descritti è stata applicata un’aliquota ben inferiore a quella italiana e quindi più vantaggiosa (per dirla tutta, i miei associati hanno perso i lavori anche perché nei preventivi della concorrenza extra Italia c’era meno IVA).
Certamente la via della fatturazione estero su Italia, in modo particolare per le imprese, ha anche qualche controindicazione, soprattutto in caso di difformità nell’opera e di conseguenti contestazioni; infatti tali vendite di solito sono stipulate avendo come foro competente e come legge applicabile quella del Paese di origine dei prodotti e non quella italiana. Ciò comporta che da un lato la causa andrebbe sviluppata in campo internazionale, con i costi relativi che rendono praticamente impraticabile in quanto non pagante tale via a fronte di importi modesti (e per modesti non si intende pochi Euro ma anche cifre nell’ordine delle alcune migliaia), mentre dall’altro l’applicazione di una legislazione diversa da quella Italiana , che tra quelle europee risulta essere una delle più tutelanti per il compratore, potrebbe essere decisamente a favore della ditta venditrice. Comunque il risparmio c’è, in quanto prendendo in esame la sola IVA si arriva già al 22%, e quindi più di una persona è disposta a barattare un potenziale rischio futuro a fronte di un sicuro risparmio presente.
Premesso quanto sopra da parte mia tutto l’appoggio all’iniziativa dell’On. Guidesi, che considero potenzialmente utile per la difesa del mercato nazionale. Ragionando in pratica però non vedo grosse possibilità di azione per il nostro Paese: e regole europee ci sono, i trattati esistono, le direttive sono operative, e se noi come Stato abbiamo accettato un quadro che, nonostante noi siamo (o almeno siamo stati) uno dei principali paesi manifatturieri d’Europa, dal punto di vista della difesa della nostra manifattura ci vede perdenti…beh, pirla noi e buona per gli altri.
Personalmente, vista la mia relativa conoscenza della macchina europea, non vedo molte vie per cambiare la situazione se non riformando tutto il quadro dell’Unione, cosa che, come si vede già relativamente ad altri aspetti come quello oggi di attualità dei migranti, risulta molto difficile. Certamente questo è uno dei problemi derivanti dal fatto di aver voluto a tutti i costi creare un mercato comune senza accomunare ed uniformare tra loro le politiche fiscali ed i mercati del lavoro dei singoli Stati.
Considerazione a parte ma comunque pubblicabile: non è che un po’ dell’antieuropeismo e dell’euroscetticismo siano motivati e condivisibili? Non è che se quest’Europa Unita è solo così non sia meglio scioglierla e non pensarci più? Detto da un membro di un comitato tecnico normativo europeo è abbastanza grave….
Samuele Broglio, Presidente di Confartigianato Legno e normatore
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