Normativa

Forniture dall’estero ‘senza’ IVA. Ecco l’interrogazione parlamentare

L’ha rivolta l’on. Guido Guidesi della Lega Nord al Ministro dell’economia e Finanza Padoan

La notizia sul vantaggio competitivo delle forniture ‘senza’ IVA di cui godono le importazioni dall’estero, che avevamo ripreso il 3 giugno dal notiziario Finco (vedi news), ha fatto il giro del mondo dell’edilizia ed è arrivata alle orecchie del parlamentare della Lega Nord Guido Guidesi. Giusto il tempo per raccogliere la necessaria documentazione di supporto che Guidesi ha rivolto con grande tempestività il 15 giugno scorso un’interrogazione al Ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan (vedi allegato).

Dopo aver richiamato il principio giuridico (decreto-legge n. 331 del 1993) su cui si basano le forniture intracomunitarie ‘senza’ IVA Guidesi lancia l’allarme: “questo regime, però, se associato con il meccanismo del reverse charge, ossia l’inversione contabile, soprattutto dopo l’ultima estensione operata dalla finanziaria 2015, può costituire un viatico per aggirare il pagamento dell’imposta con grave pregiudizio per le aziende italiane”.
Infatti, richiamando la denuncia di Finco, “è dunque possibile, anzi ormai è un fenomeno frequente, che un’impresa di un altro Paese europeo venda prodotti da costruzione, sgravati dell’imposta, ad un’impresa italiana che a sua volta si autofattura l’IVA ed entro un mese, avvalendosi del reverse charge fra Stati, si fa annullare l’imposta”.

Un meccanismo perfettamente legale che genera “un’alterazione molto forte della concorrenza perché permette di avere un vantaggio, per le imprese che operano in questa maniera, pari fino al 23 per cento ed ha contribuito ad aumentare notevolmente il volume delle importazioni di prodotti da costruzione da Paesi comunitari, facendo diminuire, di rimando, il fatturato delle imprese italiane di questo settore”. Il fenomeno è per di più aggravato dalla maggiore concorrenzialità dei prezzi origine dei prodotti.

E quindi le due domande al Ministro Padoan:
“-se il Ministro interrogato non ritenga opportuno intervenire sulla normativa vigente, nell’ambito delle proprie competenze, al fine di rivedere, nel rispetto dei principi comunitari, la disciplina relativa al reverse charge nel settore edile, con lo scopo di non svantaggiare le imprese nazionali, come specificato in premessa;    
-se il Ministro interrogato non ritenga utile intentare, nell’ambito delle proprie competenze, un’opera di persuasione presso le opportune sedi europee al fine di raggiungere la piena armonizzazione dell’imposta sul valore aggiunto che, come specificato in premessa, in un mercato di vera concorrenza, dovrebbe essere stabilita in importo uguale in tutti i Paesi della zona euro”.
 
Vedremo ora la risposta del Ministro. Una delle probabili risposte che potrebbe fornire Padoan è che il meccanismo citato sopra funziona in tutta Europa e che potrebbe essere utilizzato anche benissimo dalle aziende italiane che esportano (e che però sono purtroppo poche).
Anche Finco, sollecitata da più parti come l’associazione dei serramentisti Anfit, sta attivandosi per trovare soluzione al problema.
(eb)