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La transizione energetica spinge alla ricerca di nuove professionalità in molti ambiti, compreso quello dell’edilizia ma quali sono questi green jobs?

Transizione energetica e ricerca di green jobs, domotica e building automation nella lotta del cambiamento climatico e filiera legno-arredo, come si chiude l’anno nel mondo dell’edilizia

 

La transizione energetica spinge la domanda dei green jobs

Per raggiungere gli obiettivi del Green Deal è molto probabile che la domanda per i profili green aumenti in settori quali l’edilizia, i trasporti, la gestione dei rifiuti, l’elettricità, l’architettura e l’ingegneria, lo confermano sia uno studio di ManpowerGroup sia di Cedefop ‘Skills in transition-The way to 2035’. Tra le aree principali coinvolte ci sono: energie rinnovabili, efficientamento energetico, economia circolare, mobilità e agricoltura sostenibile.

I profili ricercati in questi ambiti coprono tutte le professionalità dell’intero ciclo produttivo: progettisti, tecnici, montatori, installatori, manutentori che siano specifici per le rinnovabili, per l’economia circolare, per l’efficientamento energetico. Tra le figure più richieste troviamo gli esperti in edifici sostenibili e i consulenti per la sostenibilità aziendale.

Risulta però difficile da trovare personale con competenze green, il 94% dei datori di lavoro a livello globale riconosce infatti di non avere in azienda le figure necessarie per raggiungere gli obiettivi ESG, e il 75% fatica a trovare professionisti con le competenze adeguate.

Di qui la necessità di intervenire sul sistema scolastico e sul mondo del lavoro, investendo anche in programmi di upskilling e reskilling per le persone che già lavorano.

 

Domotica e building automation, benefici e criticità

Il settore degli edifici ha un ruolo centrale nella lotta al cambiamento climatico e nel raggiungimento degli obiettivi di transizione energetica. Insieme a tutti gli altri interventi di riqualificazione energetica, le tecnologie connesse giocano un ruolo importante per la trasformazione green degli edifici italiani aumentando non solo il valore degli immobili, ma rendendo anche l’abitazione più sicura e maggiormente confortevole per l’utente finale.

La Community Smart Building di The European House-Ambrosetti (TEHA) ha realizzato un’indagine sul livello di conoscenza della domotica e delle altre tecnologie che possono aumentare l’efficienza energetica delle abitazioni e abbattere il costo della bolletta.

Dal rapporto emerge che nonostante il tema riguardi il 45% degli edifici residenziali registrati sul SIAPE (Sistema Informativo sugli Attestati di Prestazione Energetica sviluppato da ENEA), solo il 30% degli utenti ha un livello di conoscenza alto o moderato di queste tecnologie, mentre gli operatori del settore evidenziano scarse competenze (67%) e alti costi di installazione (45%).

L’analisi ha evidenziato anche le criticità degli utenti nell’adozione di queste soluzioni: le più sentite sono la mancanza di interoperabilità tra sistemi diversi (46%) e la complessità dell’installazione e di configurazione (46%). Per un terzo dei rispondenti, inoltre, a ostacolarne l’implementazione è il tema della sicurezza e della privacy dei dati (33%), mentre per il 28% il problema principale è relativo ai costi iniziali di installazione, considerati alti. Solo nell’11% dei casi, infine, si fa presente il tema dell’assistenza tecnica ancora limitata.

Dei 47,1 miliardi di euro per consumi termici ed elettrici che si spendono annualmente in Italia, sottolinea il rapporto, si potrebbe tagliare almeno il 10% intervenendo già solo su un quinto delle costruzioni.

 

Legno-arredo, vendite in calo, ma si confida in una ripresa

Secondo i dati dell’ultimo Monitor elaborato dal centro studi di FederlegnoArredo, relativo al periodo gennaio-settembre 2024, le imprese interpellate indicano una flessione delle vendite della filiera legno-arredo del 4,9% rispetto stesso periodo 2023.

In calo sia il mercato italiano, orfano degli incentivi fiscali, che segna -5,4%, sia quello dell’export con -4,1%, che deve fare i conti anche con più di una guerra in corso.

Le previsioni del Monitor per la filiera parlano di una chiusura d’anno al -2,7%, tuttavia le imprese confidano in una ripresa nella parte finale dell’anno che potrebbe preludere a una lenta ripresa nel 2025.

“Sta per chiudersi un 2024 che, dobbiamo ammetterlo, a inizio anno non ci eravamo immaginati così complicato. Troppi i fattori esterni che hanno inciso sulle performance del nostro settore”, ha commentato il presidente di FederlegnoArredo Claudio Feltrin. Il presidente ha inoltre aggiunto che “la nostra filiera nel suo complesso, grazie alla spinta dell’export, soprattutto negli Usa, Emirati Arabi e Arabia Saudita, e alla flessibilità e velocità delle nostre aziende di riposizionarsi anche sui nuovi mercati, riesce a tenere indubbiamente meglio di altri sistemi produttivi che stanno vivendo momenti davvero bui. Immaginarsi il 2025 del settore, stante la situazione, è in ogni caso un esercizio estremamente difficile”.