Attualità

Il futuro dei serramenti Made in Italy al centro di una Tavola rotonda a Colfertexpo 2015.

Animato incontro che ha visto la presenza di Anfit con Piero Mariotto, Consorzio Legnolegno con Stefano Mora, FederlegnoArredo con Roberto Snaidero e Unicmi con Pietro Gimelli. All'insegna di: "C'è un futuro per l'alleanza della qualità?"

C’è un futuro per l’industria e l’artigianato del settore serramenti? In tempi ancora di crisi, in attesa di una ripresa che tarda ad arrivare, la domanda più che lecita è stata il tema centrale dell’animata Tavola rotonda organizzata a Spresiano (Treviso) sabato 26 settembre. L’occasione era quella di Colfertexpo 2015, l’affollata tre giorni di esposizione e convegni che il rivenditore di ferramenta e accessori Colfert organizza ogni due anni, da un decennio oramai, a favore dei propri clienti e fornitori creando uno stimolante luogo di incontro tra domanda e offerta e di crescita tecnico-culturale per serramentisti, falegnami, tecnici e commerciali di settore e progettisti.

Protagoniste della Tavola rotonda quasi tutte le Associazioni di riferimento per il settore: Anfit con Piero Mariotto, Consorzio Legnolegno con Stefano Mora, FederlegnoArredo con Roberto Snaidero e Unicmi con Pietro Gimelli moderati da Ennio Braicovich di Nuova Finestra/GuidaFinestra. Assente Samuele Broglio di Confartigianato per una sovrapposizione di impegni.

Dopo i saluti iniziali di Mirco Zanato di Colfert e di Luciano Marton di Unindustria di Treviso, si sono dissezionati i quattro argomenti più caldi del momento: l’importazione di prodotti low cost, l’internazionalizzazione, e poi l’arrivo della nuova edilizia ad elevata efficienza energetica con gli edifici a energia quasi zero, introdotti di forza in Regione Lombardia a partire dal 1° gennaio 2016 con la discesa drastica delle trasmittanze termiche dei serramenti, e l’etichetta energetica che l’Unione Europea vorrebbe imporre con un unico modello valido dalla Finlandia a Malta, dal Portogallo all’Estonia.

Etichetta energetica UE

Sull’etichetta energetica versione Bruxellex i quattro relatori sono stati unanimi: “non se ne parla affatto”. Accettarla equivarrebbe a ridurre il prodotto a un elettrodomestico rispettando poco le differenze climatiche che nel nostro paese sono enormi e le differenze tra nazione e nazione. Sull’etichetta, sulla quale peraltro tutti si son detti d’accordo sostanzialmente ma in versione nazionale, il direttore di Unicmi Gimelli si è detto scettico sulla possibilità di far cambiare opinione alla Commissione mentre il presidente di FederlegnoArredo Snaidero s’è invece detto convinto di poter agire sulla Commissione. Tuttavia i giochi non sono chiusi visto che le associazioni europee dei serramenti Eurowindoor e Faecf hanno bocciato l’idea dell’etichetta unica.

Edifici a energia quasi zero

Più variegate sono state le opinioni sull’arrivo degli edifici a energia quasi zero. Da un lato Snaidero ha sottolineato che le tecnologie per costruire edifici ad elevata efficienza energetica, ovviamente con strutture in legno, ci sono già da tempo ed esistono da tempo edifici realizzati in Italia con tali tecnologie con evidenti vantaggi per l’ambiente e gli utenti. L’anticipo al 2016 di tali edifici decretato in Regione Lombardia ha suscitato le ire di Gimelli secondo cui la tempistica scelta “è una vera follìa. Tre mesi di tempo per adeguare progetti, prodotti e soluzioni sono un’insensatezza. Ci batteremo per un rinvio”. E poi: “Occorre sempre domandarsi se vale veramente la pena di imporre edifici a energia quasi zero anche dal punto di visto della sostenibilità economica. E, poi, gli edifici storici, quegli edifici datati di cui è piena l’Italia come facciamo a recuperarli con i nuovi criteri energetici? Lo si può fare ma a che costi!”.

Al che Mariotto ha replicato seccamente che da dieci anni si sapeva che le trasmittanze termiche dei serramenti sarebbero scese. Sarebbe bastato prepararsi adeguatamente mentre potenti lobby hanno fatto di tutto per ritardare l’applicazione di un indirizzo che prevale in tutta Europa. Bastava guardare oltre frontiera. I consumatori vanno difesi nei diritti al risparmio energetico e ed economico e va difeso l’ambiente.

Ma c’è un altro dato che preoccupa Unicmi in Lombardia: sono i bassissimi valori di trasmittanza termica imposti all’involucro (0,5-0,7 W/m2K) attualmente non raggiungibili tecnicamente se ad altissimi costi e richiedenti anni di ricerca e sviluppo per poter dar luogo a prodotti economicamente sostenibili. “I facciatisti italiani non potranno più lavorare in Lombardia né potremo più vedere edifici come quelli ampiamente vetrati sorti negli ultimi anni a Milano”. Fatti che il sito di guidafinestra ha denunciato per primo appena usciti i decreti a inizio luglio.

Internazionalizzazione

Più tranquillo il dibattito sulla internazionalizzazione, tema su cui FederlegnoArredo lavora, specie per l’arredo, quasi da sempre sia con iniziative autonome che con iniziative fieristiche. Tra le ultime il Made expo. L’internazionalizzazione è un tema non solo per le grandi aziende. Snaidero ha sottolineato che la media degli addetti degli oltre 3 mila soci della Federazione è di 37 dipendenti con punte anche di 7 dipendenti. Continue sono le iniziative e le missioni a favore dell’export, anche per il settore serramenti. Pure CNA e Consorzio Legnolegno hanno accarezzato a lungo il tema dell’internazionalizzazione a favore dei propri associati. Tuttavia Stefano Mora ha evidenziato come le dimensioni delle aziende produttrici di serramenti siano un freno enorme all’export. Più basic Pietro Gimelli ha sottolineato che la conoscenza delle lingue è un fattore imprescindibile citando il corso sull’inglese tecnico organizzato da Unicmi. Utili anche le missioni all’estero, quelle in Nord Africa in particolare, che hanno permesso alle aziende di sondare quei mercati a bassissimi costi. Un’esperienza utile anche a chi non ha avuto riscontri: quanto meno gli ha permesso di risparmiare tempo, energie e soldi capendo che l’export non faceva al caso suo.

Import low cost

Tra i quattro temi della Tavola rotonda l’importazione di prodotti low cost è stato certamente il più sentito da parte dei presenti, oltre un centinaio. Un tema caldo, caldissimo, non solo per i produttori e rivenditori di finestre in pvc perché oramai l’import riguarda anche i prodotti in legno e in alluminio. Le domande dei produttori in sala hanno evidenziato l’estrema attualità dell’argomento. I numeri dell’importato sono tra gli 800 mila e il milione di pezzi. Il valore è incerto variando le stime tra 70 milioni di euro e i 200 milioni. “In ogni caso – ha rilevato Gimelli – è poca cosa rispetto ai 3 miliardi euro circa di fatturato 2014 del settore”. “Sarà poco il valore ma i pezzi sono tanti e fanno male. E’ un problema enorme” ha commentato Mariotto direttore di un’associazione nata proprio per contenere l’import selvaggio e per difendere il buon made in Italy. Gimelli ha messo il dito sull’enfasi eccessiva a suo dire posta sul valore di trasmittanza termica Uw negli ultimi 10 anni come se fosse l’unico criterio di scelta e che ha trascinato i prezzi verso il basso. E lì non vincono le piccole e medie produzioni italiane che soffrono della mancanza di grandi volumi di produzione e quindi non possono giocare sulle economie di scala.  Non aiutano neppure le guerre tra un materiale e l’altro che oramai non hanno più senso, hanno concordato i relatori.

Come dunque uscirne? Per Stefano Mora “è certamente preoccupante il posizionamento di prezzo dell’intero settore e allora occorre lavorare sulla differenziazione del prodotto e sul servizio” mentre Roberto Snaidero sottolinea che “il prezzo non ha un valore significativo ma esistono sicuramente problematiche di prodotto e di servizio. E allora domandiamoci dove è la scheda prodotto che la legge prevede per i prodotti a tutela dei consumatori. E poi esiste il problema di trasferire la giusta informazione al consumatore finale”.

Una proposta colta al volo da Mariotto: “dobbiamo far conoscere meglio il prodotto made in Italy”.  E Gimelli a rilanciare: “dobbiamo costruire una alleanza di qualità”. In conclusione tutti d’accordo, anche in sala, sulla promozione del valore del prodotto e sull’alleanza di qualità, e sul valorizzare industria e artigianato. Naturalmente su come realizzare il progetto e sui suoi contenuti sarà tutto da discutere. Nel frattempo dovremo continuare a competere – ed è stato l’intervento finale di un operatore in sala – con paesi dove il costo orario di un operaio è quasi 10 volte meno rispetto all’Italia.

 (eb)

Nella foto, da sinistra: Pietro Gimelli, Stefano Mora, Roberto Snaidero, Piero Mariotto, Ennio Braicovich e Mirco Zanato