I 220 articoli del nuovo Codice costellati di una serie incredibile di errori formali
Il Governo doveva pubblicare il nuovo Codice degli Appalti entro il 18 aprile di quest’anno, altrimenti sarebbe partita una procedura di infrazione comunitaria contro l’Italia. E tanta fretta ha messo che gli estensori del testo vi hanno infilato ben 181 errori formali nei 220 articoli del Codice. Tanto che si sono meritati una tremenda reprimenda pubblica sul Corriere della Sera di venerdì scorso da parte del noto polemista Gian Antonio Stella.
Gli errori sono consistiti in punteggiature sbagliate, mancanza di spazi, parole unite, mancanza di coordinamento tra nomi e aggettivi, ma anche, quel che è peggio, di numeri di commi e articoli sbagliati tali da indurre in grave errore. Insomma, mancava un correttore di bozze.
Al gran pasticcio è stato posto rimedio con un Avviso di rettifica sulla Gazzetta Ufficiale, Serie Generale, del 15 luglio scorso intitolato:
Comunicato relativo al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, recante: «Attuazione delle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE sull'aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti pubblici e sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali, nonché' per il riordino della disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture». (Decreto legislativo pubblicato nel Supplemento ordinario N. 10/L alla Gazzetta Ufficiale – Serie generale – n. 91 del 19 aprile 2016). (16A05218) (GU Serie Generale n.164 del 15-7-2016)
Qui in allegato il testo dell’Avviso di rettifica e il testo del Codice degli appalti coordinato con le modifiche pubblicate nell’avviso di rettifica sul Codice degli appalti pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Quanto all’applicabilità del nuovo Codice siamo ancora a un punto fermo in quanto mancano ancora le Linee guida che renderanno applicabile il Codice secondo le direttive europee e italiane. Tuttavia esse sono state terminate e presentate alle Camere. Speriamo solo in una migliore revisione editoriale.
(eb)
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