L’ing. Gianrico Delfino, responsabile Divisione tagliafuoco di ACMI, racconta la propria tormentata testimonianza di acquirente di un chiudiporta per porte tagliafuoco
Le istruzioni in lingua italiana di certi prodotti da costruzione possono essere talvolta un problema. Ricordo, ad esempio, di aver visto in Puglia istruzioni di montaggio di finestre scritte in bulgaro, per di più in alfabeto cirillico.
A seguire l’ing. Gianrico Delfino, normatore, formatore e responsabile della Divisione Tagliafuoco di ACMI, offre la propria testimonianza piuttosto travagliata di acquirente di un chiudiporta per porte tagliafuoco. La segnaliamo ai tanti lettori che spesso si ritrovano prodotti esteri senza DOP, senza documentazione e istruzioni nella propria lingua e che spesso non sanno che fare. (EB)
Alla ricerca della Dichiarazione di Prestazione
Nel corso dei corsi che svolgo periodicamente ai posatori e manutentori di porte tagliafuoco ho ricevuto da diversi partecipanti la segnalazione che, spesso, le istruzioni degli accessori non sono in lingua italiana e la Dichiarazione di Prestazione (DoP) non è fornita insieme all’accessorio.
Nel ricordare che il Regolamento Prodotti da Costruzione n. 305/2011 prescrive, per i prodotti marcati CE, che le istruzioni devono essere disponibili nella lingua del paese dove il prodotto viene commercializzato e che la DoP deve essere obbligatoriamente fornita, ho intrapreso una piccola indagine personale.
Mi sono recato presso un grande centro di distribuzione professionale ed ho acquistato un chiudiporta di una primaria casa produttrice, presente sia sul mercato italiano sia sul mercato internazionale.
Istruzioni in lingua inglese
Ho aperto la confezione e c’era un foglio di istruzioni in lingua inglese e nessuna Dichiarazione di Prestazione; era però segnalato un link per scaricare la documentazione. Mi collego a questo link, ma il sito risulta inesistente.
Invio allora una email ad un funzionario commerciale di questa azienda, persona che conosco, per segnalare la cosa.
Lascio passare un paio di settimane, ma non ricevo risposta.
Scrivo allora all’indirizzo reperibile sul sito dell’azienda, segnalando l’inconveniente.
Dopo una settimana, non avendo ricevuto nessuna risposta, faccio un email di sollecito.
Questa volta, dopo soli due giorni, ricevo la risposta con l’indirizzo di un sito da cui scaricare i preziosi documenti.
Mi collego a questo indirizzo e riesco a scaricare un documento, che però non è né un foglio di istruzione né una Dichiarazione di Prestazione, ma un Certificato di Costanza della Prestazione, che è un’altra cosa.
Allora scrivo nuovamente, facendolo presente e finalmente, dopo altri 5 giorni, ricevo la Dichiarazione di Prestazione.
Del foglio di istruzioni in italiano nessuna traccia, ma a questo punto mi sono fermato.
In questo caso ho voluto arrivare (quasi) in fondo proprio come test, ma, in condizioni normali di lavoro, quante volte si ha questa costanza?
A voi la risposta.
Gianrico Delfino
Foto in alto: Chiudiporta di tagliafuoco. L’immagine è riportata puramente a scopo didascalico e illustrativo e non ha attinenza alcuna al caso citato
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