Se nulla è irrinunciabile o indispensabile, è altrettanto vero che l’individuazione di uno strumento in grado di fare sintesi sia del comprendere, sia del farsi comprendere è sicuramente degno di attenzione e approfondimento.
La moodboard serve per spiegare, è in grado di visualizzare i desideri, ma anche le perplessità, i dubbi del cliente. Non ha i limiti di un configuratore e ha una potenzialità espressiva praticamente infinita.
Da conoscere, ponderare, utilizzare.
Intorno al vasto mondo dello showroom di porte e finestre si affrontano tantissimi temi, gestione, burocrazia, amministrazione, finanza, design e allestimento, psicologia, clienti, tecniche di vendita… Qualche volta, sembra che il significato puro del processo di vendita stia sullo sfondo, elemento non essenziale. Ripartiamo da qui: vendere significa prima di tutto comprendere e farsi comprendere. La sintesi dei due significati non è affatto semplice e non è ridondante, in questa sede, ripetere che è necessario trovare un equilibrio sui contenuti tecnici e prestazionali, architettonici ed emozionali, adeguati ai diversi caratteri del cliente. Tra i trend alert provenienti dal design e dalla moda, sta emergendo la moodboard come soluzione che mette insieme comunicazione e progetto.
Capire come funziona
Anni fa, ormai una decina, su una prestigiosa rivista scientifica, il Journal Neuroscience, venne pubblicato uno studio redatto dal Georgetown University Medical Center, ripreso in tempi e con approfondimenti successivi da altri istituti di ricerca. Oggetto dello studio, la capacità del cervello di “leggere per immagini”. Per chiarire, semplificando un po’, noi leggiamo f-i-n-e-s-t-r-a e la nostra mente ne vede geometrie e colori, non già le consonanti e le vocali che compongono la parola. Gli occhi scorrono sulle lettere, il cervello vede già delle immagini. La base scientifica di questa affermazione risiede nella scoperta di un’area visiva del modulo parola che sta sul versante sinistro della corteccia visiva del cervello. Questo consente di mandare a memoria e riconoscere successivamente le parole.
Secondo lo studio, “l’area visiva del modulo parola non bada a come la parola suona, ma all’aspetto generale’della parola stessa. Il fatto che questo tipo di apprendimento avvenga solo in una piccola parte del cervello è un buon esempio di plasticità selettiva”. Questa premessa è utile a una comprensione meno marketing&communication e più approfondita del concetto di moodboard. Moodboard significa tavola dell’umore. Concretamente attraverso la moodboard si costruisce una libreria visiva e tattile di elementi utili alla costruzione del progetto. Nella moodboard si raccolgono immagini, oggetti, qualsiasi cosa sia utile alla definizione del processo immaginativo. La moodboard permette di costruire relazioni tra i diversi elementi che conducono a risultati non codificabili a priori e differenti per combinazione. Questo perché il cervello interpreta le immagini, come abbiamo spiegato nella premessa, e ci permette di vedere accostamenti che funzionano o che non funzionano, e di far emergere criticità impossibili da ravvisare con una descrizione di sole parole (scritta o verbale).
Duplice ruolo
La mooboard serve per presentare i progetti, è di fatto uno strumento che definisce un’idea e sperimenta se l’idea funziona, prima di intraprendere il percorso realizzativo. È utile per dialogare e persuadere il cliente, ma serve anche per aiutare il designer (nel nostro caso il rivenditore), a trovare spazi di ispirazione coerenti con gli obiettivi. Con la moodboard si organizza molto materiale (e si evita il rischio di presentazioni disordinate e senza connessioni logiche), e si individua un modello creativo originale e unico.
La moodboard come strumento di comunicazione
Nella moodboard possiamo “caricare” parole come atmosfera, emozione, stile, che si integrano alla cassetta degli attrezzi progettuali, fatta di materiali e geometrie. La moodboard ci mette nella condizione di spiegare al cliente come si svilupperà il progetto di interior e quale trend seguiremo. Le moodboard possono essere materiche o digitali e possono essere utilizzate in combinata. Quelle digitali si creano con appositi strumenti digitabili (molti disponibili gratuitamente on line, per esempio: GoMoodboard; Canva) che permettono di inserire immagini, foto e disegni, da mostrare, anche stampate, al cliente. La moodboard definitiva può essere integrata anche con degli schizzi. Fondamentale il ruolo delle moodboard fisiche che costituiscono una sorta di messa a terra tattile dei materiali e della texture dei rivestimenti e dei tessuti, utilizzando i campioni delle superfici o degli oggetti che verranno utilizzati nel progetto, per una miglior restituzione sensoriale. Di fatto, con la moodboard fisica, si crea il collegamento all’immagine reale.
Rischi della moodboard
Fondamentale è evitare di utilizzare la moodboard come se fosse un campionario ben allestito o una collezione di referenze. Una moodboard deve essere capace di verificare la fattibilità delle idee nel contesto specifico, così come il budget. Il soggetto delegato a comporre la moodboard deve possedere competenze sia sui materiali, sia sul progetto.
La moodboard può essere uno strumento utile per il rivenditore?
Condividere una moodboard con i professionisti con cui si lavora e con il cliente ne decuplica la positività, perché le idee che si aggiungono allo spunto iniziale saranno coerenti e riferite all’umore/mood inziale. Quando si lavora su un progetto il cliente è unico, ma i professionisti (tra progettisti e fornitori) sono tanti. Il risultato finale, cioè la sua casa, deve ovviamente soddisfare le sue necessità e i suoi desideri, ma recare anche il segno della professionalità di chi lavora al progetto. In questo senso la moodboard comunica la propria competenza compositiva, grafica, geometrica, senza che sia necessario un elaborato di parole. È molto più di un catalogo, perché mostra lo specifico sogno del cliente, non qualcosa che si avvicina. Essenziale avere chiaro quale sia l’oggetto da comunicare e attraverso la mooboard farne emergere senso e direzione. Ricordiamo da dove siamo partiti, cioè dalla presunta capacità di comprendere e farsi comprendere attraverso lo strumento.
Come “fare” una moodboard
Da ultimo un piccolo vademecum per sperimentare l’efficacia di una moodboard. Il primo passaggio è la raccolta di immagini che abbiano come filo conduttore l’idea che si vuole restituire attraverso il progetto. Fondamentale sconfinare, in questa prima fase, in tutti i possibili campi creativi, senza limitarsi a quelli del design e dell’interior. Qui ancora non si progetta, si pensa e si prende ispirazione. In una seconda fase si selezionano con attenzione le immagini più pertinenti agli obiettivi e insieme vicini all’idea progettuale; infine, si costruisce la moodboard vera e propria, combinando tutti gli elementi e si disegna un primo concept armonizzato.
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