La Biennale Architettura di Venezia 2016 si è aperta all’insegna del recupero e del riutilizzo dei materiali di risulta. All’alluminio un ruolo di primo piano con la spettacolare installazione all’ingresso delle Corderie dell’Arsenale. Ma non solo.
“Reporting from the front”, il tema della 15. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia curata dal cileno Alejandro Aravena, offre uno sguardo poliedrico sull’architettura “che fa la differenza”, quella che è strettamente collegata alla società civile, ai suoi desideri e alle sue necessità. Un articolo completo di approfondimento comparirà sul numero 426 (luglio) della rivista Finestra a firma di Margherita Toffolon.
La Biennale di quest’anno è un’edizione “social” che indaga sulle tendenze di rinnovamento dell’architettura, come strumento della vita sociale e politica, e sulle condizioni, azioni, fenomeni che l’hanno generato, rendendolo comprensibile anche ai non addetti ai lavori. E fra le nuove frontiere di questa disciplina, la prima è quella che riguarda l’utilizzo di materiale poveri, autoctoni o di recupero, subito dichiarata all’ingresso del percorso espositivo delle Corderie dell’Arsenale. Qui sono state riutilizzate 100 tonnellate di materiali provenienti dallo smontaggio degli allestimenti della Biennale Arte 2015, fra cui i 14 km di strutture d’alluminio (allora utilizzate a supporto) della spettacolare installazione a soffitto, che ne esalta la leggerezza e l’effetto riflettente. Un metallo, che ritroviamo in molte installazioni di questa Biennale proprio per la sua duttilità e riciclabilità.
In particolare alle Corderie, l’installazione di Ensamble Studio e il padiglione del Bahrein ne esaltano le potenzialità espressive e l’importanza economica.
In tanta celebrazione della riciclabilità dell'alluminio, che, ricordiamo, è infinita e senza perdita di prestazioni, stupisce l'assenza dell'Italia e delle aziende italiane del settore alluminio.
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