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Legge di Bilancio 2018. Anfit: ridurre l’ecobonus al 50% penalizza i serramenti di qualità

Favorirà i prodotti di bassa qualità e prezzo e vanificherà gli sforzi dell’Italia per ridurre i gas serra. Occorre ribadire con forza il 65%% per la sostituzione degli infissi. Così l'associazione per la tutela della finestra Made in Italy

L’esecrabile proposta governativa, contenuta nella bozza del ddl Bilancio 2018, di ridurre al 50% l’ecobonus per infissi, schermature solari e caldaie ha il merito di accentuare l’intesa tra le associazioni del settore serramenti che da qualche anno si sta esprimendo intensamente sul terreno della normativa italiana ed europea. All’insegna di questo spirito di collaborazione Anfit, l’associazione per la difesa della finestra Made in Italy, adotta e rilancia la mozione proposta da Unicmi contro l’attuale bozza del ddl Bilancio 2018 e che riprendiamo qui a seguire a beneficio dei lettori.

La proposta su cui stanno convergendo tutte le associazioni (e presto un comunicato congiunto potrebbe siglare l’intesa) è quella di aggiungere, tra i requisiti per l’ecobonus al 65%, alla trasmittanza termica degli infissi elementi qualificanti come la classe di permeabilità all’aria e la esecuzione a regola d’arte della posa in opera dei serramenti al fine di assicurare un miglior risparmio energetico. (eb)


Bozza di DDL BILANCIO 2018

L’ecobonus per serramenti, schermature solari e caldaie equiparato a quelli per le semplici ristrutturazioni

Sta circolando una bozza del Ddl Bilancio che, fra gli altri provvedimenti contiene le seguenti ipotesi:

•             Il bonus per la riqualificazione energetica degli edifici 65% per gli interventi di sostituzione dei serramenti, delle schermature solari e delle caldaie sarà prorogato fino al 31.12.2018 ma con la riduzione dell’aliquota dall’attuale 65% al 50%

•             Le detrazioni per le ristrutturazioni edilizie saranno prorogate di un anno al 50%.

Se questa impostazione sarà confermata nel testo definitivo che verrà consegnato al Parlamento, a partire dal 1° gennaio 2018, lo scenario sarà, a dir poco, paradossale.

Saranno infatti equiparati alla stessa aliquota di detrazione interventi di riqualificazione energetica che necessitano di certificazione prestazionale con interventi di semplice ristrutturazione edilizia che possono essere attivati senza verifica dei requisiti prestazionali dei componenti, consentendo, di fatto, l’installazione di componenti non in grado di assicurare un corretto risparmio energetico.

Non capiamo, infatti, perché il consumatore italiano dovrebbe accedere al bonus energetico per sostituire componenti comunque agevolati dalla stessa aliquota di detrazione con una procedura significativamente semplificata come quella per le semplici ristrutturazioni, che consente – fra l’altro- di comprare prodotti a prezzi inferiori a quelli dei componenti prestazionalmente validi.

In questo modo, non solo si infliggerebbe un colpo durissimo ai sistemi industriali italiani che hanno, in questi anni difficili, investito per migliorare continuamente le prestazioni dei loro prodotti in chiave energetica producendo una perdita di fatturato di circa 250-300 milioni di euro e la scomparsa di oltre 1.500 posti di lavoro nel solo comparto dei serramenti, ma si vanificherebbe anche il contributo fondamentale avuto dagli stessi prodotti nel percorso dell’Italia verso il raggiungimento degli obiettivi complessivi di riduzione delle emissioni di gas serra fissati per il 2020.

Per questo chiediamo al Governo in prima battuta, e al Parlamento, laddove questa impostazione fosse confermata, lo stralcio della riduzione dell’aliquota di detrazione al 50% con la conferma dell’attuale aliquota del 65%.

Non è infatti pensabile che vengano penalizzati i componenti che in 10 anni di bonus fiscali hanno rappresentato la quota più significativa di apporto al risparmio energetico degli edifici.

Al contrario le imprese italiane dei serramenti e delle vetrazioni sono pronte a raccogliere la sfida di un maggior impegno e un maggior contributo in questo percorso proponendo invece, che fra i requisiti richiesti per l’ottenimento delle detrazioni del 65% vengano inseriti altri requisiti come la classe di permeabilità all’aria e la esecuzione a regola d’arte della Posa in opera che rappresenterebbero nuovi elementi ulteriormente qualificanti per la riduzione delle dispersioni energetiche del patrimonio edilizio nazionale.

In conclusione: escludere serramenti, schermature solari e caldaie dal 65% significa arrestare un circolo virtuoso, penalizzare le industrie italiane che tanto hanno investito nella progettazione e nella realizzazione di prodotti sempre più performanti e compiere un passo indietro all’affermazione di un’edilizia di qualità certificata.