Attualità

Legge di Bilancio 2020. Le proposte Finco a Tria

La Legge di Bilancio 2020 è alle porte. Già sono iniziate le grandi manovre delle parti sociali per guadagnare posizioni e per non perderle. La fretta è nell’ordine delle cose visti i profondi dissapori all’interno della compagine giallo-verde che governa e che potrebbero portare a esiti attualmente non previsti e magari non prevedibili. In ogni caso la Legge di Bilancio 2020 bisogna farla e il ministro Tria è già al lavoro in merito come pure i due partiti di Governo. Finco, la Federazione delle Industrie per le costruzioni che raggruppa un folto numero di associazioni (Acmi, Anfit, Assites e Unicmi per il settore serramenti, chiusure e schermature solari) oggi comunica le proprie proposte e osservazioni al ministro dell’Economie e Finanze con una lettera firmata dalla presidente Carla Tomasi. Tra le tante proposte evidenziamo alcune di particolare interesse per il settore quali:

1. Ripristinare le detrazioni fiscali del 65% per infissi e schermature solari e rendere strutturali le detrazioni per la riqualificazione energetica;

2. Eliminare split payment e la ritenuta di acconto dell’8% su ecobonus (in  subordine, ripristino al 4%);

3. Articolo 10 DL Crescita. Perplessità sullo sconto in fattura ma almeno Cessione del credito alle Banche e ripensamento da parte del Governo in sede di Legge di Bilancio o con una modifica ad hoc della norma. 

 


Illustrissimo Signor Ministro,
con riferimento alla prossima Legge di Bilancio formuliamo, come FINCO, le seguenti osservazioni:
1. Ripristinare le detrazioni fiscali del 65% per infissi e schermature solari e rendere strutturali le detrazioni per la riqualificazione energetica All’articolo 1, comma 67, della Legge di Bilancio 2019 viene prevista la proroga per un anno delle detrazioni fiscali per l’efficienza energetica, con percentuali differenziate a seconda della tipologia di intervento prescelto, confermando la percentuale del 50% per infissi e schermature solari. Il che sembra ai limiti dell’autolesionismo. Con tutta evidenza non sono stati infatti adeguatamente valutati i risultati, attesi ma non per questo meno clamorosi, del Dossier recentemente elaborato dal Servizio Studi dei Dipartimenti Ambiente e Finanze della Camera dei Deputati in collaborazione con il Cresme. Il dato che emerge non può essere aggirato: un saldo positivo per il Paese di 23, 5 miliardi di euro nel decennio! E poiché la principale problematica sollevata circa il mantenimento della detrazione fiscale per la riqualificazione energetica del 65% per infissi e schermature (ora abbattuta come detto al 50%, cioè allo stesso livello degli interventi per le ristrutturazioni edilizie “semplici”) è sempre stata quella relativa al supposto nocumento per il gettito erariale, la Federazione ritiene sia una imperdibile occasione per riconsiderare la questione, anche sotto il profilo del rilancio dei lavori e dei cantieri. Con l’abbattimento al 50% di sole due tipologie di intervento di riqualificazione energetica, ponendole alla stregua di quelle per le ristrutturazioni edilizie, si confondono le idee circa una misura il cui successo è attribuibile, nel tempo, anche alla chiarezza del dispositivo (se poi fossero malauguratamente confermati i tetti di spesa ammissibili per metro quadrato, si favorirebbero da un lato prodotti esteri di minore qualità e, dall’altro, il ritorno almeno parziale del nero). Oltre a questo, si ingenera confusione nella valutazione della convenienza dell’intervento da partedel consumatore stante il diverso grado di complessità insito nelle due differenti
procedure di richiesta della detrazione. Si dovrebbe, anzi, pensare di ridurre da 10 a
5 anni il periodo di compensazione fiscale, dati i positivi risultati di cui sopra.
È di chiara evidenza, infine, la necessità di rendere finalmente strutturale questo
tipo di detrazioni fiscali per consentire a cittadini ed imprese di pianificare gli
interventi ed al Paese di raggiungere i suoi “obiettivi PNIEC”.

2. Eliminare split payment e la ritenuta di acconto dell’8% su ecobonus (in
subordine, ripristino al 4%).
Il meccanismo dello split payment comporta, oltre ad una complicazione
procedurale, un incremento importante del credito IVA a carico delle imprese, il cui
rimborso è talvolta problematico e comunque tale, nei tempi, da configurare un
grave squilibrio finanziario delle imprese in genere, e di quelle del settore delle
costruzioni in particolare.
Tale rilevante perdita – diciamo anche sottrazione – di liquidità colpisce in
particolare le piccole e medie imprese che rappresentano, peraltro, la maggior
parte delle 13.000 associate alla Federazione FINCO. Poiché la ratio del
provvedimento è quella di combattere l’evasione, riteniamo ora tale previsione –
purtroppo prorogata – assolutamente ultronea rispetto all’accennata esigenza di
contrastare l’evasione, stante il generale obbligo di fatturazione elettronica
introdotto nel nostro Paese a partire dal 1 gennaio u.s.
Analoga riflessione va fatta in relazione al vigente obbligo della ritenuta dell’8%,
sulle spese di ristrutturazione edilizia e riqualificazione energetica, introdotta
inizialmente con aliquota del 4% (Decreto Legge 31 maggio 2010 n. 78, art. 25) e
poi innalzata dalla Legge di Stabilità 2015, n. 190/2014, art. 1, commi 47, 48 e 657.
In forza di tale normativa, nel momento in cui vengono accreditate le somme nelle
banche o alle Poste italiane S.p.A. viene trattenuto un ammontare pari all’8% a
titolo di acconto dell’imposta sul reddito dovuta dai beneficiari, con obbligo di
rivalsa.
Anche in questo caso l’introduzione vincolante ed erga omnes della fatturazione
elettronica fa venire meno una delle principali motivazioni della ritenuta,
rimanendo solo quella di anticipo di cassa a favore dello Stato sui futuri ricavi (se ce
ne saranno!) delle imprese.
In definitiva, il permanere di meccanismi quali lo split payment e la ritenuta
d’acconto dell’8% in presenza della fatturazione elettronica configurerebbe la mera
ed unica volontà da parte dello Stato di incamerare anticipazioni sulle legittime e
costituzionalmente protette attività aziendali, disinteressandosi di ogni altra
conseguenza, essendo venuta, appunto, meno la ragione principale alla base delle
misure in parola.

3. Crediamo che la legge n.58/2019, di conversione del cosiddetto Decreto
“Crescita”, possa contribuire ad un’auspicabile ripresa del Paese e della sua vicenda
economica.
Di particolare interesse risultano, tra le altre, le misure riguardanti la neutralità
fiscale nei casi di concentrazione di imprese, il superammortamento, lo sprone alle
attività di internazionalizzazione, le modifiche alla nuova Sabatini.
Importantissima, poi, l’estensione alle zone 2 e 3 di rischio sismico
dell’agevolazione cosiddetta “Sismabonus”.

Tuttavia, esprimiamo estrema perplessità sulla previsione dello sconto in fattura di
cui all’articolo 10. Riteniamo che vi sia stata una quantomeno inadeguata Analisi di
impatto della Regolamentazione.
Lo sconto in fattura del 50% con la possibilità – ma solo dopo i rilievi dell’Antitrust –
della ulteriore cessione del credito, per poter essere efficace almeno in parte
dovrebbe arrivare sino agli Istituti di Credito, cosa invece espressamente inibita, e
magari essere limitata nell’applicazione a cantieri di una certa entità. Potrebbe poi
essere ipotizzata una linea di credito ad hoc con particolari tassi di interesse per le
imprese.
La suddetta analisi d’impatto avrebbe indotto a riflettere circa gli effetti di questa
misura che rischia di: a) penalizzare le piccole imprese che effettuano lavori diretti
e, quindi in prospettiva, i cittadini, nelle migliaia di piccoli interventi che
caratterizzano questo mercato; b) rilanciare il mercato nero.
Auspichiamo un ripensamento da parte del Governo in sede di Legge di Bilancio o
con una modifica ad hoc della norma.

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Restando a disposizione per eventuali approfondimenti, porgiamo i nostri migliori
saluti.
La Presidente
Carla Tomasi

a cura di Ennio Braicovich