E complessivamente l’Unione europea dipende per il 53,4% dall’import
Belgio, Cipro, Irlanda, Italia, Lituania, Lussemburgo e Malta sono i paesi dell’Unione europea che importano più di tre quarti dell’energia che consumano. Nel 2014 infatti il nostro paese ha importato il 75,9% dell’energia secondo i più recenti dati comunicati da Eurostat settimana scorsa. Una cifra certamente non soddisfacente ma senz’altro migliore di quella del 2000 quando importammo addirittura l’86,5%. Va meglio in altri paesi ma in generale l’Unione soffre di dipendenza energetica visto che, è sempre Eurostat a dirlo, importiamo più della metà dell’energia consumata: esattamente il 53,4%. Gli Stati meno dipendenti energeticamente sono stati Estonia (8,9%), Danimarca (12,8%) e Romania (17%). E quindi Polonia (28,6%) e Repubblica Ceca (30,4%).
Quanto ai paesi maggiori consumatori, ovvero le maggiori economie, il Regno Unito e la Francia se le cavano piuttosto bene rispettivamente con 45,5% e il 46,1% di dipendenza contro una Germania che dipende per il 61,4% e una Spagna che importa il 72,9% dell’energia consumata.
Sono cifre che parlano da sole e che ampiamente giustificano l’azione della UE per maggiori economie di energia e di efficienza energetica.
Per il nostro paese, anche se va meglio che in passato, la dipendenza energetica resta forte. La sua diminuzione negli ultimi anni è probabilmente il risultato combinato della politica energetica dello Stato e dei governi degli ultimi dieci anni (politiche di efficienza energetica, sviluppo delle energie rinnovabili) ma anche della diminuzione dei consumi di energia dovuta alla crisi degli anni 2009-2014. In conclusione: molto resta da fare per diminuire la nostra dipendenza dalle importazioni di energia che spesso proviene da aree geopolitiche molto instabili (crisi in Nord Africa e Medio Oriente, conflitto tra Ucraina e Russia).
(eb)
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