Mancano ancora un paio di giorni per l’obbligo di green pass nei luoghi di lavoro. Dal 15 ottobre è infatti obbligatorio per i dipendenti pubblici e quelli privati, autonomi e collaboratori familiari. E riguarda anche chi opera a casa dei clienti e nei cantieri. Complessivamente sono toccati 24 milioni di lavoratori.
Il Green Pass nei luoghi di lavoro
Ieri il premier Draghi ha firmato due decreti in merito. Il primo concerne i luoghi di lavoro della Pubblica Amministrazione. Si tratta del DPCM 23 settembre 2021 Disposizioni in materia di modalità ordinaria per lo svolgimento del lavoro nelle pubbliche amministrazioni. E’ già in Gazzetta ed è entrato subito in rigore.
Chi è soggetto all’obbligo nella P.A.
Oltre ai lavoratori dipendenti della singola amministrazione, spiega il sito del Governo, sono soggetti all’obbligo i dipendenti delle imprese che hanno in appalto i servizi di pulizia, di ristorazione, di manutenzione, di rifornimento dei distributori automatici, i consulenti e collaboratori e i prestatori o frequentatori di corsi di formazione, come pure i corrieri che recapitano all’interno degli uffici posta d’ufficio o privata.
I soggetti in attesa di rilascio di valida certificazione verde potranno utilizzare i documenti rilasciati dalle strutture sanitarie pubbliche e private, dalle farmacie, dai laboratori di analisi, dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta.
I soggetti sprovvisti di certificazione verde dovranno essere allontanati dal posto di lavoro. Ciascun giorno di mancato servizio, fino alla esibizione della certificazione verde, è considerato assenza ingiustificata, includendo nel periodo di assenza anche le eventuali giornate festive o non lavorative. In nessun caso l’assenza della certificazione verde comporta il licenziamento.
Come viene effettuato il controllo
Il soggetto preposto al controllo è il datore di lavoro, che può delegare questa funzione con atto scritto a specifico personale, preferibilmente con qualifica dirigenziale.
Le linee guida lasciano libero il datore di lavoro di stabilire le modalità attuative. Il controllo potrà avvenire all’accesso, evitando ritardi e code durante le procedure di ingresso, o successivamente, a tappeto o su un campione quotidianamente non inferiore al 20% del personale in servizio, assicurando la rotazione e quindi il controllo di tutto il personale.
Per le verifiche, sarà possibile usare l’applicazione gratuita Verifica C-19. Inoltre, saranno fornite alle amministrazioni applicazioni e piattaforme volte a facilitare il controllo automatizzato, sul modello di quanto avvenuto per scuole e università.
Il secondo decreto
Riguarda le modalità di verifica del possesso delle certificazioni verdi COVID-19 nei luoghi di lavoro. Deve ancora essere pubblicato in G.U. Il DPCM interviene per fornire ai datori di lavoro pubblici e privati gli strumenti informatici che consentiranno una verifica quotidiana e automatizzata del possesso delle certificazioni. Tali verifiche potranno avvenire attraverso l’integrazione del sistema di lettura e verifica del QR code del certificato verde nei sistemi di controllo agli accessi fisici, inclusi quelli di rilevazione delle presenze, o della temperatura.
Così Confindustria
Il vicepresidente di Confindustria per il Lavoro e le Relazioni Industriali, Maurizio Stirpe, ha espresso la posizione di Confindustria a Il Messaggero e al Corriere della Sera, in merito all’avvio del Green Pass obbligatorio sui luoghi di lavoro dicendosi fiducioso:
“Nessun rischio caos con il Green pass per le aziende. L’intervento è stato attentamente pensato, studiato e voluto per far ripartire a pieno ritmo tutte le attività industriali. Basta quindi con le polemiche e gli interventi strumentali di questi giorni. Il Paese deve essere coeso e dobbiamo remare tutti insieme senza divisioni”.
Sulla richiesta di alcune regioni di riorganizzare il sistema di rilascio dei green pass dopo l’esecuzione dei tamponi, allungando ulteriormente i tempi di validità, Stirpe è duro: “credo sia un intervento fuori tempo, poco comprensibile e strumentale. Alcuni Governatori stanno mettendo in discussione aspetti tecnici, penso alla durata dei tamponi, che non possono essere oggetto di mediazione politica. Le regole sono state condivise dall’esecutivo e dalle forze politiche che lo sostengono. E non si può tornare indietro. Confindustria non condivide questi distinguo a pochi giorni dall’entrata in vigore dell’obbligo di Green pass”
I distinguo di CNA
Sul Green Pass nei luoghi di lavoro il giudizio di CNA è positivo. Tuttavia: “Molte delle nostre imprese associate hanno difficoltà reali ad applicare questo regolamento – afferma il presidente della CNA, Daniele Vaccarino, intervistato ai microfoni di Rds – Ad esempio, chi non passa dalla sede centrale per recarsi sul posto di lavoro come gli installatori, gli addetti alle pulizie o ancora gli operai edili che si recano direttamente in cantiere, dove risulta quasi impossibile controllare il Green Pass”.
“Ma uno degli aspetti più complessi riguarda la legge sulla privacy, secondo la quale non è possibile archiviare i dati – ricorda Vaccarino – come CNA proponiamo una moratoria su alcuni specifici regolamenti sulla privacy che permetta di conservare i dati, come la scadenza del Green Pass, in modo da non doverlo controllare ogni giorno. Questo attualmente non è possibile, chiediamo quindi un intervento urgente di semplificazione della normativa e maggiore elasticità sulla privacy”.
a cura di EB
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