Il magnesio è un componente essenziale delle leghe di alluminio per fonderia, laminazione ed estrusione, tra cui la fondamentale 6060. La sua crisi rischia di colpire le industrie dell’auto, dei serramenti e del packaging e tante altre applicazioni
A causa dei problemi energetici, qualche settimana fa la Cina ha bloccato buona parte della produzione di magnesio, metallo di cui è quasi monopolista a livello mondiale. Il problema non è piccolo. Ad esempio, il magnesio è utilizzato nella produzione di lamiere per auto che ne consuma il 35% a livello mondiale. Ed è anche importante componente di lega nella maggior parte delle leghe di alluminio, tra cui la 6060, quella per serramenti, facciate e tanti altri componenti edilizi. Le ripercussioni non si fermano all’edilizia. Infatti gli impieghi dell’alluminio comprendono anche l’industria meccanica, elettrotecnica ed elettronica, i trasporti in generale, beni di consumo e tante altre applicazioni.
Sarà la carenza di magnesio a rappresentare il prossimo fattore di crisi per l’industria europea dell’acciaio, del ferro e dell’alluminio?
Magnesio “stellare”
Largamente utilizzato nell’industria metallurgica, il magnesio nel giro di un anno ha più che triplicato il prezzo passato da 1840 €/t a 5555 €/t dopo aver spiccato il volo a metà settembre quando ha raggiunto quota 9597 €/t. Proprio quando le autorità cinesi hanno iniziato a chiudere fonderie di ogni tipo, alluminio, acciaio e magnesio, perché sopraffatte da una crisi energetica senza precedenti. Peraltro, nell’occasione hanno “spento“ pure intere province e tante altre industrie.
La produzione mondiale di magnesio, 1,2 milioni di tonnellate, è per l’87% nelle mani della Cina, che è quasi monopolista mondiale, come si diceva. La Repubblica popolare ne utilizza il 39%. Europa e America del Nord consumano, ciascuna, il 19% del volume mondiale. Al Giappone va un 4%. Di fatto l’Europa, importando dalla Cina quasi tutto il magnesio che utilizza, è stata duramente colpita dall’attuale shortage.
Quanto conta il magnesio in Italia
Scendiamo nel concreto per cogliere l’impatto di questa carenza sul mondo dell’edilizia e dei tanti prodotti in alluminio (serramenti, facciate, scuri, schermature ecc) dove la lega regina per gli estrusi in alluminio è la 6060, o meglio, dizione europea, EN AW 6060. Il magnesio deve essere presente nella composizione di questa lega in una quantità percentuale variabile tra 0,35 e 0,60. Sembrerebbe una quantità trascurabile. In pratica tra i 3,5 e i 6 grammi per kilogrammo di lega. Moltiplicata per le centinaia di migliaia di tonnellate di estrusi in alluminio prodotti in Italia (700 mila circa quest’anno, non solo per l’edilizia) si raggiungono quantità spaventose. E poi, oltre agli estrusi, ci sono le leghe da fonderia, quelle da laminazione e così via.
Crisi anche per il silicio
Senza dimenticare che, oltre al magnesio , c’è pure la crisi del silicio di grado metallurgico presente nella 6060 in percentuale compresa tra 0,3 e 0,6. E pure il silicio, il cui prezzo è quadruplicato nel giro di un anno, è stato contingentato in Cina richiedendo per la produzione enormi quantità di energia. Lo shortage del silicio ha già colpito da tempo la produzione dei microchip, componenti indispensabili oramai in ogni attività.
12 associazioni si rivolgono all’Unione europea
La situazione del magnesio è diventata talmente drammatica da costringere 12 associazioni industriali europee a lanciare un messaggio alla Commissione europea. Sono European Aluminium, Eurofer, ACEA, Eurometaux, industriAll Europe, ECCA, ESTAL, IMA, EUWA, EuroAlliages, CLEPA e Metals Packaging Europe. L’appello urgente è per un’azione “contro il rischio imminente di arresti della produzione in tutta Europa come conseguenza di una grave carenza di approvvigionamento di magnesio dalla Cina. Il magnesio è un materiale di lega chiave e ampiamente utilizzato nell’industria metallurgica. Senza un’azione urgente da parte dell’Unione europea, questo problema, se non risolto, minaccia migliaia di imprese in tutta Europa, le loro intere catene di approvvigionamento e i milioni di posti di lavoro che dipendono da esse”.
Materie prime: crisi senza precedenti
Siamo di fronte a una crisi di forniture di magnesio senza precedenti. Con l’Unione Europea quasi totalmente dipendente dalla Cina (al 95%) per le sue esigenze di approvvigionamento di magnesio, le industrie europee di produzione e utilizzo di alluminio, ferro e acciaio insieme ai loro fornitori di materie prime sono particolarmente colpite. E verranno colpiti i settori chiave di utilizzo finale come l’automotive, l’edilizia e l’imballaggio.
La previsione delle associazioni è che l’Europa esaurirà le scorte di magnesio entro la fine di novembre, con carenze di produzione, chiusure di attività e conseguenti perdite di posti di lavoro.
Quanto ne verrà colpito l’alluminio?
Difficile prevederlo. Attualmente il metallo è in fase largamente discendente avendo perso quasi il 15% di valore nel giro di tre settimane, come mostra il grafico sopra. La crisi del magnesio e quella concomitante del silicio, altro componente di lega, però potrebbero avvamparne nuovamente le quotazioni.
In attesa di mosse da parte di Bruxelles verso lo Stato cinese, può essere consolante a lungo termine una notizia. La stessa Unione europea ha lanciato un progetto, in cui è coinvolta la European Aluminium, che ha per obiettivo trovare alternative alla dipendenza di materiali critici come appunto silicio e magnesio.
Dopo aver scoperto in questi ultimi due anni che siamo totalmente dipendenti dalla Cina per tanti componenti farmaceutici, per i metalli rari, ora rimaniamo basiti davanti al fatto che le linee di produzione delle auto si fermeranno perché mancheranno non solo i microchip (cosa che già succede) ma pure le lamiere, i getti dei motori e tanti altri componenti in alluminio. E, in questo quadro, magari potrebbero mancare anche i profili per serramenti, facciate, scuri, tende…
a cura di Ennio Braicovich
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