Un documento dell’Associazione dei metalli non ferrosi analizza le conseguenze della crisi Ucraina-Russia sull’approvvigionamento UE dei metalli. L'attuale situazione potrebbe mettere a dura prova le catene di approvvigionamento di importanti settori industriali come l'edilizia, i trasporti, la produzione di macchine e impianti industriali.
Metalli a rischio nell’Unione europea? La guerra è alle porte e i tradizionali flussi import-export sono interrotti, come tutti sappiamo. Un documento di Assomet, Associazione dei metalli non ferrosi, analizza in profondità la situazione attuale relativa alla produzione e al commercio dei metalli in Ucraina, Russia e Bielorussia. In particolare. studia gli effetti derivanti dal conflitto in funzione delle garanzie di approvvigionamento per l’Unione. Utile ai fini dell’analisi è stato il sistema informativo sulle materie prime della Commissione Europea (RMIS – Raw Materials Information System).
Importanti fornitori di metalli
Agli operatori dell’industria metallurgica, annota Assomet, è ben noto che l’Ucraina e la Bielorussia sono importanti fornitori globali di titanio, ferroleghe-Mn, caolino e potassio. Allo stesso modo sappiamo che la Russia controlla quote importanti della fornitura internazionale di un lungo elenco di materie prime. L’intero pianeta, in primis l’Unione Europea, dipende quindi in larga misura dalla Russia per la disponibilità di diversi metalli di base – acciaio, alluminio, rame, nichel – così come per quelli più critici, ad esempio i metalli del gruppo del platino, del titanio, del vanadio e dell’antimonio. Sono questi i metalli a rischio maggiore.
E’ normale che la grave crisi Russia-Ucraina, con l’aggressione militare in corso, influisca sulle garanzie europee di approvvigionamento dei materiali non alimentari e non energetici (i cosiddetti NFNE, Non Food Non Energy) e abbia creato massima allerta sui mercati internazionali.
Metalli a rischio fornitura
Tra le principali minacce alla sicurezza degli approvvigionamenti si possono identificare:
– le sanzioni che incidono sul finanziamento dell’industria mineraria e metallurgica russa e sulla sua capacità di importare materie prime o esportare prodotti finiti, che con tutta probabilità sconvolgeranno le catene di approvvigionamento a livello globale;
– le restrizioni mirate all’import/export di materie prime specifiche nel contesto di sanzioni aggiuntive dall’UE e/o contromisure dalla Russia;
– l’aumento dei prezzi dovuto alla disponibilità limitata delle materie prime, ai costi troppo elevati dell’energia e all’interruzione delle esportazioni UE verso i paesi coinvolti nella guerra.
Materiali e settori chiave più colpiti
L’Ucraina e la Bielorussia controllano una quota considerevole della fornitura globale di materie prime specifiche come, ad esempio, il titanio. Nel 2020 Russia, Ucraina e Bielorussia hanno rappresentato il 12,3% delle importazioni complessive dell’UE per quanto riguarda il gruppo di prodotti NFNE (Non Food Non Energy). L’export dell’Unione destinato a questi tre Paesi ha invece raggiunto per lo stesso gruppo di prodotti solo il 3,8%.
Mentre le importazioni dell’UE sono costituite principalmente da materiali raffinati e materie prime primarie, l’export è, al contrario, principalmente composto da semilavorati e prodotti a valle.
Impatto della carenza di metallo
L’interruzione delle importazioni di acciaio, alluminio, rame e minerali industriali da Russia, Ucraina e Bielorussia potrebbe mettere a dura prova le catene di approvvigionamento di importanti settori industriali come l’edilizia, i trasporti, la produzione di macchine e impianti industriali.
L’elenco delle materie prime NFNE aventi elevato valore e quote significative sulle importazioni totali dell’UE comprende prodotti indispensabili per diverse catene del valore strategiche dell’UE: i PGM per l’industria automotive (Platinum Group Metals (PGMs), il titanio destinato alle applicazioni aerospaziali, l’acciaio per i motori elettrici, il nichel per le superleghe impiegate nella realizzazione di turbine e batterie. Tali materie prime critiche provengono principalmente dalla Russia.
I dati commercio UE-Ucraina
La più recente relazione tecnica del Joint Research Centre della Commissione europea, datata 2021, mostra che le materie prime NFNE (Non Food Non Energy) rappresentano oltre un terzo delle esportazioni totali di beni dall’Ucraina verso il resto del mondo. Tre voci – ferro e acciaio, minerali e legno – contribuiscono con un significativo surplus al bilancio commerciale complessivo ucraino delle merci. L’Unione Europea è stata la principale destinazione dell’export di materie prime NFNE di Kiev, avendo raggiunto nel 2018 ben il 42% del totale. Ai primi tre posti di quanto esportato in Europa dall’Ucraina troviamo i semilavorati di ferro/acciaio non legato e i minerali e concentrati di ferro, agglomerati e non.
L’import ucraino
Per quanto riguarda l’import ucraino, sempre nel 2018 l’UE è stata il secondo fornitore, con una quota del 22%, dopo la Federazione Russa (36%). Tra le prime 20 materie prime esportate dall’UE in Ucraina si trovavano principalmente carta e cartone, ma anche alcune tipologie di prodotti di ferro/acciaio.
a cura di EB
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