Inaugurato il 1° maggio il nuovo museo firmato dall’architetto italiano nel cuore del Meatpacking District di Manhattan
C’è anche Permasteelisa, attraverso la propria filiale americana Permasteelisa North America, nel grande progetto del nuovo Whitney Museum of American Art di New York, aperto al pubblico il 1 maggio con l’esibizione inaugurale ‘America Is Hard to See’.
Creato dall’architetto genovese Renzo Piano, il nuovo Whitney Museum sorge all’angolo tra Gansevoort e Washington Street nel Meatpacking District di New York e raccoglie l’importante eredità del celebre museo fondato da Gertrude Vanderbilt Whitney nel 1930 nel Greenwich Village, poi trasferitosi nel 1966 nell’edificio progettato da Marcel Breuer ed Hamilton P. Smith, tra la 75esima strada e Madison Avenue.
Un progetto ambizioso sia per il rilievo culturale che avrà sia per le dimensioni e la forma della sua struttura. Con una base di 87 x 38 metri e altezza di 53, l’edificio presenta una forma complessa che ha richiesto l’uso della progettazione in 3D, poiché le varie facce presentano gradi e versi di inclinazione differenti; per i 10.000 metri quadri che rivestono l’edificio il Gruppo Permasteelisa ha dovuto affrontare molte sfide dettate sia dalle diverse tipologie di facciate impiegate sia dalla dimensione e forma dei pannelli progettati, prodotti ed installati.
I 6.500 mq della facciata principale sono a doppia pelle, con pannelli di alluminio larghi 1 x 11 metri ricoperti, all’esterno, da fogli di acciaio spessi solo 8 millimetri e di dimensioni extra-large (fino a 21 metri di lunghezza per 2,5 tonnellate di peso) che coprono più piani e danno all’edificio l’aspetto di un monolite grigio che ben si inserisce nel contesto industriale del Meatpacking district. I pannelli, molto lunghi e sottili, sono stati prodotti da Gartner GmbH, controllata del Gruppo Permasteelisa, e poi spediti a New York via mare. Trasportati al sito con dei camion speciali, i pannelli sono stati installati con delle speciali ventose sviluppate espressamente per questo progetto.
Le facciate Nord e Est godono di un rivestimento vetrato che illumina naturalmente l’interno del museo. Per queste facciate è stata utilizzata la tecnologia a montanti e traversi (stick system) con un vetro-camera ad alte prestazioni corredato da tende per controllare l’irraggiamento solare.
La hall di ingresso principale è rivestita con una parete vetrata di 600 metri quadrati completamente trasparente. Il sistema di fissaggio con cavi pretensionati, selezionato per questa area, contribuisce con la sua trasparenza perfetta a fare del museo uno spazio aperto che comunica la propria accessibilità a partire dalla struttura architettonica: il nuovo Whitney sorge infatti sul tratto finale delle High Line, la vecchia ferrovia trasformata in un parco sopraelevato, che fa da ingresso naturale del museo.
L’ultimo piano dell’edificio, che ospita la caffetteria, gode della luce naturale che filtra attraverso il soffitto a shed (denti di sega) vetrato che contribuisce a illuminare l’ambiente con una luce diffusa ed uniforme.
Il nuovo Whitney Museum dispone di 8 piani per uno spazio espositivo complessivo di 5.800 metri quadrati, di cui 4.600 al coperto e 1.200 di terrazze con vista sul fiume Hudson. Spazi per laboratori, un centro studi, due teatri e vari servizi al pubblico tra cui una hall di 6.000 metri quadrati, un ristorante, una caffetteria e un negozio, spazi deposito e uffici formano il nuovo polo culturale della Grande Mela.
Foto: Karin Jobst
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