Una Risoluzione del Parlamento europeo chiede a Commissione, Consiglio e Stati membri una revisione ambiziosa del regolamento sui prodotti da costruzione al fine di creare un quadro normativo solido che preveda norme efficaci, armonizzate e facilmente applicabili. E con urgenza
Il Parlamento EU ha adottato la Risoluzione P9 TA(2021)0074 con la quale chiede alla Commissione, al Consiglio e agli Stati membri “una revisione ambiziosa del regolamento sui prodotti da costruzione al fine di creare un quadro normativo solido che preveda norme efficaci, armonizzate e facilmente applicabili”. Si tratta di un documento di dieci pagine che alleghiamo qui sotto nella versione italiana e comunque rintracciabile qui. In maniera molto dettagliata e chiara il Parlamento EU mette a fuoco i problemi del Regolamento (CPR) sotto quattro aspetti:
– Linguaggio tecnico comune, comprese le norme;
– Marcatura CE e dichiarazione di prestazione (DoP);
– Vigilanza del mercato;
– Sostenibilità dei prodotti da costruzione.
Ultimo indispensabile punto sono le:
– Raccomandazioni specifiche sulla revisione del regolamento sui prodotti da costruzione.
Il Parlamento EU fa scoppiare il caso
E alla fine potremmo dire che il bubbone è scoppiato. Sono anni che la Commissione, i suoi organi tecnici e legali bloccano la pubblicazione di norme EN sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea impedendo così che diventino norme armonizzate. Esse così assumerebbero in tal modo valore giuridico, oltre che tecnico, il che spaventa gli eurocrati, come abbiamo scritto più volte.
Come forse noto, da tempo la Corte di Giustizia europea ha sottolineato con la sentenza del James Elliott Case (vedi news) che le norme armonizzate sono parte della legislazione europea e quindi devono essere complete sotto i profili tecnico e legale.
Il dato denunciato dalla Risoluzione è drammatico: “sulle 444 norme armonizzate esistenti per i prodotti da costruzione, solo 12 nuove norme sono state emanate dopo l’adozione del regolamento sui prodotti da costruzione”.
Sbloccare le norme candidate armonizzate
Da notare che “a differenza di altre normative del nuovo quadro legislativo, l’uso di norme armonizzate nel quadro del regolamento sui prodotti da costruzione è obbligatorio”, rileva il Parlamento EU. Il che significa avere a disposizione “un efficace sistema di adozione per rispondere alle esigenze dell’industria e rispecchiare le sue pratiche più efficaci, aprire la strada all’innovazione, tenere il passo con gli sviluppi tecnologici, garantire la chiarezza giuridica e condizioni di parità per le PMI e soddisfare le esigenze normative degli Stati membri”. E invita “con urgenza la Commissione a trovare una soluzione rapida e praticabile per migliorare i processi di normazione ed eliminare l’arretrato di norme non citate”.
Otre 300 le norme CEN bloccate
Sono centinaia le norme approvate dal CEN candidate armonizzate in attesa di pubblicazione. A settembre 2020 scrivevamo: “300 norme EN sono bloccate da anni e nessuno dice niente fatta salva la denuncia sotto forma di interrogazione con risposta scritta alla Commissione dell’eurodeputato Carlo Calenda. ”
Il nostro rappresentante, quasi un anno fa, aveva denunciato il caso incredibile della norma EN 13830 sulle facciate continue, scritta e riscritta più volte, e mai pubblicata sulla GUUE nonostante le approvazioni dei papaveri di Bruxelles. Calenda presentò sulla 13830 un’interrogazione ad hoc, che è rimasta senza risposta. Il commissario europeo Thierry Breton la promise entro fine ottobre 2020 ma nessuno pare averla vista.
Il settore dei serramenti è duramente colpito. Il caso più eclatante per il settore serramenti però è quello della norma EN 145351-2 per le porte interne che investe sia le porte interne che tantissimo il settore delle porte tagliafuoco (in buona parte porte interne). Ma poi c’è ancora la EN 16361 sulle porte automatiche, la EN 13241 su porte industriali, commerciali e da garage e cancelli, la EN 13659 sugli oscuranti e le veneziane esterne, la EN 13561 sulle tende esterne… Sono 6 le norme candidate alla armonizzazione e 14 quelle già armonizzate ma revisionate (e quindi in attesa di una nuova armonizzazione). Così va a finire che le aziende utilizzano le nuove norme ma le procedure per marcatura e DoP sono quelle di vent’anni fa.
C’è la scappatoia del percorso EOTA
Il blocco delle norme EN è tale per cui le aziende più strutturate e ricche sono ricorse alla marcatura CE dei loro prodotti seguendo il percorso EOTA che è riservato ai prodotti innovativi. E così è successo che, altra bacchettata, “la stragrande maggioranza dei documenti per la valutazione europea non riguarda i prodotti innovativi”. Quindi, siamo alla truffa, detto con parole più semplici. Per di più “la lunghezza e i costi elevati del percorso EOTA, che è disagevole per le PMI ed è per lo più economicamente accessibile solo ai grandi operatori del mercato”. Accusa esplicita: distorsione del mercato.
E la sicurezza dei prodotti da costruzione?
Altro punto degno di nota: nella Risoluzione il Parlamento EU “si rammarica del fatto che la marcatura CE a norma del regolamento sui prodotti da costruzione sia erroneamente intesa come marchio di qualità e non indichi se un prodotto da costruzione è sicuro o può essere utilizzato nelle opere di costruzione”.
Insomma, nel corso del tempo abbiamo perso la bussola. I prodotti dovrebbero peraltro includere “obblighi aggiuntivi d’informazione e requisiti sulla prestazione dei prodotti in relazione alla salute, alla sicurezza e agli aspetti ambientali”.
Altre bacchettate la Risoluzione le riserva agli Stati membri. Ad esempio: “la vigilanza del mercato dei prodotti da costruzione è considerata insufficiente e inefficace dal settore… tale situazione compromette la parità di condizioni per gli operatori economici che rispettano la legislazione, a vantaggio dei commercianti disonesti che non lo fanno…una vigilanza del mercato debole e incoerente potrebbe portare a un aumento dei prodotti che non soddisfano le prestazioni dichiarate, mettendo a rischio gli utenti finali”. E “rammenta il requisito previsto dal regolamento (UE) 2019/1020 in virtù del quale gli Stati membri sono tenuti a garantire alle autorità di vigilanza del mercato la costante disponibilità di adeguate risorse finanziarie, umane e tecniche, comprese sufficienti conoscenze e competenze”.
E-commerce non sicuro
E ce n’è anche per l’e-commerce dei prodotti da costruzione, fenomeno in crescita. Occorre: “garantire un’efficace vigilanza del mercato dei prodotti da costruzione venduti online, in particolare di quelli acquistati da operatori economici di paesi terzi, dato che potrebbero non adempiere alla legislazione dell’UE e incidere pertanto sulla qualità e la sicurezza delle opere di costruzione, al fine di assicurare la conformità dei prodotti da costruzione in circolazione nel mercato unico con la prestazione dichiarata o l’uso previsto, indipendentemente dalla loro origine”.
Altre stoccate a Commissione, Consiglio e Stati membri sono riservate in merito alla Sostenibilità dei prodotti da costruzione esortando a “sostenere la circolarità dei prodotti da costruzione, compresi i prodotti riutilizzati o rifabbricati e quelli fabbricati da materiali riciclati”.
Creare un quadro normativo solido in tempi rapidi
E, infine, le Raccomandazioni per una revisione del Regolamento per “creare un quadro normativo solido che preveda norme efficaci, armonizzate e facilmente applicabili”. Con l’adeguato coinvolgimento di tutte le parti interessate, e sottolineando “la necessità di condizioni di parità e di oneri amministrativi minori nella legislazione sui prodotti da costruzione per tutte le imprese, in particolare le PMI”.
Con una grande preoccupazione all’orizzonte: “qualsiasi revisione del regolamento sui prodotti da costruzione e, in particolare, il riesame dell’acquis del regolamento sui prodotti da costruzione richiederanno molto tempo, mentre i fabbricanti, i contraenti, i progettisti, gli architetti e gli altri utenti finali necessitano di soluzioni immediate per superare l’incertezza giuridica derivante, tra le altre cose, dalla mancanza di norme armonizzate aggiornate e dalle lacune normative”.
Alla fine il Parlamento EU “invita la Commissione a trattare queste questioni nell’ambito della sua revisione prevista del regolamento sui prodotti da costruzione, nello specifico a concepire una soluzione per far fronte alle sfide giuridiche e tecniche urgenti”. Clienti, imprese, fornitori, progettisti hanno bisogno di certezze. E in tempo possibilmente brevi.
a cura di Ennio Braicovich
Condividi l'articolo
Scegli su quale Social Network vuoi condividere