Attualità

Piattaforme elevatrici, tra costi e vantaggi

La si usa solo quando non si può fare altrimenti. Quando gli ascensori non bastano, quando i montacarichi non sono sufficienti e quando anche i vani scale costituiscono un ostacolo. Per pigrizia o disabitudine chiedere l’intervento di una piattaforma aerea costituisce per molti ancora un tabù. Eppure i vantaggi sono molti, non ultimo quello della lucidità mentale.

I tempi saranno pure cambiati, ma se chiedete ad un preventivista di serramenti di considerare l’intervento di una piattaforma aerea per l’elevazione al piano di posa, ne parlerà sempre e solo come un costo aggiuntivo. Non che la sua osservazione non sia pertinente, anzi, ma non terrà mai conto di alcuni aspetti, proprio quelli che invece vorremmo prendere in considerazione. Per farlo utilizzeremo un esempio.

In un ufficio al 5°piano di un edificio in centro città, la ditta Bianchi deve montare una parete divisoria scorrevole di misura 3000 x 3000 mm. I volumi in cristallo stratificato e temprato sono due, di circa 1550 x 3000 mm e pesano la bellezza di circa 100 kg l’uno. Le scale sono molto ampie ma vanno considerati i gradini a fazzoletto di ingresso e di uscita dalla rampa che unisce un piano con l’altro. Il custode non è certo tra i più collaborativi della categoria e accedere dal vano scala principale prima delle 8,30 potrebbe causagli il rimprovero dei consiglieri.

Con piattaforma
Ore 07.30. La ditta Bianchi alloggia il suo mezzo adiacente alla piattaforma nello spazio riservato. L’azienda che si occupa dell’elevazione ha occupato uno spazio di sosta di 6 m con un tributo su suolo pubblico.
Ore 08,00. La piattaforma è stata assicurata alla sporgenza del terrazzo. Gli uomini sono saliti con il montacarichi senza che nessun inquilino avesse di che lamentarsi. Salgono attrezzature, vetri, materiale accessorio e una bobina di cartone per proteggere il pavimento. Due uomini alloggiano il materiale al centro dei locali, verificano la congruità delle misure e si congedano dagli operatori della piattaforma.
Ore 09,00. I due operai della ditta Bianchi cominciano a montare le lastre.
Ore 10,00. La parete è montata e funzionante, registrata in ogni sua parte.
Ore 11,00. I due operai lasciano il cantiere dopo aver riassettato, pulito i cristalli e raccolto masserizie e attrezzature.

Costo noleggio della piattaforma compreso oneri di occupazione    300,00 Euro

Mano d’opera in economia 35,00 euro/ora   per complessive ore 9    315,00 Euro.

Senza piattaforma
Ore 07,30. Il mezzo della ditta Bianchi sosta in area a pagamento riservata di primo mattino per garantirsi un posto, dopo aver scaricato il materiale in una posizione adiacente il civico.
Ore 08,30. La ditta Bianchi affronta le scale padronali con tre uomini che si alternano nelle varie posizioni per salire con le lastre di cristallo. Le scale sono scivolose e ad ogni piano le lastre vanno posizionate in verticale per superare la curva dei pianerottoli.
Ore 09,30. Le lastre sono state posizionate al centro delle stanze. I due capi squadra verificano l’idoneità delle lastre con i vani esecutivi mentre il terzo si occupa di portare al piano attrezzature e quanto necessario per impostare la messa in opera.
Ore 10,00. Per scaricare la tensione accumulata si procede più lentamente del solito. Si cerca di defaticare lo sforzo già sufficientemente soddisfatti per aver scongiurato rotture indesiderate.
Ore 11,00. Si montano finalmente le lastre nel senso giusto. Una certa approssimazione ha fatto sì che si montassero le lastre in senso contrario e senza tenere conto della presenza dei ferma corsa all’interno delle guide. Un intoppo che è valsa la perdita di mezz’ora.
Ore 11,30. La porta funziona correttamente. Il più è stato fatto. Ci vuole un caffè!
Ore 12.30. I tre rientrano in sede dopo aver riassettato la zona coinvolta e aver caricato le attrezzature sui mezzi lasciati a cento metri di distanza.

Mano d’opera in economia 35,00 euro/ora per complessive ore 15     525,00 Euro,

Area di sosta 2,00 euro/ora per complessive ore 5     10,00 Euro.

Forse l’esempio non regge e i costi risulteranno approssimativi, ma tutto cìò dovrebbe bastare a sottolineare la differenza che intercorre tra le due condizioni di lavoro. La prima ha evidenziato i minori rischi di rottura affrontati durante le fasi di sollevamento, la maggiore lucidità mentale nei momenti salienti della posa e una profusione assennata di energia quando oggettivamente richiesta. Inoltre ha permesso ai due installatori di affrontare con maggiore freschezza la seconda parte della giornata lavorativa, con la possibilità di inserire un ulteriore intervento di pari intensità fisica.

Lo spunto di questa riflessione non è affatto casuale, ma ci perviene dalle confidenze di un operatore del settore il quale a fine luglio si è ritrovato ad affrontare un caso molto simile.

Optando per la soluzione con l’ausilio di una piattaforma ha evitato a priori una serie di spiacevoli conseguenze derivanti da una rottura accidentale:
A)
Slittamento della consegna a metà settembre in virtù di una imminente chiusura estiva di agosto delle aziende fornitrici.

B)
La successiva posa del manufatto a cantiere già ultimato.

C)
Il rischio di lavorare con l’obbligo di doversi coordinare con la normale attività di un ufficio, con la presenza di personale operativo e di complementi di arredo che ne avrebbero disturbato la relativa movimentazione dei carichi.
La forbice che insiste tre la due voci di costo può essere circoscritta in una percentuale del 20%, ma potrebbe assumere contorni diversi qualora il materiale da porre in opera fosse stato sensibilmente maggiore. Nello stesso ufficio ad esempio, se ci fossero stati i serramenti da cambiare, si sarebbero dovuti issare almeno trenta telai con relative vetrazioni.

La catena umana
E’ vero che non tutti i casi permettono di utilizzare una piattaforma aerea sulla perpendicolare diretta del piano di posa, come lo è anche il fatto che molte volte non basterebbe una semplice piattaforma per poterlo raggiungere, (pensando a edifici che si sviluppano a ridosso di cortili interni se non addirittura privi di ampie finestrature o sporgenze di balconi) ma resta il fatto che in tante situazioni analoghe si continua a preferire a priori l’elevazione a mano a discapito di una variante di tipo oleodinamico.
Una forma mentale che vede impegnare sui vani scala un gran numero di maestranze anche in presenza di un’alternativa ben più vantaggiosa. Un fenomeno che per buona pace di serramentisti e vetrai spesso si riscontra ancor più evidente tra diverse categorie ad essi trasversali: fabbri, mobilieri, falegnami. E’ cosa recente infatti l’aver visto in azione squadre di mobilieri fare altrettanto in un appartamento di duecento m2 al sesto piano di un edificio. Situazione nella quale gli arredi smontati sono stati fatti passare tutti nel suo vano scala, utilizzando la tecnica del passamano da un piano all’altro. A difesa di chi opta ancora per questa modalità vi sono ancora tariffe che a volte non incoraggiano l’uso delle piattaforme. Se ci fosse maggiore interazione tra le imprese e una tacita continuità di interventi da organizzare, i costi da calcolare si ridurrebbero a tutto vantaggio di entrambi.

Le attrezzature, quanto pesano!

A volte ci si arena dietro a consuetudini perpetrate da sempre, senza vedere che soluzioni migliori sono a portata di mano e che per poterle coordinare è sufficiente un minimo di organizzazione in più.
Del resto, se non fossero state introdotte aree pedonabili o zone a traffico limitato, molti non avrebbero mai convertito le loro pesanti cassette in ferro a vantaggio di soluzioni più leggere. Eppure da quando le aziende offrono cassette di utensili impilabili con tanto di ruote pivoettanti alla base, si vedono carrelli porta-attrezzi customizzati di tutto rispetto come fossero vere e proprie officine portatili. Carrelli che il più delle volte sono gli stessi artigiani a costruirseli secondo le loro strette necessità.
Per chi ricorda troncatrici e refilatrici portate a spalla tutto questo sa ancora di novità, ma sulla movimentazione dei materiali al piano di posa, qualche remora andrebbe ancora abbattuta. Lo sa bene chi, come molti di noi, ha sbagliato il primo foro della mattinata per eccesso di stanchezza o per aver fatto scoppiare un temperato al quarto piano per non averlo asciugato dopo che la pioggia lo aveva bagnato. Lo sa bene chi ha fatto ripetutamente otto piani di scale con un vetro in spalla, cosa voglia dire mettere cervello in un cantiere dove non esiste margine di errore. Lo sa soprattutto il posatore che è sopraggiunto e ha superato ampiamente la mezza età e che porta sul suo scheletro stagioni intere di sforzi protratti.
Utilizzare una piattaforma aerea, spesso può metterci al riparo da cattive sorprese derivanti da strappi muscolari, dovute non tanto dalla mera movimentazione, quanto da movimenti errati causate da un improvviso scivolamento della lastra o da una torsione imprevista.
Quando ripenso ai primi corsi di adeguamento riguardanti la sicurezza sul lavoro, si faceva un gran parlare di movimentazione dei carichi, ma lo si faceva quasi esclusivamente contestualizzandoli al chiuso, in laboratorio e quasi mai in cantiere. Questo generava spesso imbarazzo, non tanto per le assenze di risposta, quanto per la scarsa coscienza cognitiva dei relatori stessi su cosa significasse lavorare in cantiere. Era difficile spiegare loro che il carico di una lastra di quaranta chili portati su una rampa di scale, diventava maggiore per chi portava e più scomoda per chi guidava in salita. Tanto difficile da desistere dal farlo.

Indipendentemente da provvedimenti e normativa però, resta il fatto che la stanchezza non è mai andata a braccetto con la precisione e che quando si può sostituire la forza bruta con un ausilio, forse è meglio pensarci due volte.

Scegliere tra costi e vantaggi non è certo semplice, soprattutto in una fase di impoverimento economico come questa. Per fortuna però siamo ancora liberi di ponderare.