Le montagne russe su cui viaggiano i prezzi delle materie prime in apparenza prima salgono e poi scendono. Tuttavia, la direzione è univoca e solo verso l’alto. Prendi, ad esempio, l’alluminio. Dopo gli scossoni dell’altro ieri e di due giorni fa, ieri mattina era appena sotto quota 3100, poi è schizzato verso 3176 e adagiarsi, si far per dire, a 3137 $/t. Tutto pronto a risalire.
Quali i prezzi fino al 2022?
Tutto sembra procedere secondo le previsioni di qualche esperto che già mesi addietro preventivava delle oscillazioni tra 3400 e 3200. E la curva dei prezzi del metallo leggero tracciata da qua ad ottobre 2022 da TradingEconomics non fa che confermare quell’ipotesi che a molti allora era sembrata piuttosto balzana. Se, poi, qualcuno volesse dei numeri, TradingEconomics stima che l’alluminio sarà scambiato a 3237,41 $/t tra 12 mesi. Dietro queste stime vi sono la forte domanda a livello mondiale e la certezza che i prezzi dell’energia, così importante per la produzione del metallo, non scenderanno. Anzi. Quanto ai premi, essi rimangono sempre alti: un buon riferimento per i produttori seri è la forcella 1500-1600 $/t. Curiosamente anche l’acciaio che ha fatto e sta facendo soffrire molto, si prevede si comporterà in maniera analoga a quella dell’alluminio, come mostra la curva qui sotto.
PVC e le altre plastiche
E’ lapidario Paolo Arcelli di Plastic Consult: “I prezzi delle plastiche? Un disastro. Continuano ad essere corte (non tutti i polimeri, non tutti i gradi, ma il PVC continua a essere cortissimo con prezzi che salgono senza paura). L’aumento del prezzo dell’energia sta provocando ulteriori rincari (già chiesti da alcuni produttori superiori ai €100/ton SOLO per l’energia)”.
Ma non c’è solo questo: “Il costo dei noli dall’Asia è sempre elevatissimo. A livello aneddotico mi hanno segnalato richieste di 16.000$ a container, tempo di arrivo non stimabile. Si aggiungono ultimamente segnalazioni preoccupanti sul fronte trasporti su gomma con difficoltà a reperire numero sufficiente di trasporti. Non siamo alla totale disruption della supply chain ma ci avviciniamo pericolosamente. Vediamo, poi, cosa succederà con gli scioperi dei portuali indetti per il green pass”.
Pure il silicone ci si mette
Ha fatto impressione la circolare di un produttore nazionale di guarnizioni sulla mancanza di silicone. Anche qui il “problema” è la Cina. Qual è la causa della sua carenza? Materia prima per i prodotti a base di silicone è il silicio metallico. E la sua produzione – idem per le fonderie d’alluminio – è fortemente limitata a causa delle restrizioni energetiche imposte dal governo cinese. A questa carenza si aggiunge l’interruzione delle supply chain, la mancanza di container, i noli marittimi alle stelle, le code nei porti cinesi, americani ed europei. Insomma, il disastro non è lontano se si va avanti così.
a cura di Ennio Braicovich
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