Situazione senza precedenti. Settimana scorsa è stata oltrepassata quota 2600 $/tonnellata al London Metal Exchange. Sempre alti i premi
Settimana scorsa il prezzo dell’alluminio alla borsa del London Metal Exchange ha battuto un altro record sfondando la linea dei 2600 US$/tonnellata, una quotazione mai vista in precedenza. Per circa un trimestre aveva veleggiato attorno quota 2500 dopo aver raggiunto il 10 maggio il top (di allora) rappresentato dalla quotazione record di 2565 $/ton. Ben 300$ sopra le quotazioni di aprile. I premi, ossia l’extra prezzo sulla base dei prezzi LME che occorre pagare per consegne entro una certa data, invece, avevano sforato quota mille e in qualche caso hanno raggiunto i 1200 $. E su quest’ultimo livello sono rimasti.
Verso un riequilibrio di domanda e di offerta d’alluminio?
A turbare l’equilibrio dei mercati pare sia intervenuto l’annuncio del dazio del 15% imposto sull’alluminio grezzo in uscita dalla Russia. Questo a partire dal 1° agosto. La forte domanda interna cinese e quella altrettanto forte negli Stati Uniti e in Europa occidentale hanno fatto sì che il prezzo dell’alluminio raggiungesse le quotazioni viste settimana scorsa. Ma le cose non sono così lineari come mette in luce Marco Galliani, alla testa di Profilati spa, estrusore e gammista di sistemi per edilizia in alluminio:
“La logica storica vorrebbe che i prezzi si ridimensionassero. La logica (???) grafica dice di no. Il metallo sta di nuovo affluendo, molti impianti “dormienti” sono di nuovo attivi e vi sono segnali di riequilibrio tra offerta e domanda. Permangono elementi di tensione sul lato dei noli e del trasporto, ma l’esplosione dei costi non impedisce le consegne, che avvengono infatti a prezzi più alti”.
Quindi è partita l’inevitabile azione di riequilibrio del prezzo dell’alluminio che tuttavia tarda ancora manifestarsi e potrebbe richiedere mesi prima di dispiegare i suoi effetti. Il fatto è che, annota sempre Galliani: “I consumi sono in aumento e questo porta ad una corsa alla prenotazione del materiale, anche a prezzi aperti. La cosa più difficile da mantenere è il successo, figuriamoci l’euforia!”
Contro i dazi sull’alluminio importato
Un prezzo dell’alluminio così alto è solo un ulteriore motivo per Mario Conserva, storico uomo dell’alluminio, front man dell’organizzazione FACE, per lanciare i suoi tradizionali strali (vedi news) contro il dazio EU che grava sull’alluminio di importazione. La produzione dell’Europa è insufficiente per soddisfare le necessità dell’industria. Il dazio all’import dell’alluminio extra-UE è da anni del 3% sul metallo puro, 4% su placche da laminazione e billette di estrusione e ben il 6% su tutte le leghe da fonderia.
Mettendosi nei panni dei serramentisti dell’alluminio, Conserva spiega che: “Il dazio è una misura insensata che costa migliaia di euro a ogni azienda che lo utilizza e che la rende meno competitiva nei confronti della concorrenza. Oggi più che mai con l’attuale prezzo dell’alluminio”.
Fino a quando questo prezzo dell’alluminio?
Ovviamente del “doman non c’è certezza”. Presto, se gli analisti ci azzeccano, domanda e offerta dovrebbero equilibrarsi. Tuttavia è bene considerare che a medio-lungo termine i consumi di alluminio nelle sue diverse forme (getti, estrusi, laminati) sono destinati a crescere. Come segnala lo stesso Conserva: “Per le aziende che operano nel campo dell’alluminio c’è comunque la certezza in prospettiva della crescita continua globale. La filiera del metallo leggero è in crescita da quasi 150 anni. Oggi al mondo si utilizzano, ad esempio, 100 milioni di tonnellate di alluminio e sue leghe, tra trent’anni saranno comunque diventati 150 milioni di tonnellate.” Il che significa avere davanti delle curve del prezzo dell’alluminio paragonabili all’andamento delle montagne russe.
I fattori di spinta
A livello globale economia green, auto sempre più leggere, beni durevoli e di consumo che includono componenti in lega leggera, la prevista forte crescita dell’edilizia in tutto in mondo sono i driver di crescita dei consumi e forse del prezzo dell’alluminio.
Se questo è il futuro, oggi la situazione rimane estremamente tesa perché a farne le spese potrebbero essere i serramentisti e le industrie che hanno fatto preventivi tempo addietro che rischiano di rivelarsi un boomerang. Per gli appalti pubblici Parlamento e Governo hanno trovato una soluzione temporanea (vedi news). Ci si augura che si trovi una soluzione anche per quelli privati.
Foto in alto: doc. Hydro
a cura di Ennio Braicovich
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